Azazel

scritto da Franc
Scritto 2 anni fa • Pubblicato 2 anni fa • Revisionato 2 anni fa
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Autore del testo Franc

Testo: Azazel
di Franc

Mario Scaricavacca fu svegliato di soprassalto da un rumore sordo. Viveva solo in quella casa e sperava che quel rumore se lo fosse soltanto sognato. Rimase in ascolto e udì degli altri rumori provenire distintamente dalla cucina. Una sedia veniva trascinata, degli sportelli venivano aperti e poi richiusi: non c’erano dubbi, qualcuno era in casa.
Uscì dalla camera e si diresse silenziosamente verso la cucina, dopo aver armato la sua mano con un martello. Anche se le sue gambe tremavano, era pronto a difendere la sua casa, ma nella cucina non trovò nessuno. L’intruso doveva essersi spostato o nascosto. Una mano gelida gli si poggiò sulla spalla destra. Mario si girò di scatto e davanti a lui trovò un uomo anziano con dei marcati favoriti. D’istinto provò a colpirlo col martello, ma l’uomo dai marcati favoriti gli bloccò il braccio, facendo cadere l’arma.
“Non devi temere nulla signor Mario Scaricavacca. Non posso nuocere ad alcun essere umano.”
“Chi sei e che cosa vuoi?” chiese spaventato Mario Scaricavacca, mentre si liberava dalla presa.
L’intruso lo guardò sorpreso: “Non mi hai riconosciuto?”
“Esci da casa mia!” tuonò con uno sguardo minaccioso, che non riusciva a nascondere la sua paura.
“Non credo possa andare via o almeno non prima di…” si interruppe.
“Non prima di cosa?”
“Davvero non mi hai riconosciuto? Sono io: Isaac Asimov!”
Mario impallidì. Quell’uomo somigliava in modo impressionante allo scrittore russo, ma non poteva certo essere lui.
“Isaac Asimov è morto tanti anni fa”, disse con voce sicura. “Quindi non raccontarmi cavolate, chi sei e che cosa vuoi?” intimò dopo aver raccolto il martello da terra.
“So benissimo che il mio creatore non è più in vita; io sono una sua copia robotica, progettata a sua immagine.”
A dimostrazione di ciò Isaac aprì un piccolo sportelletto posto nel suo avambraccio, mostrando i circuiti all’interno.
“Allora adesso possiamo sederci? Ho qualcosa da chiederti.”
“Ho bisogno di bere”, proferì l’incredulo Mario.
“Per me un cognac”, richiese Asimov, andando a sedersi sul vicino divano. “Davvero una bella casa”, commentò.
Mario arrivò con i due bicchieri di cognac.
“Con un cubetto di ghiaccio, grazie.”
“Non dire grazie”, e così dicendo si scolò entrambi i bicchieri. “Tanto voi robot non ne avete bisogno, giusto?”
“Non ne abbiamo bisogno, questo è vero, ma il mio creatore mi ha fornito di un chip gustativo. Vedi”, rispose Isaac indicando l’interno della propria bocca.
“Non ti vuoi sedere?”
“Preferisco stare in piedi.”
“Bene, allora credo che possiamo cominciare.
“Lo scopo per cui sono stato creato è quello di impedire una possibile catastrofe nucleare. Sono stato programmato per attivarmi nel momento in cui questa possibilità fosse imminente. Per intenderci, sono l’ultima speranza di salvezza. Tutto chiaro fino adesso?”
“Per quanto lo possa essere.”
“E adesso veniamo a te, Mario Scaricavacca.”
“Sono davvero curioso di sapere per quale motivo dovrei essere coinvolto in questa storia”, commentò con leggero sarcasmo.
“Tu hai scritto e pubblicato un articolo qualche giorno fa, un articolo riguardante un tale Richard Notts.”
“Richard Notts?”
“Veramente un bell’articolo.”
“Ma quella era una semplice storiella da niente. I vaneggiamenti di un pazzo che vuole un po’ di attenzione”, si giustificò immediatamente Mario Scaricavacca.
“Non ti sto accusando, ognuno ha il proprio mestiere.”
“Credi che non vorrei lavorare per qualche testata più seria e importante?”
“Lo credo bene. Ho visto il livello di quel giornaletto.”
“E comunque cosa ci azzecca quell’articolo con una possibile fine del mondo? Oppure sei in cerca di vendetta contro di me?” chiese Mario con preoccupazione.
Isaac Asimov si alzò improvvisamente.
“E’ tardi adesso per le spiegazioni. Abbiamo un treno da prendere!”
“Cosa stai dicendo? Io non mi muovo da qui!”
“Dobbiamo prendere il treno delle 5 e 30, forza. Vuoi rimediare o no al danno che hai fatto?”
Mario sospirò, gli sembrava tutto così assurdo. Si pizzicò il braccio, ma non cambiò nulla: era già sveglio.
“Lo sai invece cosa facciamo? Tu esci da questa casa, e subito aggiungerei, mentre io me ne torno a letto.”
“2 anni e 3 mesi.”
“Cosa vuol dire? Parla chiaramente.”
“E’ il tempo che resterà alla Terra se non interveniamo, la catastrofe nucleare è vicina. E’ un evento ineluttabile, ma possiamo posticiparlo di almeno un millennio, il tempo necessario all’essere umano di espandersi oltre la Terra. Soltanto così saremo salvi dall’estinzione.”
Mario sbuffò. “2 anni hai detto?”
“ E 3 mesi.”
Almeno a quest’ora non ci sarà il problema del parcheggio, pensava Mario Scaricavacca, mentre si dirigeva verso la propria auto insieme ad Isaac Asimov.

