Contenuti per adulti
Questo testo contiene in toto o in parte contenuti per adulti ed è pertanto è riservato a lettori che accettano di leggerli.
Lo staff declina ogni responsabilità nei confronti di coloro che si potrebbero sentire offesi o la cui sensibilità potrebbe essere urtata.
Non è più estate ormai ma è comunque piacevole stare fuori con un giubbino cento grammi e un jeans.
L'autunno ha fatto il suo ingresso con garbo, lo si sente a pelle, non fa caldo ma nemmeno freddo.
Passeggiando per il borgo mi diverte osservare le persone che camminano affaccendate chissà con quali pensieri in testa.
Mi fermo e uso una transenna pubblicitaria come sgabello per osservare meglio il movimento cittadino, nel frattempo mia moglie entra in farmacia e mi chiede: "Entri con me?"
"No vai pure, ti aspetto fuori" rispondo.
La temperatura si aggira intorno ai 14 gradi, ma forse sciarpe, cappelli e cappotti indossati da tutti mi porta a correggere di qualche grado la mia sensazione del freddo.
È incredibile come ognuno di noi ha le sue percezioni di ogni cosa.
Una mamma, a passeggio con suo figlio tenendolo per mano, osserva le vetrine dei negozi, mentre il piccolo saltella e guarda beccheggiare i piccioni che si mescolano con i passanti.
Gruppi di ragazzi e ragazze che ridono e si spingono per qualche battuta detta.
Qualche nostalgico, imbacuccato dalla testa ai piedi, si gusta un bel gelato in ricordo dell'estate che da poco ha girato qualche pagina del calendario.
Tutti hanno da fare.
C'è chi parla al telefono, chi vende e chi compra, chi va in bicicletta e chi la parcheggia, chi corre e chi cammina, chi si saluta perché s'incontra e chi lo fa per andar via.
Dalla vetrina vedo mia moglie ancora in fila, ma questo aspettar fuori si rivela interessante.
Al di là del selciato, un vecchietto ben vestito, cattura la mia attenzione.
È fermo come me, anche lui con le mani appoggiate sulla transenna a fargli da sgabello.
Capelli argentati e pelle arrossata, si scorgono fin da qua.
È di pastello vestito, colore azzeccato per l'autunno in corso, lo spezzato che indossa.
Gli vedo la testa andare a destra e a sinistra. Osserva incuriosito, privo d'invadenza, il meccanismo perpetuo che fa muovere le persone.
Siamo a pochi metri luno dall'altra, ricalca lo stile di un uomo d'altri tempi, sembra perso in un epoca estranea alla sua.
Qualcosa mi spinge ad andare a salutarlo.
Mi avvicino a lui e con mia sorpresa mi saluta per primo dicendomi: "Buon giorno" e poi mi chiede: "Anche lei aspetta fuori?"
"Salve" rispondo "si aspetto mia moglie in fila in farmacia".
Sperando di non essere indiscreto gli chiedo: "E lei, aspetta qualcuno?"
"Oh si, anch'io sto aspettando mia moglie" mi ribatte.
"Sta facendo compere in qualche negozio immagino" dico in tono di far conversazione.
"Oh no" risponde quasi sorridendo "l'aspetto qui ormai da ben 50 anni sa?"
Un sussulto mi sorprende lo stomaco, capisco che quel lord è rimasto vedovo veramente troppo presto.
Scorgendo sul mio viso il velo di tristezza con grande eleganza riprende in mano la conversazione dicendo: "Cinquant'anni anni fa proprio in questo posto mi sono dichiarato alla donna che amavo".
"Un gesto romantico" dico.
"Oh la ringrazio"
"Suppongo che non abbia potuto rifiutare" gli chiedo senza fare l'impertinente.
"Non so che dirle giovanotto, sto ancora aspettando, mi ha dato appuntamento qui in questo giorno e a quest'ora ben cinquant'anni fa!" esclama senza battere ciglio.
Accidenti, penso, l'essenza pura di chi non perde la speranza.
"Non ho mai amato più nessuna come lei, nella mia mente mi considero sposato, legato a quella donna" aggiunge.
Cinquant'anni sono tanti, come si fa a non darsi per vinti mi chiedo.
Eppure quell'uomo è il ritratto della resilienza, le ferite d'amore sferzano il corpo più del trascorrere del tempo.
Sono rimasto senza parole, ammirato e sconcertato allo stesso tempo.
Vedo mia moglie uscire dal negozio e con educazione mi congedo salutandolo e facendogli i miei migliori auguri per tutto.
"Allora, con chi parlavi?" mi chiede mia moglie.
"Con quel signore là" dico indicandole con la mano l'altro lato della via.
"Dove? Non vedo nessuno"
"Proprio su quella transenna all'angolo della strada" ma con mia sorpresa, non c'era più.
"Sicuro che era un signore?" chiede in tono di scherzo.
"Ma certo!" ribatto "sembrava un lord inglese dell'800, e non puoi immaginare la storia che mi ha raccontato".
"Sono tutta orecchi" mi dice mia moglie incuriosita.
Mentre camminiamo abbracciati per tornare a casa, intento a raccontarle lo strano incontro, riconosco quasi per caso la figura di quell'uomo su una foto che lo ritrae su un cartellone nel cinquantesimo anniversario della sua morte.
Il suo epitaffio recitava: "Ricordatemi con gioia e serenita"
"Non è possibile" dico a mia moglie "È lui!"
"Lui chi?"
"Lui, il signore con cui stavo parlando prima!" esclamo incredulo.
"Ti va di scherzare?" chiede con sarcasmo.
Lascio perdere, e capisco che andare oltre sarebbe inverosimile anche per me, così mi convinco di averlo confuso con qualcun altro.
La folla nel frattempo è diventata più numerosa, e l'umido cala come una coperta avvolgendo chi si trova sotto.
Mia moglie si ferma di nuovo per fare un ultimo acquisto.
Sarei voluto entrare, fuori ormai era freddo, ma per smaltire l'accaduto le dico: "Vai, ti aspetto fuori".
L'andirivieni delle persone è sempre lo stesso e non posso fare a meno di cercare quell'uomo tra quel via vai.
Ad un certo punto scorgo una capigliatura argentea che brilla fra le teste davanti a me... mi avvicino e con stupore riconosco essere quel signore con cui parlavo poco fa.
"Mi cercava per caso?" mi chiese d'improvviso.
"Assolutamente sì" rispondo e gli chiedo in modo deciso: "Ma lei chi è?"
"È lunga da raccontare!" mi risponde.
Ma questa è un'altra storia!