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Successo e fallimento, sogno e incubo, speranza e disillusione, favola e horror, bene e male, giusto e ingiusto sono solo facce dello stesso artifizio, della stessa costruzione e progetto maligno, tutto è già deciso e noi strumenti per l'ordigno, pedine per l'incubo, intrappolati in un loop tragico e insipido e quello di ogni bambino è un patetico grido, esso stesso il meccanismo, la tortura, l’abbaglio, la condanna, il veleno, l’artiglio. Ogni vittoria festeggiata è già l’Inferno, tanto quanto ogni dolore, ogni perdita, ogni gelo. L'umanità non può essere mossa, non può essere destata. Vorrei potermi alienare con un eccesso, del fumo, dipendenze o una siringa perché la serietà, la convizione e l’ardore negli occhi della gente in questa squallida barzelletta eterna mi cringia. Sarebbe però darla vinta oppure semplicemente è così che doveva andare la mia vita. Gli altri li compatisco, li lascio godere ma sarò anch’io a crollare. Di questa tragica barca che sta per affondare sono solo io a disperare perchè questo gioco sadico al massacro non fa vedere alle persone che ci sono anche loro sopra e non si posson più salvare. Sono da eliminarsi, da trucidare come me che verrò travolto e dovrò crepare ma a differenza del resto del mondo non avrò un buon ricordo e delle belle emozioni addosso. Sono uno stupido scosso, uno scomodo portatore di notizie catastrofiche in questo mare avvelenato e placido, eppur verso la rovina mosso.
La poesia non dà nulla
Non significa nulla
Odio la poetica perché abbellisce il mondo
Perché ci fa venerare buon Dio, quello di cui abbiamo più bisogno
Perché fa romantico l'orrido, il perverso, il torto
Perchè il bene è un optional per chi ama l’irrisolto
Per chi vuol solo soffrire e chiede questo al mondo
Per lo sciocco, l’incel, il sordo
Il patetico sfigato che non può essere assolto
Ma ci fa anche precipitare, andare a fondo
Voglio un affresco elementare del male
Agghiacciante e spiazzante
Una cosa che tutti possano capire, guardare
Che possa i polsi di tutti far gelare
Senza incantare, nè lasciare indifferente
Senza diventare meme, senza sparire come sempre
Esigo un inconfondibile ritratto del fallimento
Una resa dei conti, un bivio, un Inferno
Un'umanità che scorra spontanea come oasi messa alle strette dal deserto
Questa indulgenza è una condanna
Ogni piacere una menzogna
Ogni sollievo una disgrazia
Ogni lamento un'offesa
Ogni attenuante un killer
L’espressione è sempre putrida e piatta
La forma sempre statica e inadatta
La relazione pane e fonte di malignità Il contatto fatto per un armistizio immobile
Amore e sogno come medicine per un malato insalvabile cronico
Vita come droga per non crollare che diventa arma per fare male
Aspettativa che è morbo nella sua stupida stabilità
Preferisco sapere che ogni cosa è una gogna
Ditemelo adesso, sancite la mia fine
Ma date cenno che ho capito che la vita fa schifo
Rendetelo manifesto
Voglio un'esplosione di colori che dia buio pesto
Questa ambiguità è la ciliegina sul tormento
Potrebbe esserci salvezza, potrebbe essere in ogni cosa: in ogni caduta rovinosa, ogni risata gioiosa, ogni canna spensierata lasciando che il mondo esploda, odio ogni orgasmo depravato, ogni scopata libidinosa, ogni bisogno di affetto è una ipocrita strofa, un malsano rigo, un avvelenato bisogno di benessere reciproco. Per favore, se tu mondo bastardo hai qualche arma allora mostrala, posala, perchè non sopporto più nulla che ora sia qualcosa.
Non sono rabbia repressa
Non sono sogni in soffitta
Non ho paura del buio
Non sogno alcuna rivincita
Rinnego ogni emozione
Non ho una buona intenzione
Sono il marcio acclamato
Il massacro inneggiato
La violenza del mondo
Il potere di ammazzare
Sono il male che vince
Il vomito degli autistici
Converto sguardi illusi
In autorevoli delusi
Ogni poesia su di me è da malati
Ogni morale su di me è da cadaveri
Vendo felicità malvagia
Di cui si nutre ogni anima
Per cui si affila ogni lama
Ricaverò una killer sadica da ogni mamma disperata
Mi hanno assegnato un compito
Dichiarare ai bimbi sotto le bombe la fine del mondo
Manifestare il dissenso, alimentare ogni scontro
Scrivere a caratteri cubitali il mio nome
Sul registro dei superstiti
Compilare senza penna l’almanacco dei reduci
Accettare lo sputo e l’incoscienza dei medici
Calpestare ogni impronta di asintomatici vedovi
Frenare l’ambizione del Demone
Rinunciare all’ambizione per non innescare l’invidia
Non voglio psicologi, metto all’asta la psiche
Non accetto catarsi, prostituisco il mio crimine
Non credo nel perdono come evidenza di un limite
Esplodo rabbia pura e sghignazzo su un dirigibile
Detesto l’apparenza e l’immagine di Dio
Sento l’impatto di un confronto profano
Un gancio al naso del dolore afono
In uno stadio insensibile e scarico
La mia paura sfamerebbe il Nazismo
Contando tregue su un missile zingaro
Pestando erba fumata da piccolo
Gridando al cielo “è tornato un feticcio”
Ridendo fatto di coca fra amiche
Scommetto matto la coda dell’iride
Volano corna e risate mistiche
Sotto un effetto serra celato da speranze stitiche