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Di te sin dagli albori
versi hanno pervaso l'anima
canti riempito i mari e
arti scolpito il cuore
o Amore,
che il tuo tocco nudifica il corpo
e cuci destini con ago e filo:
che languido idillio.
Perché allieti tutte le psiche
e non lo spettro annerito
che sono io?
Vedo vite cingersi
dita intrecciarsi:
come viticci su rami
fioriscono,
brillano
e gli sguardi l'uno
nel mondo dell'altro.
Anelo ad un'amara illusione,
rinvigorire la mia anima
qualcuno che mi noti
e riconosca il suo riflesso
nel mio.
Forse la mia essenza
non è degna,
o Amore,
della tua premura?
Forse il senso della mia vita
è propagare l'alito vitale
e far sbocciare i frutti
di alberi smarriti altrui
di giardini prima incolti e incerti:
giardiniera e custode
mentre diafana allo sguardo umano
esalo respiri dolenti
e abbandono il mio battito
ad appassire.
Bramo
come l’acqua le colture
come la salsedine i pesci
e il respiro gli alberi
il legame viscerale
un occhio che guardi davvero
o Amore,
cos’altro devo fare?
Quali doni devo offrirti?
Quanto ancora di strazio
permeare il mio cuore
e torture?
Non ho altro
che briciole
per parlare
di te.
Mi strazi.