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Ieri, sì era proprio ieri, credevo di aver varcato uno 'star gate' di quelli che ci sono nei film, sapete quando il bello di turno, palestrato all’inverosimile, vuole salvare il mondo e per farlo deve andare a recuperare una chiave magica e finisce in un’altra epoca?
Ecco proprio così! Solo che io non sono la bella di turno e nemmeno palestrata.
Un cortile aperto, talmente aperto che i ragazzini cercavano la palla sotto la mia macchina parcheggiata fuori, in strada e gridavano: 'E' qui, é qui', mentre due mamme dai balconi anche loro a gridare: 'I compiti! A casa! Subito! Che tra un po’ si scende a cena'. Un'altra stendeva panni ad asciugare e cantava a squarciagola:'Oi vita, oi vita mia' e mentre cercavo di capire, due signori in Kaftano mi sono passati vicini e mi hanno salutato: ‘As-salamu-alaykum’, non sono riuscita neppure a rispondere, che all’improvviso, una ragazzina in sahri, mi ha abbracciato: 'Zia, zia, vieni a vedere!’', un mezzo giro, con un inchino e in un angolo del cortile, dei fili con delle piccole lampadine, si era all’imbrunire, quelle piccole lucine spargevano una strana luce che si andava a rinfrangere sui muri scrostati dei fatiscenti edifici intorno alla corte, alle balaustre annerite dal tempo dei terrazzini piene, stracolme di vasi e vasettini, cose di casa. Ed ecco, là in un angolo, una tavola lunga, imbandita di pani diversi. Pita arabo, chapati, pita greco, challah e c'erano anche bagels, crèpes, gnocchi fritti e... mozzarelle.Mi avevano chiesto una focaccia genovese e ne avevo un cabaret pieno e caldo...Nell'aria, un profumo di curcuma, coriandolo e salsa di pomidori appena fatta.
Io sono a Torino, per un attimo, ho sognato che fosse il mondo.
Mary Read.