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Cara collega, ormai amica, ormai dalle strade irrimediabilmente separate
Ricordo ancora il primo giorno, in cui, entrambe succubi di un infausto esito, ci incrociammo gli sconosciuti sguardi in quell'aula di perdenti.
Ricordo la prima risata, il primo scherzo, le prime complicità. E le ore, giornate, settimane, mesi, anni passati come compagne di sedia, e tutte le lezioni non seguite, i ragazzi innamorati, le tirate di capelli.
Quante dormite, quanti sospiri, quanti pianti e quanti pasti, quante gioie e quanti dolori, e quanta generosa la tua mano, che ogni giorno mi imboccava le Merit, spesso anche le Marlboro, a volte qualche Winston blu, e le mie dita perennemente imbrattate dell'odore di quelle Brooklyn bianche, che tu tanto odiavi ma a cui sempre sorridevi.
Ricordo la merenda sempre divisa, tu col dolce e io col salato, tu con il the e io con l'acqua, sciaquati con un caffè che ci portava a inciampare su una lezione noiosa di cui non sapevamo manco il nome.
Le parole crociate, i disegni, le scritte, le tue felpe nere, le mie maniche corte, i nostri ricci che si intrecciavano in una comprensione reciproca che sapeva di casa. E il truccarsi inutilmente, la sfida a farsi le ciglia più lunghe o le guance più rosee, i litigi sugli stivaletti col tacco, sul mettersi i jeans o la gonna, rimanere al caldo o uscire sotto la pioggia, e le corriere che dovevi aspettare ogni giorno, la felicità della macchina, la canna post esame alla finestra, i biscotti di emergenza finiti, gli amari di tuo padre scolati, le partite a uno in cui vincevi sempre.
Ogni giorno le aule sapranno di te. Te, che mi hai condannata a terminare sola questo percorso, non riesco a sopportare nel vedere quanto dolore ti porti dentro, come se il mondo ti avesse portato una nuvola di pioggia dopo l'altra. Te, che voglio bene come una sorella, che mi hai fatta sentire ogni giorno come se ci fosse qualcosa per cui ne valeva la pena.
Tu, Giusy, sei sempre stata tu. Il mio studio eri tu. Il mio prendere quel bus 7 ogni santa mattina dieci minuti prima di quanto avrei voluto eri tu. I miei eccessi eri tu. La mia costanza eri tu.
Avrei voluto che ci fossi ancora tu