Con il termine Haiku si definisce un particolare tipo di poesia giapponese, nata nel diciassettesimo secolo e portata avanti da piccoli e grandi autori nipponici. Si può definire un sottoinsieme del Tanka, un altro tipo di breve componimento le cui origini risalgono tra il 400-500 d.C., dal quale l'Haiku eredita i primi 3 versi.
Infatti, l'Haiku è un componimento breve e semplice ma che si caratterizza per la sua particolare metrica, piuttosto rigida, e per il tipo di contenuto che si avvicina molto a quello di un aforisma.
Come detto, la metrica delle poesie Haiku giapponesi è fissa. La poesia è infatti composta da un totale di 17 more (ovvero l'antica unità di misura della durata delle sillabe giapponesi) distribuite secondo lo schema 5-7-5 in una struttura di 3 versi. Va però prestata attenzione sul concetto di mora, perché in realtà una mora può essere composta anche da due sillabe, per cui il componimento in lingua italiana può assumere una certa elasticità.
L'Haiku viene definito il componimenti dell’anima e già questo fa capire come i suoi contenuti possano spaziare dal profondo intimo all'ermetico. Non per nulla questo tipo di poesia venne spesso toccato dalla corrente ermetica italiana (Quasimodo, Ungaretti, ecc..).
Negli Haiku la tradizionale capacità di sintesi dei giapponesi si rivela in tutta la sua potenzialità, regalando in una manciata di parole magia, emozioni e altissima densità di significato, molto intimo e che spesso lascia grande libertà di interpretazione.