A proposito di misteri

scritto da Ninfa_orobica
Scritto 4 mesi fa • Pubblicato 4 mesi fa • Revisionato 2 mesi fa
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Ecco un paragrafo revisionato tratto da "I segreti dell'abisso", secondo capitolo della vicenda Abisso rosso
- Nota dell'autore Ninfa_orobica

Testo: A proposito di misteri
di Ninfa_orobica

Governatorato del Sinai del Sud, ore 17.00

Wasil camminava con passi decisi verso l'ufficio del Colonnello. Un'automobile sportiva color verde limone - a Wasil ben nota - catturò la sua attenzione. La vista di quell'auto, parcheggiata a poca distanza dalla ringhiera che delimitava il confine dello stabile dove Wasil si stava recando, le provocò un'emozione che la portò a deglutire a vuoto. 'Il Colonnello è in anticipo stamattina.' Penso Wasil senza distogliere lo sguardo dalla carrozzeria del veicolo fermo ora a pochi passi da lei. Un'ansia crescente si fuse con il senso di stupore che l'aveva colta alla vista dell'auto: 'E' arrivata con più di un'ora di anticipo e io non ho ancora iniziato il lavoro che mi ha dato.' Il pomeriggio precedente Wasil era stata trattenuta dall'ambasciata russa per quasi due ore per un caso di arresto di un diplomatico italiano. Aveva poi ricevuto fiumi di mail e telefonate di giornalisti che le cercavano interviste anonime e, per quanto sapeva di avere altre priorità, non aveva troppo tergiversato a fare luce sugli argomenti di fronte ai giornalisti, pur non avendo la minima idea di cosa stava succedendo.
La verità è che ultimamente tendeva ad evitare il Colonnello. 
Ogni piccolo segno tracciato a penna da Wasil era per il Colonnello motivo di critica e attacco.  
Wasil osservò il metallo quasi fluorescente del veicolo parcheggiato, evidentemente curato da un'attenzione maniacale, riflettere i raggi accecanti del sole di Sharm el Sheik. I riflessi del Sole - già abbagliante alle 9 del mattino - scorrevano attraverso le linee aggressive del design dell'automobile conferendo a questa un aspetto quasi minaccioso.
Percorse le scale che portavano agli uffici con slancio sperando di non incrociare il Colonnello per i corridoi.  
Vide con la coda dell'occhio il Colonnello parlare con un uomo alto dagli occhiali spessi, alto e ben piazzato. Wasil riconobbe nell'interlocutore del Colonnello l'ingegnere informatico ideatore del software su cui lavoravano ormai da mesi. Il Colonnello, in accordo con le colleghe, aveva deciso di accordare il nome del programma suggerito da Belinghieri stesso: "Chicosoft". Un nome che a Wasil faceva sorridere. Un nome, una garanzia. Era la fusione di Chico, soprannome di 'Federico', il nome dell'ideatore, il collega italiano di Wasil Federico Belinghieri e 'software'.
Belinghieri era intento a fornire una spiegazione al Colonnello e altre due loro colleghe sui nuovi aggiornamenti del programma.
Più che altro, cercava di sostenere una spiegazione senza dover essere interrotto dal Colonnello ogni due secondi. "Posso parlare ora?!" Lo aveva sentito esclamare Wasil mentre l'ingegnere cercava di sovrastare le continue considerazioni contorte del Colonnello. 
Wasil salutò tutti i presenti con un cenno di capo e, dopo aver posato gli effetti personali alla sua scrivania, tenne aperta la porta dell'ufficio. Anche Wasil prestò orecchio alla spiegazione dell'ingegnere perché sapeva che doveva apprendere i nuovi strumenti per affrontare il nuovo lavoro che l'aspettava.

"Buongiorno Olga" Alla giovane agente si raggelò il sangue di fronte al pc appena acceso. Era la voce del Colonnello che si era appena affacciata alla soglia del suo ufficio insieme all'altra collega. Entrambe si erano appena congedate dalla piccola riunione con Belinghieri. Wasil cercò di assumere una postura rilassata e disinvolta, per quanto difficile le riusciva. "Il tuo amico Chico era di là" Esordì la segretaria che era con il colonnello - una donna di media statura dagli occhiali spessi- "Ho sentito tutto." Aveva risposto con entusiasmo controllato Wasil, che malapena nascondeva la tensione accumulata degli ultimi istanti a partire dalla vista della macchina del Colonnello fuori orario. "Ad Olga piace Chico..." Insinuò la segretaria ammiccando nella direzione della giovane agente che nel frattempo era arrossita. Il Colonnello squadrò Wasil da capo a piedi come era solita fare, questa volta sogghignando: "Ti ricordi quello che devi fare?" chiese il Colonnello a Wasil, la quale annuì prontamente. 
"Bene. Io sono di là. Se non capisci, chiedi." Wasil la guardò perplessa. Il tono del Colonnello aveva un che di sarcastico.