“Il treno delle 5:30 direzione Pescara è in partenza dal binario 2”, recitò la voce dagli amplificatori.
“E’ il nostro”, esclamò Isaac, dirigendosi verso il sottopassaggio.
“Dobbiamo ancora fare i biglietti”, fece notare Mario.
“Naturalmente ho già provveduto io.”
Il vagone era quasi vuoto, per la felicità di Mario che preferiva non farsi vedere in compagnia di una copia robotica di Asimov, la situazione era già abbastanza bizzarra.
“Tra un’ora e mezza dovremo scendere.”
“Salvo ritardi”, lo corresse con un filo di soddisfazione Mario Scaricavacca.
Isaac sorrise. “I minuti di ritardo sono già inclusi.”
“Allora adesso puoi spiegarmi come diavolo può il mio articolo condurre alla fine del mondo?”
“Certamente. E’ giusto che tu sappia tutto, prima di compiere l’impresa.”
“Quale impresa?”
“Piano, piano. Ci arriveremo, non ti preoccupare. Dunque, immagino che non ti devo ricordare di cosa trattava il tuo articolo.”
“Ovviamente non credevo a una parola di Richard Notts; era soltanto un fanfarone”, volle puntualizzare Mario.
“Ma gli hai dato spazio; hai dato fiato alle sue parole e guarda dove siamo arrivati.”
“Nessuno gli crederà mai. Mi spieghi come si possa credere che questo Richard Notts sia il reale autore di Neanche gli dei, dei Robot e l’impero e di Azazel?”
“Può darsi che tu abbia ragione. Anzi è così, nessuno gli crederà, eppure la catena degli eventi è stata messa in funzione.”
“Come?” chiese con scetticismo Mario.
“Ascolta. Richard è soltanto il primo. Quando racconterà la sua storia ad altre testate e la questione diventerà di livello mondiale, altri faranno come lui in cerca di gloria.”
“Sono conclusioni illogiche”, protestò Mario.
“Tutto il mio lavoro verrà messo in discussione.”
“Allora è questo che ti preoccupa?”
“Non dire sciocchezze. Se il pericolo non fosse reale e imminente non mi sarei mai svegliato.”
“E dov’è questo pericolo?”
“Ci sto arrivando. Il mio lavoro di scrittore verrà messo in discussione, il lavoro di uno scrittore russo negli Stati Uniti d’America. Con il mio lavoro sono riuscito ad unire le due potenze e a porre fine alla guerra fredda, ma tutto questo può essere sconvolto.”
“Col dovuto rispetto, non ti stai sopravvalutando?”
“Io? Isaac Asimov? Mi starei sopravvalutando? E’ un fatto che le mie opere, il mio pensiero abbiano smorzato le tensioni della guerra fredda. Te non hai vissuto quegli anni e forse non potrai capire.”
“Come vuoi. Non mi sarei dovuto far trascinare su questo treno. Dovrò anche avvisare che arriverò tardi a lavoro”, disse guardando l’orologio.
“Per quello ci ho già pensato io”, lo rassicurò Isaac. “Hai la giornata libera!”
“Presumo che vorresti anche un ringraziamento.”
“Figurati. Tornando alla questione, per quanto le rivendicazioni sulle mie opere risulteranno infondate e senza ragione, il ruolo di Isaac Asimov nell’equilibrio mondiale vacillerà.
“Qualcuno comincerà a pensare che Isaac Asimov sia un impostore, il seme del dubbio si insinuerà sempre maggiormente, fino a quando sarò accusato di essere una spia russa. Tutto ciò che ho dato alla scienza mi sarà ritorto contro. Il mondo è come un reattore nucleare ed io sono il suo sistema di raffreddamento, senza di me è il disastro.”
“E tutto questo dal mio articolo? Mi viene da ridere.”
“L’aver causato una crisi di questo livello ti fa ridere? Aver messo a repentaglio l’esistenza del genere umano ti fa ridere?” rispose Isaac alzando il tono della sua voce.
I pochi presenti in quel vagone si voltarono, qualcuno decise di cambiare scompartimento e qualcun altro andò a lamentarsi con il capotreno.
“Dovresti abbassare il tono della tua voce, sai, alla gente non piace sentir parlare della fine del mondo.”
“Fine del mondo? Non ancora. C’è speranza, questa crisi può essere superata.”
“E immagino che il tutto sia supportato dai tuoi strambi calcoli.”
Isaac sbuffò: Mario non aveva ancora capito la gravità della situazione.
“Sarà un tuo compito risolvere questa crisi.”
“Cosa dovrei fare?”
“Questa catena di eventi può essere frenata al principio. Bisogna impedire a Richard Notts di rivolgersi ad altre testate giornalistiche.”
Isaac guardò fuori dal finestrino.
“Siamo arrivati ad Avezzano, la prossima fermata sarà la nostra.”
“Come dovrei fermare Richard Notts? E perché non te ne puoi occupare direttamente te ?”
“Un robot non può recar danno a un essere umano. Questo imperativo non ha eccezioni ed è l’unico a cui sono obbligato a rispondere. La tua superficialità ha causato ciò ed è giusto che sia un tuo onere. Richard Notts deve morire e sarà per tua mano.”
“Non puoi uccidere un essere umano, però permetterai che accada.”
“C’è troppo in gioco. Cos’è una vita se paragonata a quella di altre 6 miliardi, a quella dell’intero genere umano, presente e futuro.”
Rimasero in silenzio fino alla seguente stazione di Celano-Ovindoli.
“Dobbiamo scendere”, tuonò Isaac alzandosi. Mario lo seguì con rassegnazione.

