La storia di Robinia: Gufo e Notte.

scritto da Dragollone
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L'avventura di Robinia continua grazie all'aiuto di Gufo.
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Testo: La storia di Robinia: Gufo e Notte.
di Dragollone


Gufo e Notte vivevano felici in un bosco di querce fino a quando un incendio non lo distrusse. I due rapaci iniziarono la ricerca di un nuovo luogo ove poter abitare. Il loro viaggio li portò fino al bosco di felci.
I colori, gli odori e i giochi d’ombra e luce fecero innamorare i due gufi del posto. Un giorno Notte uscì per procacciarsi la cena e non tornò più. Gufo disperato cominciò a cercarla. Fu durante queste ricerche che scoprì che nel bosco viveva il folletto Filippo. Una creatura veramente malvagia.
Il malcapitato che cadeva nelle sue grinfie prima di essere mangiato subiva atroci torture.
Gufo spiò il folletto nella speranza di trovare qualche indizio che lo portasse dalla sua amata. La sua pazienza fu premiata. Il folletto Filippo, prima di finire la vittima intonava un orrenda canzoncina giocherellando con un sacchetto di monete. In uno di quei momenti a Gufo sembrò di vedere su una delle monete il ritratto di Notte.
Maturò l’idea che il potere del folletto Filippo fosse custodito in quelle monete d’argento. Giorno dopo giorno si arrovellava il cervello nel tentativo di trovare il modo di separare il folletto dalle amate monete. Poi in una giornata di mezza stagione nella foresta giunse una ragazza. Il folletto la catturò e cominciò a torturarla.
Gufo stava per volare via quando accadde un imprevisto. La ragazza era prigioniera all’interno del solito palloncino verde. Il folletto era in procinto di sbranarla quando scomparve. La demoniaca creatura si bloccò. Il folletto, incredulo fissava l’interno vuoto del palloncino. Notte colse l’attimo. Un lampo cenerino schizzò tra le verdi foglie delle felci. Affilati artigli sottrassero il sacchetto di monete d’argento dalla presa dell’imbambolato Filippo.
Robinia vide una saetta cinerina avventarsi sul folletto e strappargli dalle mani il sacchetto delle monete. In quel preciso momento il palloncino si dissolse. Era libera.
Poco distante da lei il folletto e un grosso rapace erano avvinghiati in una lotta serrata. Robinia afferrò alle spalle il folletto Filippo e lo scagliò lontano. Solo in quel momento si accorse che i due stavano lottando per il possesso di un sacchetto che il suo impetuoso intervento ne aveva causato la rottura, provocandone la fuoriuscita di una pioggia di monete d’argento che ricadendo a terra si trasformavano in nuvolette argentate dalle quali fuoriuscivano figure indistinte.
Quando la polvere d’argento fu quasi completamente dissipata apparve un meraviglioso gufo bianco che volò accanto al rapace cinerino. Il Folletto Filippo sparì assieme alle sue monete d’argento e nessuno lo vide più. Robinia con l’aiuto di Gufo e Notte riuscì a trovare il luogo ove il folletto aveva nascosto la tovaglia della Marisa.
I tre compagni di sventura si incamminarono verso il prato dei coniglietti di cioccolata. Lungo la strada nessuno parlò. Tutti e tre godettero pienamente dalle tante sensazioni che la foresta, liberata dal tiranno regalava ai suoi salvatori.
Al tramonto giunsero al prato dei coniglietti di cioccolata. Mano a mano che il sole si affievoliva il prato fu illuminato dalle luci di centinaia di lucciole. I coniglietti accolsero ordinatamente Robinia e i suoi amici. Stesero sul prato la tovaglia della Marisa e cominciarono a imbandire un lauto banchetto. Sulla sommità della collina l’Oca della Tempesta con grande solennità coordinava l’uscita delle pietanze. L’esuberante chiassosità dei coniglietti era sostituita dai trilli dei grilli e dal gracidare dei ranocchi. Robinia, Gufo e Notte si lasciarono rapire da quel meraviglioso momento. Quando l’ultima pietanza fu servita l’Oca della Tempesta modulò un prolungato gorgoglio. La festa iniziò. I coniglietti ritrovarono la loro gioia e accompagnati da una coinvolgente melodia coinvolsero i loro ospiti in una indiavolata danza . Robinia si sentiva felice.
Era una festa bellissima che non avrebbe dimenticato facilmente.
La storia di Robinia: Gufo e Notte. testo di Dragollone
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