Contenuti per adulti
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Parole sommesse
grido soffocato nell’oscurità della notte
oltre il confine mai valicato.
Parole e non saper cosa dire, parole mute. Parole.
Parole giuste o sbagliate che siano,
sono profumo di liberazione che però tace bloccato, nel buio profondo.
Solo con le parole si riesce a tirar fuori,
tirar fuori quel che rimane,
ma si trattiene per non ferire,
si trattiene per educazione
si trattiene perché si spera che lo sguardo riesca a parlare
e nel mentre le parole muoiono.
Morte si addensano in noi.
Noi che siamo un cestino di parole mai dette
mai sussurrate…
E rimangono lì, cadaveri di parole che imputridiscono negli anni.
Portiamo dentro i morti di quelle parole, la puzza di quelle parole,
il loro marciume però lo sentiamo vivo.
Le parole dette sono un grido di leggerezza.
Le parole non dette sono l’asfissiato pianto disperato di una vedova che non ha mai potuto dire a suo marito: «Ti ho sempre amato!»
La vedova vestita a lutto,
il suo nero come la morte delle parole non pronunciate.
Lei è vedova anche delle parole non proferite.
Parole morte come il cadavere di lui.
È stata lei ad aver ucciso le sue parole col suo silenzio.
Lei ha ucciso suo marito col suo silenzio.
Le parole sono morte con la morte di lui.
Non lo libererà mai. Non si libererà mai.
Mattone inghiottito per anni, forse secoli.
Capita dunque sovente di incontrarsi e tacere.
Sopprimere nel vuoto le parole che restano in noi come lame
taglienti,
perseguono a lederci e nel frattempo cerchiamo di trattenere.
Più tratteniamo, più la lama di quei coltelli si affila e ferisce le pareti della gola. Sempre di più.
Continuiamo a resistere e a sopravvivere…
Fino a che strangolati non incominciamo a p – a – r – l – a – r – e.
La paura di ferire, di essere maleducati e irrispettosi cede il posto al nostro coraggio.
E vomitiamo tutto.
E inspiriamo nuova aria.
Ah! Il profumo di liberazione ci pervade.
Resurrezione.