“Richard Notts è esattamente in quella tabaccheria”, proferì Isaac, appena furono usciti dalla stazione.
“Come fai ad esserne sicuro?”
“Se proprio vuoi saperlo, sono in collegamento costante con tutti i vari dispositivi nel mondo. Anche quando sono a riposo, così ho saputo del tuo articolo.”
“Mi stai chiedendo di uccidere un uomo, non credo di farcela.”
“Queste premure non ce le hai avute con me poco fa: mi stavi colpendo con un martello.”
“E’ diverso, ti eri intrufolato in casa in piena notte. Poi come farei ad ucciderlo?” si chiese Mario, mentre guardava le sue esili mani.
“Puoi usare lo stesso martello che brandisti questa notte. Controlla! E’ nella tasca interna del tuo cappotto.”
“Hai pensato proprio a tutto.”
“Non si possono fare errori.”
Dalla tabaccheria uscì un uomo con una giacca grigia, che Mario riconobbe in Richard Notts.
“Va e salva il genere umano!” lo incoraggiò Isaac Asimov.
Mario fece un respiro profondo. Richard si stava incamminando per la via dandogli le spalle. Bastò un colpo in testa e il corpo di Richard Notts stramazzò al suolo, riempiendo di sangue il marciapiede.
Mario si voltò verso Isaac in cerca di approvazione, ma il robot era già sparito; poi buttò il martello a terra e aspettò che lo venissero a prendere.

Di lì a poco giunse una vettura dei carabinieri e Mario si consegnò senza alcuna resistenza.
Aveva appena salvato il mondo, ma nessuno lo aveva ringraziato e nessuno mai lo ringrazierà. Nessun trattamento da eroe; lo stavano portando in caserma come un criminale qualunque.
D'un tratto un lampo accecante illuminò l’abitacolo della vettura, che andò a tamponare l’auto antecedente.
“Che cosa ho fatto”, disse a bassa voce Mario.
“Cosa diavolo è successo?” chiese l’appuntato scelto al suo collega al volante.
Il collega estrasse la pistola dalla fondina, la puntò sul volto dell’appuntato scelto e premette il grilletto. Poi si voltò verso Mario Scaricavacca, liberandolo dalle manette.
“Sono qui per portarla in salvo, signor presidente.”

Azazel testo di Franc
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