Io sono stato forte

scritto da Lucio Giunio Bruto
Scritto 12 anni fa • Pubblicato 2 anni fa • Revisionato 2 anni fa
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Autore del testo Lucio Giunio Bruto

Testo: Io sono stato forte
di Lucio Giunio Bruto

Io sono stato forte.

Quando ho accettato un ottobre che tu mi cancellassi senza una parola dalla tua vita. Quando ho rispettato senza comprenderla la tua decisione di non rispondere alle mie chiamate e ai miei messaggi. Quando mi sono ripetuto che avevi ogni diritto e tutte le ragioni per farlo. Quando ho eliminato il tuo numero dalla mia agenda e ho bruciato il tuo indirizzo dalla mia memoria e ho rimosso la tua amicizia dal mio schermo, per impedirmi di disturbarti. E di umiliarmi inseguendoti.

Io sono stato forte.

Quando mi sono detto che il tempo passa e che la vita cambia. Che la cosa più bella di te era il tuo essere libera. Da tutto e da tutti, anche da me. Che sarei stato felice per tutto ciò che ti avrebbe resa felice. Che succede ogni giorno che un amore finisca. E che si chiami amore qualcosa che non lo era, perché affinché lo fosse bisognava crederlo in due. Quando ho continuato a ripetermelo ignorando giorni e mesi accumularsi. Per accorgermi solo stamattina che ti avevo perduta da un anno ed una settimana.

Io ero stato forte.

Quando ti avevo già detto addio - saranno quattro anni fra tre mesi. Con quello che doveva essere l'ultimo abbraccio scambiato augurandoci tutto il bene prima di aprire e chiudermi alle spalle il tuo portone in penombra. Perché era giusto così. Perché eravamo troppo grandi e i sedici anni si vivono solo una stagione. Perché un giorno di maggio e uno di giugno sono troppo vicini per farne un pezzo di vita. Perché in fondo "addio" è solo "arrivederci" senza un termine.

Io ero stato forte.

Quando poi le tue lacrime di luglio mi avevano scosso e lusingato. E riscaldato il petto. Quando mi avevi detto che non eri pronta. Perché ti avevo lasciata troppo presto e troppo in fretta. Perché maggio e giugno possono farlo un pezzo di vita eccome. Perché la stagione dei sedici anni non torna, ma sotto la pelle da baciare e i muscoli da tendere e il respiro da fermare ci sono sempre il cuore e l'anima. Perché ottobre non era poi così lontano e freddo, ed il mio posto ci sarebbe sempre stato. Quando allora avevo accettato che ogni momento è vita e che ne avremmo avuti ancora insieme. Senza quando, né dove, né perché.

Io sono stato forte.

Anche quando ormai credendoti rimossa, mi svegliavo tremando ogni notte. E la spiegazione che m'imponevo, di essere stanco e teso per la quotidiana fatica di vivere, mi suonava bugiarda nello stesso momento in cui la pensavo. E quando, dimenticando di doverti dimenticare, in ogni donna incontrata non vedevo che un'altra donna, sempre la stessa, sempre te. In ogni coppia un'altra coppia, sempre la stessa, sempre noi. La vedevo al tramonto sul Gianicolo, terrazza sulla città che toglie il respiro e rende impossibile non innamorarsi. Ai piedi dell'eternità del Pantheon, abbracciarsi indifferente alla gente indifferente della sera. Nel sole accecante del mattino riflesso nel lago che ti attenua i sensi. Mentre eludendo la realtà si promette "Domani ancora. E l'anno prossimo ancora. Esattamente così. Esattamente come adesso. Quando vorrai. Come vorrai".

Io sono stato forte.

Anche quando questa notte per la prima volta ti ho sognata, io che da sempre ormai non sogno più. Di quei sogni più veri del sangue e della carne che non capisci di sognare. In casa d'altri, in mezzo ad altri. Quando ti ho vista e col cuore in gola ti ho detto nella mia lingua "parlami". Quando mi hai chiesto "perché" e ti ho risposto nella tua lingua "perché ti ho amata". Quando arrossendo mi hai sorriso severa, e mentre tentavo di raccontarti quanto dolore nel tuo improvviso silenzio, schermendoti sei svanita. Come se non avessi avuto il diritto di evocarti in quel sogno, né di parlarti d'amore.

E se io sono stato forte, perché allora a svegliarmi sono state lacrime dirompenti e incontrollabili e inarrestabili. Di un dolore secco e profondo e amaro che mi scavava il petto. Pieno di disperato vuoto. Forse liberatorio. Piegato sotto la poggia di una doccia stentando a ritrovare il fiato.

Perché se per chiamarlo amore bisogna averlo creduto in due, io sto soffrendo solo?

Io sono stato forte testo di Lucio Giunio Bruto
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