lettera da casa

oggi ho pensato come deve essere addormentarsi in un altro paese. come deve essere svegliarsi vedendo fuori dalla finestra luoghi sconosciuti con persone sconosciute che parlano una lingua sconosciuta. vedere volti che non significano niente per te, mentre sai che a casa la vita continua e il tuo volto è sempre più sbiadito nella mente di chi ti ama. mentre tu, nelle tue notti insonni , non fai che pensare a loro. immagino quanto tu ti senta sola. mi chiedo se la tua partenza fosse un’auto punizione o se invece sperassi di incolpare la routine per il vuoto che ti consumava dentro, quel senso di insignificanza che permeava anche le pareti della tua cameretta. spero che tu sia riuscita a colmare i tuoi vuoti con qualcosa di significativo. io sono ormai maestra della fuga, eppure scappare non mi ha mai colmato niente… forse ha aperto crateri peggiori.

non te lo dico con pietà, ma con grande comprensione verso il motivo che ti ha spinto a partire, che sappiamo bene entrambe non essere solo la volontà di imparare meglio l’inglese. ho pensato per la prima volta che se ti trovi dall’altra parte del mondo a provare tutto questo,  forse è anche colpa mia. così eccomi qui, a scriverti una lettera  la notte di un venerdì di una settimana passata a sentirmi terribilmente sola.

se fossi stata migliore non saresti mai fuggita via così. mi odierai ancora quando tornerai? o mi avrai sostituita con nuovi ricordi etnici e interessanti da raccontare per fare colpo alle cene? spero davvero di si. il mio volerti bene così sincero mi fa credere di non averti mai voluto bene davvero. spero davvero che tu abbia trovato quello che stai cercando così disperatamente. io non l’ho ancora raggiunto, però ho capito di cosa si tratta.

ogni giorno più vicina al vero significato di questi giorni 

sofiac