Lettera di Halloween

scritto da Aristhymos
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Autore del testo Aristhymos

Testo: Lettera di Halloween
di Aristhymos

Lettera di Halloween

Halloween... una festa molto ambigua, un po’ come tutte le festività, dove le persone tirano fuori il loro lato più folcloristico e spettacolare, a tratti tradizionalista, dell'onore e della celebrazione ad essa. Mi soffermerò poco nel parlarti dell'evento in sé, tanto bene o male lo conosciamo un po’ tutti allo stesso modo; mi concentrerò, piuttosto, nel fare un’analisi più egocentrica nella quale costruirò i ragionamenti che voglio farti, utilizzando la mia personale esperienza.

Io non sono mai stato solito onorare questi giorni popolarmente riconosciuti come "speciali", forse per via del mio spirito solitario e pensoso o, fortunatamente, per le possibilità limitate che ho avuto nel mostrarmi attraverso essi. Per farti capire cosa intendo chiamo in causa lo stoico Seneca, filosofo romano che ci ha sempre spiegato che avere tanto ti porta più facilmente a dipendere da quel tanto; letteralmente scrive: "Il povero è al contrario (del ricco) libero da impacci e da preoccupazioni: quando squilla la tromba di guerra non teme per i suoi beni; se c'è un allarme per un’inondazione, cerca di venirne fuori ma non ha cose da mettere in salvo". Per questo mi reputo fortunato nel non essere caduto vittima del fenomeno folcloristico che coinvolge i più in questo giorno.

Sto scrivendo questa lettera il primo di novembre e già mi sono fatto un’idea di come abbiano passato la giornata i miei amici durante la festa appena trascorsa . Molti di loro, sentendo le mie parole, potrebbero pensare: "Però, Daniele, secondo me stai esagerando; alla fine è un modo per divertirsi, essere felici e spensierati stando travestiti con dei costumi simpatici". A questo risponderei così: potrebbe anche essere, non lo escludo, ma è una cosa che dipende esclusivamente dall'animo di colui che festeggia, mai dalla festa in sé. È questo il dettaglio che può sfuggire.

Anche in questo caso, per argomentare la mia risposta, deve arrivare in nostro soccorso Seneca che letteralmente scrive in diversi punti: "Il tuo spirito deve mutare, non il cielo sotto cui vivi", citando a sua volta una frase di Socrate che ci dice: "Perché ti meravigli che non ti giovino i viaggi? Tu porti in ogni luogo te stesso, t'incalza cioè sempre lo stesso male che ti ha spinto fuori". Sempre dopo, Seneca, nella stessa lettera dirà: "Qualunque cosa tu faccia, la fai a tuo danno; e con lo stesso movimento ti danneggi, perché scuoti un ammalato. Ma quando tu riuscirai ad estirpare codesto male, ogni cambiamento di luogo ti sarà piacevole. Potrai anche essere cacciato nelle terre più lontane e più barbare: ogni luogo, qualunque esso sia, sarà per te ospitale; l'importante è sapere con quale spirito arrivi, non dove arrivi". E per capire lo spirito delle feste ti dico, sempre prendendo una lettera di Seneca che a sua volta cita Epicuro, dice: "Quando sei costretto a stare in mezzo alla folla, specialmente allora raccogliti in te stesso. Occorre che tu divenga diverso dagli altri perché tu possa, senza rischio, ritirarti in te. Guardali uno per uno; non c'è nessuno che non preferisca stare con chiunque, piuttosto che con sé". E prosegue: "Quando sei costretto a stare in mezzo alla folla, specialmente allora raccogliti in te stesso. Sì, se sei un uomo onesto, tranquillo e temperante. Altrimenti dovrai ritirarti da te e immergerti nella folla".

Quindi, cosa possiamo apprendere da questi concetti che sembrano apparentemente tanto lontani dal nostro discorso riguardo Halloween? Che le feste ci ingannano e ci portano a pensare che la nostra felicità passi esclusivamente attraverso di esse, mentre in realtà parte da molto prima. E un altro concetto importante: se la festa ci ritira da noi stessi automaticamente ci danneggia. Quindi è bene, anche nelle feste, essere coscienti di questo, di ciò che intrinsecamente sono e di ciò che di esse ci può danneggiare.

Alla fine posso chiederti solo questo, non altro: l'uomo è un animale sociale con i suoi istinti e bisogni, quindi non può fare a meno di ritrovarsi e passare del tempo nella spensieratezza, intesa come "non pensare troppo". Ma su un punto avanzerò sempre pretesa: l'uomo deve sempre vivere secondo natura, ricordarsi di non inseguire cose che realmente sono frivole, non durature, e che nei fatti ciò di cui abbiamo reale bisogno ci viene dettato dalla nostra stessa natura. Solamente quando si è coscienti di essa si può raggiungere la più alta forma di Felicità. Addio.

Lettera di Halloween testo di Aristhymos
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