Contenuti per adulti
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I rossi portici di Smirne
Sbiaditi in fumose locande
Voci logore arrivano
Fin dove i due guardiani
cantati dall’uomo senza occhi
dai magri campi di terra ai piedi
toccavano il cielo
Immobili fissavano la scena
- Cos’hai con te? – chiesero
Mi nascosi nel sonno della notte
E sulla crepa del cuore
Vidi le mani salate loro
Allineate e informi
Il grano in cataste
fallace e bruno
avvampava lettere d’amore mai scritte
ardeva le fiamme dell’Egeo
e nella caduta dell’Occidente
S’aprì il pertugio dell’orizzonte bianco
Portai ai guardiani in dono
il vento d’Aprile
le ginestre del poeta
il muro freddo del dolore
ed il selciato d’estate riarso
Quello più giovane
Rivolse parola al più vecchio
E mi chiesero perché fossi arrivato fin lì
Nella terra che non ha padri antichi
o fiumi scoscesi
e i fianchi malati
notturne distanze lontane
incolmabili dal silenzio
Si udì lì
nel respiro caldo e striato
- Ho con me il fuoco sacro
Volevo bruciare il tempo vile
Delle parole insulse
Che follia pacchiana aveva invaso i pensieri miei!
I guardiani muti
non proferirono parola alcuna
Si spostarono
per far nascere il sole
Coperto dai loro elmi dorati
Mentre scintille d’avorio accecavano
L’uomo senza occhi
E le mie parole