Racconto di uno scrittore anonimo

scritto da Italo Rapacciuolo
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Autore del testo Italo Rapacciuolo

Testo: Racconto di uno scrittore anonimo
di Italo Rapacciuolo

Il mio nome è nessuno, non ho volto né corpo, sono solo una personalità. Scrivo di niente, son penitente, anonimo come quell'uccello che vola lassù, quel fiore appeso al ramo, senza nome senza umanità.
Il mio nome è vacuità, non ho mani né piedi, sono solo mente che dice bugie, perché la mente mente e fa finta di dire il vero.
Vi racconto di qualcosa che non esiste, di un fatto sognato, inventato di sana pianta, di un pianeta perduto nell'universo, di uno stonato che canta. Vi dirò di un cielo bagnato di mare, di un mero vivere tra luci al neon e spicchi di felicità.

Un giorno incontrai un amico, lo salutai, lui non mi riconobbe perché ero assente, ero un qualcosa d'inventato, un libro senza titolo, una poesia senza versi. Ma lo stesso vi voglio raccontare di un posto nascosto nell'anima, di un frammento di verità che vagava in uno spazio senza tempo, in un tempo senza spazio. Questo frammento diceva una verità assoluta ma nessuno la conosceva, abituati a sentire bugie non capivamo quello che diceva. Un giorno cadde nella testa di un saggio che incominciò a parlare di cose vere, per non farla lunga vi dico solo che fu subito arrestato, processato e crocifisso all'istante. E quel saggio divenne un lontano fecondo messaggio.

Il mio nome è inesistente, se mi tocco non mi sento, se mi guardo allo specchio non mi vedo, ma penso. Penso che pubblico su un sito dove nessuno mi ha mai abbracciato o dato la mano, nessuno mi ha mai guardato negli occhi, perché virtuale. Il mio nome non lo tocchi, lo conosci ma non esiste in questa realtà, vive in un mondo fantastico, surreale, astrale.
Un giorno viaggiavo con l'auto, fui fermato dalla polizia. Mi chiesero i documenti, ma non esistevano, la patente - dissi che era scomparsa, il libretto di circolazione era qualcosa di aleatorio.

Mi sequestrano le quattro ruote dell'auto, i capelli, le scarpe e pure i calzini, mi lasciarono a piedi nudi. Ma siccome sono anonimo, leggero come una piuma, mi feci portare dal vento.
E vidi spuntare dagli acquitrini i risi, dai rami fiori multiestesi, dai prati l'erba sottile, dalle cantine vidi bottiglie di vino ballare ubriache.
E il vento mi portò sulle ali di un momento, in uno spazio costellato di spore e di spire, di flussi e riflessi.
Poi atterrai su un cratere della luna e divenni polvere d'oro, un qualcosa d'amare anche senza nome, anche senza un volto. Divenni un germoglio di grano appena colto.

La mia nullità si è persa in quel venticello che divenne tempesta, e volai via dalla Terra per atterrare in un altro universo, in un nuovo corpo, una nuova testa. Un'altra anima.
E acquistai una personalità, un'immagine, e finalmente mi potei specchiare e vidi un uomo coi suoi pregi e i suoi difetti. Vidi un uomo fatto di affetti, di comprensione e nuove stagioni.



Racconto di uno scrittore anonimo testo di Italo Rapacciuolo
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