Finché ci sarà tempo

Lei:
Ci sono tanti amori,
ognuno con il suo volto.

C’è quello che gioca coi corpi
e poi li dimentica,
quello che intreccia dolore e piacere
come fosse attenzione,
quello che si specchia
e ama solo sé stesso.

Poi ci sono gli amori di sangue:
una madre, un padre,
un fratello smarrito,
un’amica che diventa casa.

E poi ci sei tu.
Tu che non hai promesso nulla,
ma mi hai vista davvero.

Una sera,
sul divano, in silenzio,
mentre guardavamo un film che non seguivamo,
mi hai preso la mano
come se fosse la cosa più naturale al mondo,
e hai detto:
«Sei abbastanza, così come sei.»

Non l’hai detto per farmi restare,
non l’hai detto per ottenere qualcosa,
l’hai detto perché era vero.

E io — non l’avevo mai creduto,
nemmeno da sola,
nemmeno davanti allo specchio.

Con te
non ho dovuto cambiare pelle,
né implorare spazio,
né dissolvermi per essere amata.

Mi hai lasciato essere
e restare,
e questo mi ha cambiata.

Non so se questo è l’amore giusto,
non so se durerà,
ma accanto a te
non mi perdo.

E forse
questo
è già amore.


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Lui:
Non ti ho scelta perché eri facile,
ti ho scelta perché eri vera.

Non ho promesso nulla,
è vero,
non perché non volessi,
ma perché ho imparato che le promesse si rompono,
mentre gli sguardi no.

Quel giorno sul divano
non era un gesto pensato.
Ti ho preso la mano
come si prende qualcosa
che non si vuole perdere.

E quando ti ho detto
«Sei abbastanza»,
non era per farti restare,
ma per ricordartelo,
perché sembravi dimenticarlo.

Tu hai portato dentro di me
una luce che non chiede nulla,
non grida,
non si impone,
resta.

E io resto con te
non perché devo,
ma perché voglio esserci
quando smetti di brillare
e anche quando esplodi.

Tu dici che con me
non ti perdi.
Io dico
che con te
mi ritrovo.

E se questo non è amore,
è comunque qualcosa
che vale la pena vedere
finché ci sarà tempo.