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Dieci volte, quel giorno, ti ho incontrata,
tra sprazzi di colori celata,
sui fogli, come la Maja desnuda, adagiata.
Hai teso le braccia e ho sentito la tua chiamata.
Aprendo il fascicolo, l’arcigno dottore mi chiese:
cosa vede in questa immagine?
- Ma è Valeria, la conosceva anche lei?
Ricorda com’erano odorosi e scompigliati
questi suoi cappelli dorati?-
E, mi dica ora, qui cosa vede?
Disse il dottore, voltando pagina.
-È evidente, è l’azzurro profondo dei suoi occhi,
che spicca inconfondibile tra colorate macchie!-
Bene, continuiamo, disse.
E al mio sguardo propose una nuova figura.
-Oh! Sì! quante volte ho baciato la sua bocca sensuale,
che qui ancora m’invita, così morbida e rosata!-
La bocca? Davvero? Disse il dottore
guardandomi con attenzione. E questo?
-Ma, dottore, anche i seni di lei mi mostra?
Queste due corolle di fuoco spesso sono state il mio guanciale!-
Sì, certo, disse il dottore, con una nuova ruga
in mezzo agli occhi. E qui?
- Dio! Le sue mani, dalle lunghe dita attente,
così fresche sui miei fianchi!
Lei non può immaginare, dottore!-
Immagino, immagino, rispose. Ma andiamo avanti.
E in questa tavola più scura?
-Il più bello dei suoi giardini, così profumato,
in esso mi sono perso e ritrovato spesso.-
Ma è sicuro? Un giardino così scuro?
Guardi ancora e mi dica...
- Forse anche un bosco, una grotta accogliente,
un asilo, un ristoro, una casa, tutto questo insieme.
Capisco. Forse può bastare così.-
Ma guardiamo ancora un’immagine.
Cosa vede in questo foglio tutto bianco?
- Ma non è ovvio? È la sua anima, così pura, tutta luce e trasparenza,
è Valeria nella sua essenza. Ma Lei non la conosceva?
Sono anni che, rinchiuso in questo cupo palazzo, continuo a vederti,
occhieggi da ogni macchia sulle pareti.
Ogni tanto passa il dottore e con uno stanco sorriso mi chiede:
come sta la sua Valeria? Anche oggi l’ha incontrata?