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COSA SUCCEDE QUANDO SMETTI DI DECORARE IL DOLORE
E LO LASCI ANDARE.
Hai mai portato un peso per così tanto tempo da dimenticare com’è
camminare senza?
18 Novembre ore 9.30
Torno a casa, spengo il telefono, apro le finestre per lasciare che l’odore, il
suono e l’energia della pioggia invadano lo spazio intorno a me. Dicono che
la pioggia aiuti a purificare. E’ di questo che ho bisogno.
Mi siedo di fronte a questa scatola, la osservo, è la mia l’ho creata io e mi ci
sono identificata per tanto tempo. E’ un grosso scatolone marrone di quelli da
trasloco, è talmente pieno che in alcuni punti anche lo scotch di rinforzo sta
cedendo. Contiene tanto, troppo. E’ pieno di senso di inadeguatezza,
disagio, vergogna, paura, dolore, ma contiene anche cose belle. Sono
talmente abituata a portare questa enorme scatola che ormai riesco a farlo
con una certa “grazia”. Nessuno sospetta di quel peso, solo il corpo urla, le
spalle s’incurvano, il collo s’irrigidisce, il cuore fatica per lo sforzo ma io
continuo a tenermela stretta perché tutto sommato ci sono dentro anche cose
buone e ormai ci sono abituata.
Portare i pesi con grazia è stato forse il grande inganno della mia vita. E’ una
cosa che da sempre mi riesce bene. Quindici anni fa durante una delle visite
post chemioterapia, il dottore si complimentò per la “grazia” con cui stavo
affrontando il percorso. Oggi penso che sia stata proprio questa capacità a
fregarmi. Non c’è grazia nella sopportazione, la resistenza se portata
all’eccesso è una trappola, ti convinci che tanto ce la fai, che sei talmente
forte da poter trasportare anche i pesi degli altri. Credi che prima o poi la vita
ti ripagherà per tutto il dolore che hai saputo tenerti dentro “con stile”, ma
intanto una parte di te quella che ti fa bruciare di passione e amore per la
vita, muore. Senza accorgermene mi sono ritrovata schiacciata da quel peso,
ma continuavo a sorridere perché è giusto così, perché non c’è nulla di cui
lamentarsi, apparentemente non ti manca niente e sopportare con grazia è
una cosa buona e io non voglio deludere gli altri.
Ma oggi ho capito che sopportare non è grazia, è una prigione subdola da cui
è difficile liberarsi. La grazia è leggerezza, libertà, amore per me stessa,
parole gentili, il coraggio di lasciar andare i pesi.
Stamattina riflettevo su tutte queste cose e sulla mia scatola, ho passato anni
a rimproverarmi per non essere abbastanza, ma adesso sono stanca di
giudicarmi, il passato non si cambia e io ho lottato per troppo tempo contro
me stessa nella convinzione di non andare bene: troppo timida, troppo
sensibile, troppo riflessiva tutto era sempre troppo. All’improvviso è arrivata
l’illuminazione: ciò che devo fare è smettere di riempire la scatola, di tentare
di decorarla o alleggerirla di tanto in tanto per poter continuare a sopportare il
suo peso. Forse il passo giusto da fare adesso è accogliere ciò che sono e
dire a me stessa:” Respira, va bene così”. Non devo dimostrare niente, non
devo diventare più brava, più performante, più realizzata devo semplicemente
vivere quello che sono oggi, una donna più consapevole che accoglie la
propria fragilità, che si accoglie con amore e non più con giudizio.
Questa è la promessa che faccio a me stessa: oggi lascio cadere la mia
scatola e proseguo libera di essere chi sono perché sono già abbastanza.
Accolgo, amo, esisto.
E tu quale scatola stai portando? E se invece di decorarla, alleggerirla,
giustificarla la lasciassi semplicemente cadere?
Questa è la prima lettera dalla Scatola che ho lasciato cadere.
Ci saranno altre lettere, altre stanze, altre liberazioni.
Se vuoi camminare con me resta
Nalix