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Natale, ancora
Natale, ancora.
Le luci si accendono a comando,
rosse, bianche, fredde,
come ferite che non sanguinano più.
Tutti ridono forte,
come se il ridere fosse obbligatorio
e il silenzio un delitto.
Io resto qui,
con le mani vuote
e la casa troppo grande
per un solo respiro.
Non c’è albero che tenga,
non c’è brindisi che scaldi
questo nodo in gola
che ha il sapore di assenza.
Dicono “è la festa della famiglia”.
La mia famiglia è un posto
dove manca sempre qualcuno,
e il posto vuoto
pesa più di tutti gli altri messi insieme.
Panettone, cenone, auguri,
parole gonfie come palloncini
che scoppiano appena le tocchi.
Io non ho regali da scartare,
solo conti da pagare
e ricordi che pungono
come aghi di pino sotto i piedi nudi.
Buon Natale, mi dicono.
Io annuisco,
ma dentro penso
sopravvivere a dicembre
è già il mio miracolo.
E quando spengono le luci
e la città si addormenta ubriaca di felicità preconfezionata,
io resto sveglia
a guardare il soffitto,
contando le ore
fino a quando questo teatro
finisce
e torna il silenzio
che almeno non finge.
Grazie a Tiziano Introverso per la copertina ritratto che ha disegnato per me e mi piace tantissimo !