Anche se il tempo era incerto non mancavo mai di portare la piccola a passeggiare nel piccolo parco vicino casa, lì poteva incontrare altri bambini, dondolare sull’altalena, guardare i cagnolini al guinzaglio, entrare in un piccolo mondo fantastico, in una piccola oasi al margine del traffico e del caos cittadino.
Tutte le volte scorgevo una vecchia signora, molto attempata, seduta, o meglio abbandonata, su una panchina e accompagnata da una badante (che brutto termine! Io preferisco “assistente”) straniera, forse indiana. Il volto della signora era spento, fisso, perso in chissà quali pensieri, immobile e indecifrabile.
Ma quando la bimba sgambettante si avvicinava a lei, non potevo fare a meno di osservare il suo cambiamento; gli occhi si illuminavano, il corpo pareva risvegliarsi dal torpore, il volto si volgeva verso la sua compagna indiana che era diventata la sua voce, le sue braccia, il suo respiro, in cerca di risposte, di consenso.
Le braccia tremanti si tendevano verso la piccola, le mani si aprivano in un ‘articolazione lenta e progressiva, le dita nodose sembravano volere afferrare qualcosa di inconsistente eppur reale.
Gli occhi e la bocca si aprivano in un sorriso antico, pieno di ricordi e di saggezza, le braccia si aprivano pronte a sostenere un peso ora immaginario, ma chissà quante volte gravato su quelle esili e fragili spalle.
La mano si tendeva quasi per fare una carezza senza tuttavia riuscirci, ma per un attimo la vacuità dello sguardo sembrava essere sparita, gli occhi si riempivano di luce e di timida gioia; chissà se stava ripensando a quando abbracciava, in un tempo lontano, i suoi figli o i nipoti ormai grandi, a quando quelle manine si univano alle sue riscaldando il corpo e l’anima.
La bimba sembrava inspiegabilmente capire tutto questo; quel giorno le fece un sorriso e le indicò, con il suo piccolo ditino indice, un aquilone che volava silenzioso lassù nel cielo e spariva pian piano, come la luce del giorno che al tramonto si nasconde tra le foglie degli alberi, voleva condividere con quella vecchia signora, inerme e indifesa come lei, quella scoperta, quei colori, quel mistero che, per un attimo, appariva per poi allontanarsi lentamente verso altri orizzonti.
Una vecchia signora testo di antos