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I primi raggi dell'alba penetravano attraverso il broccato delle tende. Al di là di queste, due grandi arcate in stile moresco della stanza di un edificio che aveva tutta l'aria di essere l'antico palazzo di un califfo, accoglievano la luce: la camera di Wasil era rischiarata da un sole mattutino che la illuminava a giorno già alle prime ore del mattino. Ad est, una grande finestra dava su un ampio giardino con al centro una grande e tonda fontana attorno al quale sembrava raccogliersi l'intero edificio. Al lato opposto, un'altra finestra che uguagliava la prima per dimensioni, dava diretta sul mare. Tre pareti su quattro erano interrotte dalle arcate che conferivano un'idea di grandezza all'intera stanza, una grandezza enfatizzata dalla presenza di specchi incassati che proiettavano l'ambiente all'infinito. Un'illusione di grandezza al di sotto di cornici dorate permeava l'ambiente, la stessa illusione che faceva da padrone ai ricordi e alle sensazioni di Olga Wasil, quando ripensava - ancora circondata dai cuscini del grande divano basso al centro della sala - a ciò che era accaduto alcune ore prima. Si ricordava della fuga con Soliman. La ragazza si guardava attorno, senza vederlo. "Dov'è finito?" Si alzò dal divano e si diresse verso il bagno - un abitacolo dorato ricco di specchi incassati alla stessa maniera della sala principale - Sciacquandosi il volto, cercò di ricordare l'inizio dell'immersione, di quando era entrata nella grotta sommersa, trasportata da una forza che non era la sua. Poi Simone, aveva visto Simone... com'era possibile... Era accaduto veramente o si trattava soltanto di un sogno? In quella terra esotica era difficile distinguere l'immaginazione dalla realtà, soprattutto se si era coinvolti in compiti manovrati dagli interessi di qualcuno ai vertici. Ma chi? E quali interessi e perché? Dove volevano arrivare tutti con quella storia?
Olga si specchiò e l'immagine che lo specchio le restituì era di una donna magra dal volto pallido, ma con la zona del decolletè arrossata dal sole, con le occhiaie marcate.
Nella situazione in cui si trovava, attorno agli altissimi specchi e al di sopra di giardini rigogliosi, Soliman era sparito, il Colonnello era dalla parte dei rivali, i doumenti che Olga doveva sottrarre erano ormai chissà dove e l'ambasciata non rispondeva alle sue chiamate e alle mail. Tornò alla sala principale per contattare il Colonnello. Digitò il numero, avviò la telefonata ma partì la segreteria telefonica. Era chiaro che l'operazione 'Pesce Balestra' faceva acqua da tutte le parti e la situazione le stava sfuggendo di mano. Occorreva riordinare le idee. Fece un respiro profondo e si sedette tra due cuscini, osservando lo zampillo d'acqua della fontana di fronte al divano dove si era appena seduta.
Si chiese del motivo per cui Soliman l'aveva salvata, se anche per Taher lei era una così scomoda spina nel fianco. Si alzò e si affacciò sulla grande pergola sospesa che era il terrazzo che dava sul mare. Pensò che Soliman doveva essere ai vertici di qualche organizzazione, forse allo stesso modo in cui lo era Taher, o forse no, forse era solo un braccio destro che eseguiva gli ordini, ma una cosa era certa: doveva ricoprire un ruolo importante. "Come potevo sospettare che Soliman non fosse solo un istruttore? Dovevo immaginare che tutto non sarebbe filato liscio... Sarebbe stato troppo facile, troppo bello per essere vero." E di bello in quella faccenda c'era molto, di vero... chissà. La donna cercò di focalizzarsi sull'obiettivo: doveva avere quei documenti del governo a costo della vita. Avrebbe affrontato uomini come Soliman e Taher - uomini che non avrebbero avuto problemi a ricorrere alle armi per difendere il loro "tesoro" - pur di ottenere il suo scopo. E non importava che Soliman l'avesse baciata (ammesso che non era un sogno). Era la sua rivalsa. La sua rivincita, ma qualcosa nei confronti di Soliman la contrastava. In cuor suo, desiderava cedere. Cedere a Soliman, entrare davvero nelle sue grazie. Rimosse quest'ultimo pensiero e cercò di concentrarsi di nuovo sul suo compito.
Affacciata alla pergola, osservò prima l'architettura che la circondava, poi il mare. Alle sue spalle, gli archi del palazzo la sovrastavano in tutta la magnificenza che era in grado di esprimere l'architettura orientale. Wasil cercò di distogliere la mente dalla sua missione, da Soliman - in quel momento non avrebbe tratto una conclusione sensata - e si diresse all'interno. Aprì una cabina armadio che occupava per grandezza l'intera parete interna, tra le due arcate laterali. All'interno era contenuta ogni tipologia d'abito da sera: non c'era nient'altro che abiti da cerimonia, d'ogni forma e colore. Dal nero a colori più sgargianti come il blu e il rosso. Drappi, inserti in pizzo... accessori abbinabili erano tutti contenuti lì, come se un genio avesse esaudito un suo desiderio inespresso. La donna fece scorrere ogni abito come se sfogliasse una rivista di moda, prima che la sua attenzione fosse stata catturata da un lungo abito di un rosa sgargiante. Lo estrasse dall'armadio con la sua gruccia: era un abito in viscosa che doveva arrivare alle caviglie e presentava dei drappeggi laterali che si arricciavano in modo asimmetrico sui fianchi. Non resistette alla tentazione di provarlo: si tolse il completo di lino con cui si era svegliata, che non ricordava affatto di aver indossato di sua scelta.
"Vedo che hai già trovato la Caverna delle Meraviglie!" Olga trasalì. Era la voce di Soliman. Si coprì di riflesso il corpo con l'abito ancora appeso alla gruccia, mentre una sensazione di imbarazzo divampava sulle guance.
"Oh, ma dai." Disse Soliman che, una volta posato un vassoio di frutta sul tavolo intarsiato poco lontano, ora era a pochi centimetri da lei: "Chi pensi che ti abbia tolto la muta subacquea quando eri incosciente? Ti ho già vista." Olga lo guardò senza dire nulla, gli occhi pieni di stupore per ciò che aveva appena detto, pieni di gioia perché non era sparito. "Coraggio, provatelo, se ti piace. Questa sera dovrai indossarlo, se vorrai partecipare alla cena dell'ambasciata. E tu parteciperai con me, è deciso." Continuò lui guardandola. La sua voce era bassa e soffusa, come quando le aveva mormorato qualcosa settimane prima, durante le esercitazioni, in un momento sospeso.
Per tutta reazione, Olga lasciò cadere da parte l'abito rosa in un groviglio elegante. Abbracciò l'uomo davanti a sé, baciandolo con tutto l'impeto che aveva in corpo.