Sui desideri e sul coraggio

Mi trovo spesso a fantasticare sulla vite delle persone che incontro durante la giornata. Ieri, in treno, ho incontrato un ragazzo con un lungo cappotto di pelle nera immerso nella lettura di un libro scritto con caratteri dell’alfabeto arabo, poi una signora con dei lunghi boccoli rossi e l’aspetto curato che camminava a passo svelto nella direzione opposta alla mia. Mi chiedo quale sia la loro destinazione e il loro lavoro. Avranno un cane, o forse sono più tipi da gatto? Chissà che cosa li preoccupa o che cosa li rende felici, a che cosa staranno pensando? Alcune volte provo a immaginare anche un nome, ma è la parte più difficile. È incredibile come, al pari di un abito o del colore degli occhi, il nome contribuisca a arricchire l’insieme delle nostre caratteristiche.

Se avessi la possibilità di fare una sola domanda a queste persone però non avrei nessun dubbio, chiederei senz’altro ‹‹Qual è il tuo sogno nel cassetto?››. Non chiederei se hanno o meno un sogno, perché tutti, da qualche parte, piccolo o grande, ne coltivano almeno uno. Con “sogno nel cassetto” non intendo le cose che ognuno di noi auspica per la propria vita, come la felicità o il benessere economico, immagino più quei desideri segreti, stranamente specifici, che spesso teniamo per noi. Quelli da esprimere con una stella cadente, che ci vengono in mente di rado, dal sapore dolce e amaro. Non è semplice rispondere alla domanda, spesso il sogno si nasconde a tal punto che richiede un po’ di tempo per venire fuori. Io ne ho uno, che coltivo da quando avevo appena compiuto otto anni, però, come tutti i sogni, è rimasto lì, solo e trascurato, a prendere la polvere in un angolo buio della mia testa. Ogni tanto fa capolino e il solo pensarci mi scalda il cuore.

È così strano che desideriamo tanto qualcosa e poi, inevitabilmente, per come va la vita finiamo per allontanarcene. C’è un luogo comune a proposito dei sogni, si pensa che siano cose per i bambini. E così, senza nemmeno rendersene conto, una volta raggiunta l’età adulta quei sogni finiamo per dimenticarceli, come fiori che nascosti dalla luce del sole appassiscono lentamente. Questo perché se anche alcune volte gli adulti si permettono di sognare lo fanno senza credere davvero che in fondo il loro desiderio si possa realizzare, le priorità nella vita sono già stabilite, non si possono cambiare.
Ho conosciuto una persona che però ha stravolto tutto in favore di quel desiderio, dopo anni di studi ha lasciato un buon posto di lavoro e ha deciso di intraprendere una nuova strada. La cosa un triste, è che ogni volta che racconto questa storia mi sento rispondere nello stesso modo ‹‹Ma è matto!››. E sì, forse per fare una cosa del genere bisogna un po' esserlo davvero. Crescendo si perde la sventatezza giovanile, accomadondosi su sicurezze e agi.

Il mio sogno, sciocco e ingenuo, che non confesso mai per paura del giudizio altrui, lo scriverò qui, per dare un luogo sicuro al piccolo fiore che coltivo da tempo, un piccolo promemoria per una me futura e per chi leggerà di ricordarsi di sognare.
Ho sempre desiderato di scrivere un libro. Non per stamparlo, non per guadagnarci, non per gli altri, ma per me. Non sono una scrittrice e ho le capacità per farlo, ci proverei soltanto per creare un luogo sicuro dove poter tornare ogni volta che ne sento il bisogno, leggendo solo qualche riga del manoscritto. Lo farei per l‘emozione che porta con sé tessere una storia, dare vita a dei personaggi, immaginarsi le loro storie e la cosa più difficile, dare loro dei nomi.

Le cose incredibili accadono quando i sogni incontrano un po’ di coraggio, quando si muove un piccolo passo nella direzione giusta, innescando un meccanismo che con un po’ di speranza e ostinazione, può portarci alla meta. In fondo basta solo prendere quel piccolo fiore e spostarlo un po’ più verso la luce del sole, così, giusto per vedere che cosa può accadere.