La cosa più difficile al mondo...

scritto da amcozza
Scritto 22 anni fa • Pubblicato 19 anni fa • Revisionato 19 anni fa
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Testo: La cosa più difficile al mondo...
di amcozza


'La cosa più difficile al mondo e mettersi al diapason dell'essere, e afferrarne il tono' - (E.M.Cioran)

(31-12-2003)-Procurarsi un diapason, farlo vibrare, afferrare l'intonazione che si accorda con le voci spontanee della vita è l'atto che compie chi voglia avviare il solfeggiare di un autentico esistere. Era questo tentativo che io ricordo di aver intrapreso, se il pensiero sereno a te ritorna, sola e impertubabile amica di cui vorrei dimenticare, se potessi, pure il nome. Quando e se leggerai questa lettera io non so, pure immagino che scrivendola contravvengo a quanto goffamente impostomi e dichiarato nelle prime righe di quella del 25 novembre ma non ti puoi stupire se in forma scritta ancora a te mi rivolgo poiché tanto avevo anticipato con l'ultimo SMS '..ti scriverò una lettera solo.'. Cuore amante col le sue pretese, sai, ignora le arcigne puntigliosità istigate dalla ragione! Ho rimuginato per giorni se era il caso di farlo; accoppato dal tuo ennesimo 'NO!' ho sofferto, soffro tutt'ora in silenzio, senza trovare alcun sollievo e sempre più incapace di governare le mie azioni vengo sopraffatto da una tristezza che mai potrai immaginare. Ma oltre la commiserazione, da te che posso aspettarmi? In quest'attimo ancora mi chiedo se insensato e inutile, devo pur compiere questo suppletivo atto sottomissivo per raggiungere l'apice dell'idiozia. La rappresentazione della mia stupidità affettiva con un fiasco si era conclusa credevo, poi tu pubblicando '..guarda, Michele mi sfugge..', hai ancora, ignara e rea forse, causato che ritornassi sulla scena per compensare con altri fischi aggiuntivi il mio sentimento: sono riapparso e mi hai detto che avevo frainteso! Mentendo (l'ho appurato dopo per intuizione) hai sostenuto che altri avevano reclamato che io riapparissi da dietro le quinte. Non so cosa ti inducesse a far rimbalzare quell'eco, perché non approvavi il mio evitarti assoluto e il tenermi distaccato; penso che non accettavi di veder decadere la tua figura da assoluto ideale a insignificante reale, di essere relegata a fredda estranea spettatrice del mio stare al mondo dopo essere stata prima attrice e produttrice di felicità in taluni momenti dei miei fortunati giorni. Quando si è amaramente capito che niente è, che le cose non meritano neanche lo status di apparenza, che qualcuno, allergico a nuove essenze, lascia deliberatamente svaporare il principio attivo di vita che può esserci in una bolla di speranza, allora non si pensa più a ricoprire la propria nudità; a chi ci ignora, non si riconosce alcuna altra facoltà di giudicare chi siamo e di esprimersi sui nostri comportamenti. Espulso e de-fascinato, con lucidità sofferente, più non gli accreditiamo prerogative affettive, proiezioni progettuali; né accresce o sminuisce, il confessare un sentimento puro che non viene accolto, la nostra dignità di uomo. Con un sottile infantile gioco di sofisticata strategia restituiamo quanto in termini di percezione vicinanza e comprensione avevamo raccolto. Inesistenti noi, inesistenti gli altri: penoso gioco a somma zero! Ogni idolo può essere distrutto e nulla vale ricordarci che pure, un giorno affascinati, ci prostrammo ai suoi piedi. E' tanto amaro, doloroso, tremendo rassegnarsi e accettare che ciò che volevamo credere, era solo disperata illusione. Decaduti, abbiamo bisogno di distaccarci dalle fonte che ci procura sofferenza, dobbiamo farci muti per non sentirci più incompresi! Nessun travaglio, a differenza di quanto tu potevi credere, poiché nessuna contrapposizione di istanze diverse era in me. Io ho sempre saputo, da quando ti ho conosciuta, cosa cercare, l' ho cercato e non trovato: te! Nessuno saprà che mai sarò rassegnato a rinunciarvi finché vivo. La spietata consapevolezza di non poterti nullificare, nonostante le tue ripetute garbate defenestrazioni, era ed è il mio male oscuro, il cancro d'anima, l'ANNITE da cui non guarirò mai. Un patrimonio affettivo per te accumulato potrai a tuo piacimento disconoscere o dilapidare come meglio crederai, io non possiedo altro di prezioso. Non rimarginano, a volte, che dopo lungo tempo le ferite della delusione: subite le sue stoccate, con un palliativo ingannevole, tentiamo di rimediare un breve sollievo pur se non annulliamo il loro bruciore. In ogni umiliazione del cuore c'è un