Trabocco d'Amore

scritto da Arkano
Scritto Un anno fa • Pubblicato 7 mesi fa • Revisionato 5 mesi fa
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Testo: Trabocco d'Amore
di Arkano

Circa 100 anni dopo il primo conflitto mondiale, le sorti non paiono restie all'idea d'un conflitto terzo che tristo s'aggiungerebbe al secondo, il quale, solo circa 25 anni dopo il primo macchiò il mondo. Guerre per procura ed altre decretate scaltramente come risposta ad attentati sotto falsa bandiera — mentre il popolo umano è tenuto lontano dalla verità — sembrano avvicinarlo per la terza volta al tragico evento. Le istituzioni politiche si fanno sempre meno democratiche, le classi politiche ed i giornalisti sempre più corrotti e carenti d'intelletto, i popoli sempre più divisi al loro interno, tanto dalle vecchie e nuove problematiche sociali tanto dal fatto che una minoranza presente nei popoli stessi, avendo carpito la verità, porta la maggioranza implicitamente incalzata dai mediatori di massa ad ostracizzare la parte altra.

Ma in questo scenario di barbarie, odio, e paura, qualcuno possiede ancora il desiderio di fraternità tra gli uomini e quello d'amare con grazia, come solo in un'epoca oramai perduta si soleva fare. In quel di Bologna, città nel nord del Belpaese, due giovani sono tra i rari individui che portano in cuore, quel desiderio di fraternità ed amore.

Sei volte a settimana, Julian, ventenne di Bentivoglio, contempla furtivamente il volto della sua bramata coetanea quando i due siedono all'università di Bologna. Quando all'ennesimo giorno di lezione lei s'accorge dello sguardo dell'altro, questi subito lo porta via come un ladro che tema d'essere scoperto. Terminato il tempo in aula, mentre gli studenti escono dalla stessa, Ramona segue alle spalle Julian, ed una volta in corridoio gli rivolge per la prima volta la parola:

«Scusami.»

E voltatosi lui verso di lei, la ragazza fa:

«In classe ho notato che mi guardavi.»

— «Scusa, non volevo recarti fastidio.»

— «Nessun fastidio, mi chiedevo solo come mai mi stessi osservando.»

— «Sono solo… rimasto sorpreso dal tuo viso.»

— «Sorpreso? Perché?»

— «Con la tua pelle bianchissima ed i capelli neri e lucenti mi rammenti Biancaneve.»

— «Ah. E... è un complimento spero.»

— «Decisamente. Sono rimasto rapito ed intrigato dal tuo viso e dal tuo sguardo.»

— «Ah, però. Sono Ramona, piacere. Ramona Monte.»

— «Julian Caputi. È un onore parlarti.»

— «Tu credi nel destino, Julian?»

— «Non so, è possibile che esista. La mia ipotesi è che una parte dei pensieri degli uomini resti nell'aria, fuori dal corpo di un soggetto pensante, per poi finire nei corpi altrui; e così, l'entrata nel proprio corpo di una parte di pensiero altrui, influenza inconsciamente il proprio e le proprie azioni, che poi chiamiamo destino.»

— «Ma che destino non è, perché l'abbiamo scritto noi coi nostri pensieri.»

— «Esatto.»

— «Però. Davvero originale ed elaborata la tua ipotesi.»

— «Già. Ma perché mi hai chiesto se io creda nel destino?»

— «Quando mi hai detto come ti chiami, ho pensato: Ramona Monte e Julian Caputi. Mi ricorda qualcosa.»

— «Cosa?»

— «Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti.»

— «Ahahah, c'è una certa somiglianza. Anche se a parti invertite rispetto a loro: nome e cognome di Romeo somigliano ai tuoi che sei una donna, e quelli di Giulietta ai miei che sono un uomo.»

«Esatto» — Ramona sorride

— «Allora dimmi, da oggi saremo Ramona e Julian alla stregua di Romeo e Giulietta?»

— «Mmmh. Ad una condizione. Anzi, due. La prima è che non andremo incontro al loro tragico... destino.» — Ramona fa una smorfia tra il preoccupato ed il buffo — «La seconda è che tu mi faccia la corte come si deve, dandomi del voi, come si addice alla Signora e Sovrana del tuo cuore.»

— «Signora e Sovrana del mio cuore. Mi piace molto questa espressione. In effetti sin dalla prima volta che vi ho vista mi avete inesorabilmente ed irreparabilmente rubato il cuore, tanto che ora ne siete in effetti Signora e Sovrana.»

— «Perfetto, vedo che avete subito compreso come rivolgermi a me. E adoro il vostro modo di parlare, sicché meritate che anch'io vi dia del voi.»

— «Ed io adoro il vostro. Che ne direste d'incamminarci all'uscita?»

