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Papà,
perché prima di svanire come il secondo appena passato,
non mi hai insegnato a vivere i baci del presente?
I morsi che mi davi, mi lasciavano il segno e io lo percepivo tutto,
percepivo il tuo modo di volermi bene, solo per farmi ridere ancora…
sentivo addosso i ritardi degli autobus che ci portavano al bar,
i biglietti che non riuscivi a comprare ogni volta perché già comprare da mangiare era difficile per te,
allora come mai, com’è che adesso, sento ma non sento per davvero?
Com’è che sorrido e poco dopo mi sento vuota dentro,
come se mi mancasse qualcosa, come se continuassi a torturarmi
per qualche motivo che in fondo credo di conoscere,
potrei persino raccontartelo, ma anche se così fosse
scritto su carta, inchiostro sulla pelle, io continuerei a sentirmi così.
Papà,
non hai mai trovato il modo per lasciarmi un modo di vivere,
così fragile e debole, hai pensato che semplicemente potessi farcela
e ce l’ho fatta, papà, ho una vita adesso che non pensavo potesse esistere,
ho qualcosa, qualcuno, che mai avrei creduto potessi sfiorare,
eppure dentro di me, io so che c’è qualcos altro
qualcosa che in fondo non ho mai aggiustato e che mi tormenta i pensieri,
questo credere di non farcela, di avere passioni ma non coltivarle,
di avere voglia di fare ma non fare niente per davvero,
come posso sistemarla?
Ho bisogno
anzi no, non lo so se ho bisogno
di qualcosa che mi faccia ritrovare quel pezzo di carta
su cui è inciso ciò che dovrei fare
e anche se lo ritrovassi, anche se sapessi cosa devo fare,
credimi
io so che in fondo non riuscirei a farlo
o a portarlo avanti
semplicemente.