primo e un secondo tempo. E' nel secondo che vediamo gli smottamenti dell'avvenire, che la memoria accumula orizzonti crollati. Ma dopotutto non posso biasimarti se con fermezza hai ribadito l'impossibilità che tra noi qualcosa potesse prendere vita; mi sono guardato allo specchio e come non darti ragione! In 'La bella e la bestia', è diverso! Mi torna alla mente..ma quella è una favola... Ti ho stretto l'ultima volta la mano e avvertito oltre un gelo il suo senso di repulsa, registrato la paura nei tuoi occhi che io potessi stringerla e trattenerla ancora un poco. Sensazione come e quanto stridente con quella avvertita e registrata il giorno in cui ancora in un sogno credevo! Allora anche l'altra tua mano si era accostata e stretta calorosa alla mia...Cosa sento e provo, poco conta e a nessuno importa: neanche a te! Scartati dal cuore e rifiutati dalla mente ne prendiamo coscienza, respinti ci appartiamo nell'angolo di solitudine da cui volevamo staccarci. Se nulla di noi comunicato viene captato da sonde affettive, se amore diffuso non penetra e discende altro cuore, se lì non avvia metamorfosi esistenziali che cosa più siamo noi? Che sono io oggi? L'errore è che spesso si presuppone e si accredita una predisposizione emotiva incline a percepire, una voglia e il coraggio fattuale di voler imbellettare la propria vita, consapevoli che poi impedito sarà per sempre da un tempo irreversibile. Per i rassegnati dormienti incapaci di abbozzare una rete di diverse relazioni tra i viventi altra esperienza straordinaria non può essere vissuta se non nelle modalità suggerite dai parametri protettivi e sicuri di un auto convincimento sperimentato. Ah quanto si lasciano tiranneggiare dal proprio fondamentalismo! Io non ci riesco purtroppo. Non vi possono essere altre scoperte estetiche e emozionali quando si è pietrificato l'impasto con cui si erige il senso dell'avventura di essere, quando l'animo non sa più formulare altre combinazioni oltre le sparute singolarità che ha conosciuto. Cosa può stupirci se i nostri pensieri, le aspettative, i nostri occhi, gravitano sempre entro un'invariabile univoca orbita? Se perdiamo, in una situazione inconsueta, la capacità di immaginare, di fantasticare, di realizzare un'idea, di amare, fosse pure un fantasma scimunito, allora ci siamo ridotti a creature sterili incapaci di concepire qualcosa di diverso da quanto arci-familiare e tristemente sclerotizzato nella chiusa coscienza. Perché qualcosa sia rimosso in una fissa esistenza, se la riconosciamo deludente e difettiva, è necessario un'azione, l'abbrivio di una forza interiore capace di vincere l'inerzia generata dall'abitudine. Sangue freddo, ragione, amministrazione controllata dei desideri non possono dare stupore, creare tumulti interiori. Tra tutte le virtù dell'uomo, gli sgorghi di innocenza e di spontaneità rappresentano la fonte più antica e genuina dello stupore. Lo stupore che è meraviglia, affascino, incanto: l'inizio di ogni nuovo percorso futuribile. Noi abbiamo chiuso irrecuperabilmente le porte a questa gioia che, seppur latente, è sospesa come una sfera di cristallo che contiene l'universo intero e tutto il nitore della neve. L'innocenza di un impulso, il suo irrompere è balbettio che risuona e vuole essere ascoltato: ignora e non riconosce le austere regole del 'buon parlare', contravviene ad ogni costrutto che ne vincoli l'articolazione, vuole solo attraversare l'aria ignorando confini e percorsi già tracciati! Il cuore che vuole creare accadimenti si muove anche su un terreno cedevole e non solo su terreni consolidati e lo fa con andatura non esitante, la luce che intravede oltre il muro della sua alta siepe compensa l'insicurezza della sua andatura; l'irrispettoso avanguardastico infrangere della realtà data non si frena, non si inibisce la voglia istintuale di sapere cosa oltre vi sia; il timore, una volta tanto, non realizza i suoi controlli. Più che essere suddito il cuore deve signoreggiare la vita se vuol ritrovare palpiti. Ma se ognuno poi si lascia torturare dalle proprie paure e rinuncia, senza saperlo forse già agonizza! Incomprensibile? Ma cosa vi è di esaustivo e totalmente comprensibile, abbiamo l'umiltà di ammetterlo: noi siamo quasi ciechi fin dalla nascita e ci attribuiamo l'insensata facoltà e presunzione di saper vedere lontano e, anche quando guardiamo ad un passo dal nostro naso, l'ombra dei nostri pregiudizi non favorisce comprensioni e chiarie. Se non ci soccorrono fantasia, immaginazione e coraggio cosa vediamo con i nostri limitati