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Crepita il cielo, d'azzurro infrangendosi,
sulla arcaica arida panca.
Vi giace un uomo
munito di un orgoglioso
cappello agreste.
Non si copre il viso dal sole,
Non sorride alla brezza dei tigli,
Non s'adagia alla fragranza di luglio...
Opachi occhi vitrei
si posano
sui fulvi steli,
su fulgide chiome,
su nembi assopiti,
languidi,
troppo ingenui per apportar
sollievo.
Un soave fremito di cicale
desta un timido piacere
come il concerto eterno
di otium e vita
che s'addormenta appagata.
E il librarsi m'è familiare,
nell'azzurro, di
corvi tenebrosi che bramano
una cieca solitudine...
Un dolce afrore dona l'aria rossastra...
s'inebria, danzando al vento,
il campo di girasoli stanchi,
e sotto il di lui sguardo
febbrile, spiritato dei colori
più accesi,
la polverosa tela fu
accarezzata da pennellate sincere,
E si riempì di densa floreale bellezza.
Un'ultima volta...