Governatorato del Sinai del Sud ore 10:30

"Ho superato il firewall, credo di essere dentro." Esordì Wasil senza staccare gli occhi dal suo pc. Sul volto, un sorriso trionfante. Indossava ancora la stessa camicia in pizzo bianco e la stessa gonna nera con cui era uscita un'ora prima dall'hub. Il sorriso che le attraversava il volto contrastava di netto l'incarnato reso più dorato dal sole: "C'era una falla nella sicurezza del loro sito web: by-passare il sistema è stata una passeggiata!" 
"Ma sei sicura che sia il sito giusto?!" Ruggì il Colonnello ritta dietro di lei, con le mani appoggiate alla sedia dove sedeva Wasil. La donna seduta al tavolo del bungalow trattenne a malapena delle imprecazioni. "Ma certo che è il sito giusto, guarda il logo del diving..." Rispose l'agente alla scrivania, con una calma affettata. Scosse la testa. Aveva come la sensazione che non solo il Colonnello trovasse ogni pretesto per metterla in difficoltà, ma anche che si inventasse problemi che non esistevano. 
Il solito, forte sentore di rosa damascata del Colonnello investì l'agente incrementando in Wasil quel senso di soggezione che la sua superiore sapeva sempre incutere. 
"Sì, il logo è lo stesso. Ottimo."  Un senso di sollievo attraversò Wasil a quelle parole della sua superiore. I battiti del suo cuore diminuirono la frequenza. Si spostò una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio, in attesa di una nuova dritta del Colonnello, che non arrivò. Arrivò piuttosto un rimprovero: "Non ho mai visto nessuna persona che non prenda un corso di arabo alla sua prima missione internazionale in Medio Oriente, comunque." Wasil abbassò lo sguardo, senza saper ribattere. "Che palle!" Bisbigliò senza prima pensarci due volte. Era più un'imprecazione rivolta a sé stessa che alla sua tirannica interlocutrice, che riuscì a captare l'imprecazione: "Che palle hai detto?! Guarda che io non sono tua madre! Ah, è proprio vero! Più dai fiducia alla gente e più questa se ne approfitta! E pensare che io avevo parlato così bene di te..." Biascicò il Colonnello. Wasil non potè fare a meno di provare un senso di colpa. Dunque si scusò, non potendo fare altro.
In verità, Wasil non solo rammaricava di non parlare arabo, ma anche di ignorare del tutto la cultura araba. Desiderava sapere di più su quel mondo, così da poter essere più sciolta nel comunicare con quell'uomo misterioso che doveva rappresentare...il bersaglio.
"Olga, mi spieghi allora da dove arriva 'sto Amin, se il bersaglio si chiama Hassan Soliman?" Continuò il Colonnello osservando lo schermo da vicino. La giovane recluta pensò al suo vicino di casa di nome Amin.
"Amin è un nome che ho deciso io a caso. Non avendo capito come si chiamasse davvero..." 
"A caso hai detto?! Ti inventi anche le cose?! Ma non c'era la firma!?"
"Sì, ma ho letto solo le iniziali. Per quanto riguarda Amin, era solo un nome temporaneo." 
"Avresti potuto semplicemente chiedergli come si chiama." Continuò il Colonnello.
"E l'ho fatto. Ma alla domanda 'come ti chiami?' ha risposto con qualcosa che sembrava un colpo di tosse strozzato...Sai, non parlo l'arabo..."
"Meno parole e più fatti, Wasil! Analizza i file che abbiamo messo in download e sarà meglio che tu scopra chi è..."

Trascorsero al pc un'altra buona mezz'ora. Wasil aprì un pdf di due pagine che riportava un elenco con i nomi associati ad immagini del personale che operava nell'hub. Fece scorrere la lista col cursore, leggendo con zelo una lunga lista di nomi e cognomi fino a giungere ad un volto familiare.
Si soffermò sull'immagine di un uomo a mezzo busto.
Indossava una polo di jersey. Gli occhi di Wasil indugiarono sul collo dell'uomo. A giudicare dal collo, Wasil dedusse che nell'immagine l'uomo che cercava era più magro di quanto si ricordasse.
Il soggetto nella fotografia spiccava per due grandi occhi scuri dall'aria intelligente, zigomi alti, orecchie - più sporgenti di quanto la memoria le aveva suggerito - e spalle dritte. Un sorriso appena accennato dava un'idea di discrezione ed eleganza che contrastava la serietà dello sguardo. "E' lui! Ne sono proprio sicura. E' proprio lui! Il colpo di tosse doveva arrivarmi come 'Hassan'. Il nostro bersaglio ha un nome: si chiama Hassan Soliman!"
"Bene." Ordinò il Colonnello a Wasil: "Ora cerca di contattarlo. E spera che sia quello giusto..."
'Oh, sì, lo è. Ed è cazzuto pure il nome.' Sospirò Olga Wasil quando il Colonnello lasciò il bungalow, dopo essersi congedata con la scusa di alcune commissioni da sbrigare. La giovane, prima che potesse replicare in qualsiasi modo al Colonnello, aveva preso l'iniziativa. Afferrò il cellulare e mandò un messaggio alla segretaria dell'hub, la stessa donna che aveva contattato fingendosi una turista, prima del suo arrivo in Egitto.
"Ciao, Elise. Scusa del disturbo. C'è la possibilità di trovare Hassan sui social? Scusa se te lo chiedo solo ora, ma sono così emozionata...non ci sto più dentro dall'ultima immersione!" Messaggio inviato. Non attese molto prima di ottenere la risposta: un'immagine dello schermo di un telefono che recava il profilo di facebook del bersaglio di Wasil. La giovane osservò meglio l'immagine. Fece uno zoom sulla fotografia del messaggio inoltrato. Lo schermo del telefono rifletteva un cielo azzurro terso. Il riflesso della sagoma poco definita di una fisionomia familiare catturò la sua attenzione: riconobbe la fisionomia delle orecchie e del collo. Era lui. Aveva lasciato che qualcuno fotografasse lo schermo del suo telefono per la divulgazione delle informazioni. 
Wasil guardò il Colonnello con un sorriso soddisfatto: "Uno screen dello screen!"Wasil replicò con un caldo ringraziamento. Posò il telefono. Era fatta.
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Si cambiò in vista della cena che l'attendeva: abito blu con scollo all'americana e sandali oro. Se doveva andare in scena, lo avrebbe fatto con classe. 

A proposito di misteri testo di Ninfa_orobica
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