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Matteo aveva trentotto anni, una scrivania che puzzava di toner e una vita che odorava di “tanto vale”.
Lavorava in un ufficio così noioso che persino i cactus avevano chiesto il trasferimento.
Una sera, tornando a casa, trovò un volantino infilato nella buca delle lettere:
“Noleggio Angeli. Aiuto divino a ore. Prezzi modici, risultati variabili.”
Sotto, un numero: 348-666-ANGEL.
Matteo rise. Poi, non sapendo bene perché, chiamò.
L’arrivo di Uriel
Due ore dopo, il campanello trillò.
Sulla soglia c’era un tipo in camicia bianca, scarpe da ginnastica e occhiaie degne di una miniserie nordica.
“Salve. Sono Uriel. Angelo terzo grado. Turno notturno. Firmi qui per la copertura assicurativa.”
“Un angelo? Lei scherza, vero?”“Vorrei, ma sono in straordinario. Ha richiesto assistenza emotiva o esistenziale?”
“Ehm… non lo so. Ho solo chiamato.”“Perfetto. Il pacchetto base ‘Non lo so’ prevede sei ore di guida spirituale leggera e un miracolo minore. Vuole aggiungere l’opzione fidanzamento?”“No grazie, ho già abbastanza disastri.”
Uriel sospirò.
“Lo dicono tutti.”
Sei ore di miracoli sbagliati
La prima ora, Uriel provò a sistemare la pianta morta di Matteo.
Risultato: adesso la pianta parlava, ma solo per lamentarsi.
La seconda ora, tentò un “miracolo economico”.
Gli versò in mano trenta euro… ma erano in dracme.
Alla terza ora, Matteo iniziò a ridere.
A ridere davvero, di gusto.
Per la prima volta dopo mesi.
Uriel lo guardò e disse:
“Questo vale più di qualsiasi miracolo. A noi lassù non lo insegnano, ma la risata è l’unica preghiera che Dio non ignora mai.”
Poi si appoggiò allo schienale, guardando il soffitto.
“Sa, Matteo, noi angeli non siamo perfetti. Siamo solo impiegati con troppo senso di colpa. A volte ci mandano da voi non per aiutarvi, ma perché siete voi che dovete ricordarci come si ride.”
Matteo rimase zitto.
Poi, piano, disse:
“E funziona anche al contrario. Io avevo dimenticato che si poteva ridere con un fallimento in corso.”
Il miracolo minore
All’alba, Uriel preparò un caffè.
Sbadigliò.
“È ora di andare. Ho un turno alle 7 con una signora che vuole riconciliarsi con il frigorifero.”
“Posso chiedere una cosa?” disse Matteo. “Il mio miracolo minore, qual era?”
Uriel sorrise.
“Te l’ho già fatto. Hai dormito sette ore di fila, e non hai sognato niente di triste. Ti sembra poco?”
E scomparve, lasciando solo un biglietto con scritto:
“Quando la vita non migliora, migliora tu. È la stessa cosa, ma vista dal lato giusto.”
Epilogo
Matteo non raccontò mai a nessuno dell’angelo.
Solo ogni tanto, nei giorni storti, lasciava una sedia libera in cucina.
E rideva da solo, davanti al suo caffè tiepido, pensando che forse il cielo non è poi così lontano — a volte basta un sorriso per farlo scendere giù.