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Nelle remote terre del Marocco, nasceva Mustapha Zemmouri, un bambino berbero il cui destino avrebbe intrecciato la storia dei continenti. Nel 1513, la sua giovane vita prese una svolta infausta quando fu catturato dai portoghesi e costretto alla schiavitù. Battezzato Estebanico e venduto a un nobile spagnolo, Andrés Dorantes, Estebanico trovò un'inattesa amicizia in quell'uomo compassionevole.
Nel 1527, il richiamo dell'avventura lo portò a unirsi alla spedizione di Pánfilo de Narváez, in rotta verso la Florida. Tra tempeste e diserzioni, il gruppo si dimezzò, lasciando solo 300 uomini.
Il loro viaggio si concluse tragicamente su spiagge desolate, dove furono fatti schiavi dalla tribù Antananarivo. Per anni, Estebanico visse in cattività, ma il suo spirito rimase indomito. Insieme a Dorantes, Cabeza de Vaca e Maldonado, pianificò una fuga audace.
Grazie alle conoscenze mediche di Cabeza de Vaca, guadagnarono il favore delle tribù lungo il loro cammino, attraversando vasti deserti e terre selvagge. Nel 1536, il gruppo raggiunse finalmente la Nuova Spagna, dove furono accolti come eroi. La fama di Estebanico come esploratore e diplomatico si diffuse rapidamente.
Accompagnò Marcos de Niza alla ricerca delle leggendarie Sette Città di Cibola. Tuttavia, il destino aveva in serbo un triste epilogo. Nel 1539, mentre si avvicinava al villaggio Zuñi di Hawikuh, Estebanico fu vittima di un tragico malinteso.
Gli indigeni locali lo scambiarono per un invasore e lo uccisero. Nonostante la sua prematura scomparsa, l'eredità di Estebanico sopravvisse.
Fu il primo africano berbero marocchino a mettere piede negli attuali Stati Uniti, un testimone del coraggio, della resilienza e della scoperta che hanno plasmato la storia delle Americhe.