Lettera a Diana

scritto da SinanCapudanPascià
Scritto 3 mesi fa • Pubblicato 3 mesi fa • Revisionato 3 mesi fa
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Testo: Lettera a Diana
di SinanCapudanPascià

Mia cara Diana,

tu starai dormendo, io veglio e ti penso. Così caotica, è così assurda questa nostra vita. Il tempo si è portato via buona parte della mia fantasia, quella di quando non sapevo cosa fosse la vita. Ora volentieri lo scorderei, e volentieri tornerei a correre sull’erba, come quando non sapevo cosa fosse l’amore, ma correvo per essere il migliore.D’altronde il tempo nessuno aspetta e molti lascia indietro, e arrancando per restare al passo non posso fare a meno di pensare a quello che sarà di me tra venti, trent’anni, quando la metà probabilmente sarà passata, e con giustificata malinconia potrò guardare indietro e ricordare com’ero. Sarai forse mia moglie, una fidanzata, una cara amica, o un’ombra di pallore e speranza, un mito, un ricordo sbiadito a cui pensare nelle sere più solitarie o negli anniversari ormai decaduti? Forse passeremo le nostre serate a leggere e fare l’amore, parlare della nostra paura, dei sogni, delle idee, dell’amore, finché la notte e la stanchezza non ci chiuda gli occhi. Forse ci incontreremo di tanto in tanto di fronte a una cioccolata, in qualche lontana città del nord, e allora il freddo e il vento mi riporteranno il tuo sorriso di qualche inverno fa, amore mio, quanto tempo fa. Ormai sei fondamentale, un ombra o un furore metallico e bianco tra i miei pensieri, odore di libri, cioccolata alle macchinette, matematica, Ameliè e poesia. Il vento di San Pietroburgo, la polvere soffice e bianca di una biblioteca, un previet detto a un turista magari nemmeno russo, il gre-gre di ranelle nei fossi e nei laghetti di queste mie montagne, magari un arpeggio di re-sol-re-mi, sicuramente il mio ordine discreto dentro al cuore.

Grazie a te ho una barca da scrivere, ho un treno da perdere. Ma se ti svegli e hai ancora paura, ridammi la mano, che importa se sono caduto, se sono lontano?

Tu magari non sai, o non vuoi sapere, o temi di ferirmi? Ma mia cara, tu al mio cuore non puoi fare del male. Forse puoi sollevarlo dai dolori e da angosce antiche, forse trascinarmi fuori dalla malinconia, ascoltarlo con la testa sul mio petto o tuonare nel buio e nell’amore, ma ferirlo no. Che amore è quello che passa e fa più male che bene?

Io ti amo. 

In vita mia l’ho detto poco, l’avrò pur detto male, ma a te lo dico con tutta la serenità che questa notte atroce mi concede. Con tranquillità te lo sussurrerei all’orecchio, con affetto quasi fraterno lo canticchierei carezzandoti i capelli, felicemente lo griderei sulle tue labbre lucide e imbronciate nel freddo di un inverno che tarda a venire.

Amore mio, mia innocenza, anima mia, le stelle corrono nel cielo ormai pallido, l’alba e un giorno nuovo si avvicinano.

Tu dormi tranquilla, mi sembra di vederti, così lontana e stanca, un guizzo di ciglia e poi il sonno. Se ieri è finito in una fuga assurda, domani porterà un coraggio tutto nuovo, forse la felicità?

Baci, G.

Lettera a Diana testo di SinanCapudanPascià
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