Contenuti per adulti
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Sono passati quattro anni.
Sei andato via,
non proprio in silenzio.
Il tuo dolore,
il viso ormai deturpato,
le mani consumate,
gli occhi colmi di tristezza e svuotati dalla speranza.
Una vita che scivolava via dalle dita.
E tu,
conscio di tutto questo,
inerme davanti a uno scenario troppo grande per un piccolo essere umano.
Un peso insostenibile per il corpo e per la mente,
che viaggiava tra sogni infranti,
ripercorrendo attimi di felicità passati ma mai dimenticati.
Quanto avresti voluto fermarli,
quegli attimi,
sentirne gli odori, assaporarli ancora,
anche solo per un secondo.
Sentirti leggero,
con la parvenza di poter volare e afferrare ancora questa vita.
Avresti voluto continuare a seguirmi nel mio cammino,
dandomi la mano ogni tanto,
o una pacca sulla spalla.
Ricordo ancora il tuo ultimo respiro:
mi è sembrato durasse un’eternità.
Ti tenevo la mano,
era già fredda.
Posso ancora percepire il groppo allo stomaco
di quella consapevolezza:
la tua perdita.
Non avrei più sentito la tua voce,
le tue risate.
Non avrei più visto i tuoi occhi grandi e marroni.
Non avrei più potuto portarti a vedere il mare.
Non avrei più potuto niente.
Era finita.
E un pezzo del mio cuore lo hai portato via con te.
Quanto avrei voluto addossarmi un po’ del tuo dolore.
Ci ho provato,
ogni giorno, in ogni momento dei tuoi ultimi anni.
Ma mi porto dentro la fortuna di averti potuto tendere la mano fino all’ultimo,
fino a quando hai deciso che eri troppo stanco.
Ti amo papà.
Oggi, più di ieri.