sensi? Ma quando le pregnanze, da questi dispiegate, sono interiorizzate nasce nel cuore e nella mente la voglia di vederle comparire fattuali negli attimi di eterno che si vivono. Quando le contrapponi allo squallore, alle pochezze e ai decadimenti che vivi, vuoi afferrare una consistenza fuori di te e idealmente ti avventuri oltre il determinato quotidiano che ti circuisce e delimita. E' il tuo nuovo saperti indifeso, l'assenza di congetture su gli effetti del tuo muoverti che stupisce. E io volevo stupirti e stupire la mia vita, volevo che ancora a qualcosa puntassimo, che un affetto scoprissimo e concordi lo eleggessimo punto di attrazione verso cui convergere per lasciarci alle spalle la squallida mortuaria solitudine, superare i nostri smarrimenti, fare qualche saltello prima di diventare claudicanti! E tu sai che per questo ho rimesso in discussione un'intera esistenza e turbato definitivamente e irreversibilmente la quiete dell'animo dei miei familiari. Daccapo la mia vita è a picco sul vuoto, su uno strapiombo ora procedo e non posso voltarmi a guardarti : i tuoi occhi estranei non mi lascerebbero intravedere nessuna possibilità di salvezza ed io perduta quell'innocenza devo stare attento a dove pongo i miei passi. Perchè nulla deve essere brutta testarda! Tra poche ore sarà un nuovo anno ma che ci sarà di nuovo nella mia vita, nella tua! Perché hai voluto che così fosse? Sarebbe bastato che tu per una volta mi avessi preso sottobraccio, guardato con occhi lucidi, lasciato fuggire un rossore sul tuo volto...confessato un timido progetto di prospettive senza calcolo per un breve futuro. Quando leggerai questa lettera io non so quale direzione avrà preso la mia vita ma una cosa è certa: tu sarai ovunque e ancora con me, nella mia mente, nel mio cuore e poco importa se stranita dal non aver saputo io accettare la tua sola amicizia mi ignorerai, se accasciato sarò da punzecchiature di tristezza infinita. Anche se tu avessi sospettato un inganno, la ricerca da parte mia di una distrazione, un pagliaio di frottole che dopo aver preso fuoco avrebbe lasciato solo cenere o altro, un lampante e costante cercarti avrebbe dovuto convincerti del contrario, rassicurarti sulla bontà dei miei proponimenti. L'orgoglio stupido che è in me e che ripudio (ogni altra umana debolezza si rivela tale di fronte allo scomparire certo di ognuno di noi !), pur ostentato quando ti incontro e ti evito, tenta di mascherare ma con insuccesso la patina di indifferenza in cui mi avvolgo per non subire l'affronto micidiale del tuo cuore che mi ha esiliato lontano. Ma non sentirti vittoriosa perché se io ho perso tutto pure tu hai perso qualcosa: hai perso il piacere dell'attraversamento di una tenerezza innocente, il conforto e il tepore di un sorriso interiore, la presenza reale di un uomo che pur di pessima apparenza sappia ancora però farti sentire destinataria di un sentimento, l'innesco possibile di un pensiero che ti ricordi di essere donna, di essere desiderata...


(1-01-2004)- (Riprendo da dove ieri sera ho dovuto interrompere per prendere parte alla messa in scena del cerimoniale con cui si discretizza un tempo continuo: vecchio..nuovo anno, ultimo ..primo. Ho approfittato dell'ora zero dell'evento per raggiungerti ancora per un istante: presentatosi l'alibi ti ho inviato gli auguri obbedendo non ad una convenzione ma ad un impulso, ad una esigenza emotiva e affettiva, scelto di cadere inane nuovamente nel tuo campo gravitazionale. Ah sapessi quante volte nel giorno io vorrei raggiungerti, quante volte passi per la mia mente e il cuore ti cerca ! Tu mi hai pure risposto (alle 7.33 ?) questa mattina! Buon inizio, ma di cosa? Perché ti sei sentita obbligata a contraccambiare cortesemente quella che secondo la mia percezione, ora, è puro tuo atto formale o hai voluto raggiungermi con un fatto vistoso generato dal cristiano perbenismo della tua educazione che tanto prescriveva? Hai per caso pensato, riflettuto, chiamando a raccolta pure le sospette esentinelle del cuore, che anche in mezzo a tanta gente che mi circondava, dalle quali, solo volendo, avrei potuto raccogliere tutto il necessario per obliarti e scacciarti in quell'attimo, pur a te correvo disperatamente con nel cuore una gran pena? Avrei potuto avvicinarti là dove ti avevo scorto ieri mattina e scambiare ugualmente gli auguri, interpetrare la parte del disinvolto amico ed essere quello che non sono, così sarei stato falso perchè il cuore tanto non avrebbe sentito in quel momento. E' qui la differenza tra noi due: io