— «Certo, andiamo.»

I due si danno appuntamento a domani, quando si ritroveranno all'università. Arrivato a casa, Julian si stende sul letto per riposare, stancato dalla mattinata universitaria. Appena sul letto il suo pensiero va a Ramona ed al piacevole e particolare dialogo avuto con lei, un dialogo che sembra promettere un rapporto speciale. Un paio d'ore di sonno, poi una doccia ed un libro tra le mani, per gli studi. Ma ne ha abbastanza di studiare ogni giorno, ora preferisce volgere i suoi pensieri alla donna bramata. Decide di scriverle qualcosa, che le leggerà domani.

Il nuovo giorno arriva e Julian compie il suo tragitto verso Bologna. Giunto all'università ed entrato in aula i suoi occhi cercano Ramona tra i posti a sedere, e non trovandola lui si preoccupa un po'. Ma un minuto dopo la vede entrare; quando anche lei lo vede gli lancia un occhiolino, che lui ricambia. Durante la lezione, di tanto in tanto i due si cercano con lo sguardo, e quando si trovano si sorridono vicendevolmente, con gli occhi sognanti e le menti già proiettate al termine della lezione stessa. E quando questa finalmente si conclude, i due si avvicinano:

«Ave, Signora e Sovrana del mio cuore. Vi ho vista distratta stamattina, cosa avete appreso dalla lezione di oggi?» — chiede ironicamente lui ripensando ai loro sguardi e sorrisi

— «Ave Julian. Non ero affatto distratta, il mio pensiero era infatti perfettamente concentrato su di voi, e da ciò ho appreso quanto fosse grande la voglia di potervi riparlare.»

— «Dunque l'insegnante di oggi non è stato il solito, ma la mancanza. Anche voi mi siete mancata, ci siamo presentati solo ieri ma a quanto pare siamo già vittime della dipendenza che proviamo l'uno per l'altra e viceversa.»

— «Proprio così. Se dovessimo morire moriremmo per il sentimento di mancanza verso l'altra persona.»

— «Giuratemi che non ci separeremo mai, non ho voglia di morire.»

— «Ve lo giuro, Julian. E voi giurate che mai ci separeremo?»

— «Ve lo giuro, Ramona.»

— «Usciamo subito dall'università, ho voglia di abbracciarvi, al riparo da occhi indiscreti.»

— «Andiamo.»

Una volta usciti fanno una passeggiata e cercano un posto non molto trafficato.

«Ci fermiamo qui? Che ne dite?» — chiede lui

— «Sì. Mi concedete un abbraccio?»

— «Volentieri.»

— «Aaah.» — verso di rilassamento di Ramona — «Non c'è nulla di meglio di un abbraccio quando si è stressati dall'università. E se l'abbraccio è quello con il proprio amato si ha una bella ondata d'energia diretta all'anima.»

Mentre l'abbraccio prosegue: «Del proprio amato? Mi amate già?»

— «Sin dalla prima volta che avete posato i vostri occhi sui miei. Non è mai troppo presto per amarsi, quando il rapporto è sin dagli albori tanto speciale quanto il nostro.»

— «Sono d'accordo con voi.»

— «Anche se c'amiamo, per ora dobbiamo limitarci ad abbracci e poco più, il nostro amore è nato da poco e le nostre effusioni meritano del tempo prima di sbocciare.»

— «Anche qui concordo perfettamente, e a tal proposito vorrei leggervi qualcosa che ho scritto per voi.»

— «Davvero? Non vedo l'ora. Sediamoci sul muretto e leggete.»

Julian recita il suo testo:

«Con profonda umiltà, e non senza sentirmi timorato al cospetto de la vostra Deità, rivolgo a voi, Signora e Sovrana de 'l cor mio, il verbo seguente:
qual letizia potrei mai aver ne lo sfamarmi e dissetarmi con ciò di cui non avessi fame e sete?
Ecco perché a voi dico: tentatemi, Afrodite, tentatemi. Ma mai toccate col paio di labbra il mio, poiché intendo desiderare il vostro alla stregua di colui che brama ambrosia e nettare allorché fame e sete lo trascinino verso l'ade.

Vi son visi pinti da la mano de 'l Dio de li dèi. E fortunato è ogni specchio, ogni fiume, ogni lago, ogni mare, a cui il riflesso de 'l vostro doniate, poiché riceve il medesimo dono che tal Dio a voi fece.

E poiché ho il sogno tanto alto, e che spero mi perdonerete, di farmi formalmente vostro, vi prego: carezzate con lieve soffio di velluto queste mie labbra il cui verbo v'è devoto. Percorrete col dito la lor carne, come ad intingerlo ne la morbida sostanza colla quale il supremo Dio plasmò anche le vostre. Sinché non verrà il dì ne 'l quale la sostanza divisa tra le mie e le vostre labbra si ricongiungerà per opera de 'l più sublime de i baci, per poi tornare a separarsi facendomi novamente patire ed ardere di desiderio, in trepidante attesa di nova letizia.»

