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Limbo. Come un bimbo nel grembo.
Già col timbro e ancora il mondo non m'ha visto;
non capisco come tutto sia già scritto,
concepito con il senno ed esco insanguinato col tormento;
sto piangendo e già ricordo qual è il senso:
fuori dal tempio senza tempo ricomincio da sto corpo.
Ciclo infinito, verrà di meglio,
dal giardino eterno ai campi Elisi passando per l'inferno;
tra le fiamme urlo in silenzio,
la mia voce sono lividi, brividi che fan vibrare dentro.
Tremo quando scrivo il male che t'esterno,
traduco quel che vedo oltre il sigillo di sto cielo.
Ho sempre un verso giusto per lasciar sgomento,
Allo specchio il riflesso vostro ha il mio stesso spettro.
Ho tavole di culto, espongo a incastro il mio disturbo
Dal sepolcro sacro loculo canti d'occulto.
Parlo per chi c'ha freddo, comprende quel che sento,
per chi combatte quel che nasce e cresce nell'inconscio.
Parlo per chi ha rispetto, accetta il mio concetto,
per chi comprende quel che sento e gli da contro con orgoglio.
Da quando son connesso ho stretto il patto con me stesso,
Il pensiero mio complesso non lo fletto, Io lo spezzo.