Contenuti per adulti
Questo testo contiene in toto o in parte contenuti per adulti ed è pertanto è riservato a lettori che accettano di leggerli.
Lo staff declina ogni responsabilità nei confronti di coloro che si potrebbero sentire offesi o la cui sensibilità potrebbe essere urtata.
Ah questi monti
il profilo di una vecchia
scialle-sui-capelli
e una vecchia sifilide
tedesca
tanti comunisti scalcinati
poche idee
ma sangue più rosso
del mio nelle vene
e tanta più voglia di vincere
e di scopare
tanti anche avvinazzati
ma con i loro baffi
bianchi
e nasi rossi
e occhi gentili
io uomini devo chiamarli.
Monti dai pochi funghi
e dai rovi coperti di more
e vecchie pettegole
ma monti tanto buoni si
con questa gente che mai
profili nuovi
vede contro il cielo
vecchi che mi hanno chiamato
figlio mio e nino e fanto
loro che mai
davanti a un uomo
chinarono lo sguardo
figlio mio non
chiamatemi più
io non picchio mia moglie
io che almeno amo mia moglie
io almeno mai
venderò mio figlio
al frac del castello
auguri alla tartaruga!
Sangue del mio
cazzo di sangue
bello che tua figlia
abbia sposato
un uomo figlio
di gente vera.
Ah monti miei giocare
a guardarli dal mare
finché il Carchio saluti
il cielo
o correre dal treno
treno che mi porta via
dalla sifilide tedesca
dai vecchi comunisti
sangue-rosso-nelle-vene
da gente tradita,
e poi dal mio torchio
e Stella tra l’erba alta
tuo padre quando è morto?
Il mio mia madre
la mia cara madre
l’ha seppellito si
12 anni fa
il prato è ancora corto
e tagliato a dovere
di garofani selvatici
rosa e speranzosi nella sera
non ne vedo da un po’
troppi libri e poco spirito
tu dici?
Ah torchio mio
piangi e guardo
la luna passare
dentro la mia chitarra
dentro l’unto dei piatti
dentro l’unto dei sorrisi
dentro l’afa della sera
dentro le lacrime di un uomo,
di un uomo che non piange
quasi mai
dentro gli occhi di una madre stanca
dentro le mani di Diana
guardare la luna correre
nel cielo ormai pallido
dentro ai pomodori
e allo stramonio
e sotto al torchio
lui sopravvive al tempo
al vento forse
alla luna che guarda passare,
dentro quattro versi di merda
dentro un accordo arabo
dentro tre tasti e una
congiuntivite
dentro al caldo schifoso
di Cecina
dentro una scacchiera
a buttar via la voglia di vincere
e di scopare.
Sollievo vedere i miei monti
il treno da mezzo secolo
me li riporta
ogni giorno
e il profilo da sifilide
e di quella croce stupida
lassù
scommettevo su quanti uomini
sono morti
per portarla li
con mio nonno
vent’anni fa
20+1 morti e anni fa
20+2 morti e anni fa
vai a capire tu
-io ci ho provato invano-
la vita e l’amore
per una donna
pur bella pur vera
che sia
20+3 e quella croce
sta li
quando è la stagione
delle giunchiglie
ha quasi un’aria
felice
ma che volto stupido.
Mia cara madre perdona
i miei anni se
mi sono dato fuoco
quasi veramente
nell’orto botanico di stravaganze
cresco
un uomo onesto
tutto seccato
troppi libri e poco spirito
tu dici?
Mia cara, tanto cara bimba
che giochi ai pirati
ma guarda
se l’amore deve andare
oltre le parole
e ai pensieri di un cervello
senza sesso
ma tanto il mondo è strano
che
mi mangia e mi spreme
nel mio antico
orto botanico di oscenità
nel mare così pieno di gente
unto grasso tossico
che grida e spera
mare mio
mio amore glaucopide
sangue sangue sangue
lento e pigro nelle
mie vene
che bacio fiacco
e senz’anima
titanio lucente però
tra l’aorta
e il ventricolo
sinistro
e un cancro di malinconia
poi passerà
domani
domani passerà
verrà domani e ieri sarà
fottuto
in una stanza asettica
in un vagone di terza classe
in un’aula al pianterreno
in una sala terribile
in una notte squarciata
del fragore di una moto
-che razza di gente-
in un orario sbagliato
in un profumo
alla vaniglia
nel conseguente conato
di meraviglia
in un nontiscordardimè nella resina
e nella resina
fottuto dal tempo
beffato deriso
nelle pagine di una rivista
rock!
Mandami tu una lettera
da questi miei monti
nel vino annacquato
intingere lo stilo è
divertente
quanto i serpenti di ponte
ma che orrore
che denti cariati
intagliati nel marmo
a poco servirà
notti di merda e la luna
Luna sei sempre viva?
Luna dolce luna
guizzo di lingua rosa
e umida e poi
sonno forte
sonno così duro di fame
amore tra le tue costole
lavate al naturale.
Si che il capagno
matto
è appeso
in attesa che tu
stia meglio
sai che alla vita io
non ho mai pensato
alla morte solo un poco.