— «Santo cielo. Julian, non ci credo. La vostra poesia è talmente bella e passionale che mi ha emozionata parola per parola. Non avreste potuto parlare meglio della passione. Scusate, ho gli occhi umidi per la commozione, nessuno mi aveva mai scritto né letto qualcosa di così bello.»

— «Ramona, sono felice che l'abbiate apprezzata così tanto.»

— «Da morire, Julian, da morire. Ma io a differenza di Giulietta morirò in senso lato e felice.»

— «Anch'io, mia Sovrana.»

— «Ma sapete che non vi ho ancora chiesto se viviate a Bologna come me o se veniate a studiare qui da altrove?»

— «È vero, non c'avevamo ancora pensato. Io vengo da Bentivoglio.»

— «Bentivoglio. Direi che è proprio il nome che fa al caso nostro. Anzi, no, perché io non vi voglio bene. Io… vi amo.»

— «Io vi prendo in parola: chiamatemi soltanto Amore, ed io sarò ribattezzato. D'ora innanzi non sarò più Julian.»

— «Romeo Montecchi. Avete scelto uno splendido passo del romanzo. E molto, molto volentieri io vi ribattezzo nel nome dell'Amore, e con il nome di… Amore.»

— «Ribattezzandomi nel nome dell'Amore e con il nome di Amore, mi riempite di gioia.

— «Ascoltatemi, Amore mio: quando avete letto per me la vostra poesia, mi avete invitata a carezzarvi le labbra con lieve soffio di velluto. E poiché prima della lettura io vi ho detto che le nostre effusioni meritano del tempo prima di sbocciare, trovo che quel modo di carezzarvi possa essere il giusto compromesso tra un bacio e la sua assenza.»

— «Esattamente, mia Sovrana.»

— «Ditemi, questa sera verreste con me nel bosco?»

— «Nel bosco avete detto?»

— «Voglio rendere sacro il compromesso poc'anzi menzionato.»

— «In che modo?»

— «Incontriamoci stasera e lo scoprirete.»

— «Per me va benissimo, Sovrana.»

Fattasi sera si rivedono ed intraprendono un lungo tragitto verso il bosco.

«Eccoci finalmente. Accenderò un fuoco. Da questo momento restate fermo ed in silenzio, e lasciatemi fare. Non parlate sin quando non vi dirò di poterlo fare.»

— «Come desiderate, mia Sovrana.»

Ramona accende un piccolo fuoco sfruttando un accendi-gas. Si scalda il pollice sulla fiamma e lo preme sulle labbra di Julian:

«Con questo fuoco accendo la nostra passione.»

Fa colare un po' della propria saliva sul pollice e gli bagna le labbra:

«Con questa acqua do sollievo al calore delle vostre labbra.»

Mette sul pollice del sale portato da casa e lo attacca alle labbra di lui:

«Con questa terra bianca, simbolo di materia, pongo l'accento sul nostro futuro edonismo materialista.»

Soffia delicatamente le labbra dell'amato:

«Questa brezza di velluto è un sussurro che vi parla di come soffrirete l'impossibilità di toccare col vostro il mio paio di labbra. Ma quando ciò avverrà — perché avverrà — le nostre bocche si apriranno per farsi incastonate l'una nell'altra a formare uno scrigno, al cui interno saranno celate le nostre lingue, le quali, come serpi, con sapienza si carezzeranno vicendevolmente. La mia bocca insinuerà nella vostra il mio spirito; la vostra bocca insinuerà nella mia il vostro; e diverremo uno spirito solo. Solo allora il rituale dei 5 elementi sarà concluso, ed il nostro amore toccherà l'apice della sua sacralità. Nel frattempo, ripeto, dovrete soffrire. Ora, se volete, potete parlare.»

— «Amore mio, ciò che avete fatto e detto ha un sapore favolistico. Non avevo mai visto e sentito nulla del genere. Sono estasiato da voi. Tuttavia il vostro sembrava un rituale stregonesco, debbo forse preoccuparmi? Il nostro, che sembra essere un amore da fiaba, si tramuterà in una di quelle storie dell'orrore dove uno dei protagonisti paga le conseguenze dell'incantesimo?»

— «Chissà, mio caro, chissà. L'estasi è qualcosa che anch'io sento dentro di me grazie a voi. Ma ditemi, mi avete chiamata Amore, abbiamo dunque lo stesso nome adesso?»

— «Sì, ora abbiamo lo stesso nome, perché io e voi siamo una sola cosa. Siamo l'Amore.»

Trabocco d'Amore testo di Arkano
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