ciò che vivo, se qualcosa è dentro di me, voglio viverlo intensamente, genuinamente e senza mezze misure, non ho necessità di farlo apparire ma di sentirlo e condividerlo, spartirlo con la persona che il cuore ha eletto come sua prediletta. Io quasi mi apparto dal mondo, nel mio spazio non può esserci un'estranea presenza, mal o per niente la tollero, nessuno al di là della persona con cui voglio consumare quel momento, quell'atto, quel gesto: chiunque altro è ingombro che ostacola la luce di quell'attimo. Da qui la mia ripetuta richiesta di incontrarti da sola...Ma queste son cose ripeture e passate: le verdi attese son tutte ingiallite sull'albero della vita in questo ultimo strascico di esistenza autunnale, mio inverno. Dobbiamo capacitarci mio cuore: non vi sono sorprese che ci attendono e nulla riscatta il tempo che abbiamo perduto inseguendo chimere. Diamo un po' di tempo (un paio di mesi mi pare che dissi) a colei a cui siamo indifferenti: maturi e completi le fasi del suo distacco definitivo e ci oblii, poi tutto ritornerà come prima. Lasciamo che chi ci respinge nell'ombra a nostra insaputa pure ci derida! E' questa una delle leggi spietate a cui è soggetta la vita degli uomini: diventare nulla anche dopo aver creduto di essere stata al centro del mondo! Sconosciuti altri ci passeranno accanto, altra gente nel giorno, a cui estranea è ogni nostra vicenda, ci guarderà con occhi vuoti o con pettegoli lampi di curiosità sfrontata. Questa è la solitudine: così io la intendo! Di cose simili non si vive. Anna pensa a quante volte mi hai spinto nel baratro di questi pensieri! Potessi conoscere il tuo tallone di Achille, lo strato più cedevole della tua consistenza, tenterei con più fortuna altre sortite per raggiungerti ma quale speranza...quale speranza tu mi hai mai offerto!

'..una sola lettera...', l' ho scritta, libera sei tu, prigioniero del tuo ricordo io. Più nulla.'

Così, con tali parole vorrei concludere questa lettera, porre fine allo strazio che mi dai e non voltarmi più indietro quando avverto invisibile o reale ma prepotente il tuo richiamo, non so farlo, non ho abbastanza fermezza! Nei sentimenti non ho la stoffa del grande uomo, la sublime energia per cancellarti dalla mia vita. Non posso, ci vorrebbero troppi anni, mi manca il tempo per distruggerti, l'età mi ha svigorito e non ho altra forza nel cuore! Non mi aspetto un tuo slancio che mi soccorra. Lo sai, contrariamente a quanto tu predichi, io non credo ai miracoli! Mi ricopro di ridicolo, rinuncio alla mia dignità; angelo rasento il cielo, imbecille affogo nella melma dello stagno; mi lascio tormentare, mi rotolo tra rovi di amore impossibile e sanguino non soccorso; soffro gli accessi di un sentimento non corrisposto. Si, di pure che ho smarrito ogni normale senso delle cose! Forse! Ma credi tu che poi, in fondo in fondo, la tua e la mia vita abbiano un senso? Ah, quanti sforzi vanificati per farti intendere la robustezza di questo sentimento, la sua nobiltà e la sua disperazione, la sua tenacia, il suo contrapporsi al vuoto che ci aspetta. Almeno mi avessi detto una volta sola: Michele, so che mi ami! Compita e contingentata nelle ammissioni, contratta nelle spontanee espansioni, cauta nella scelta delle parole, mai compromettenti, non potevi che riconoscere con appena sufficienza un formale sentimento che rispettavi. Avessi almeno potuto respirare la vanità della donna pavoneggiante che si sente corteggiata! Pure una clarissa avrebbe per un frangente tradito di essere stata donna nel mondo! Devo immaginarti tanto timida e distaccata ? E' così o io davvero sono tanto presbite e daltonico? Solo le punte aguzze delle lance che fermavano la carica della cavalleria delle mie parole, spianate e brandite nitide ho sempre scorte! Perchè non tramuti in piacere di essere questo potere di morte che su me hai?...chiedilo, chiedilo al tuo cuore.. Abbandona la tua solida corazza protettiva, portati alla luce dove io ti possa guardare come terso cielo aperto, fa che riprenda cura di me stesso per questo poco che mi resta da vivere, esaltami con un entusiasmo nato per una tua parola d'affetto; regga il tuo sguardo lo spirito di questo mio amore franco e innocente, piccola piccola cosa al cospetto dell'immane nullità di ogni cosa..Cosa puoi temere da me se mi mostri te stessa? Io non l'ho fatto? Non mi abbandonare Anna. La logica massacra la vita, non la favorisce.. non la consola! Non condannarmi a perderti, sia solo un evento naturale a impedirmi l'unica cosa in cui ancora voglio credere..Valorizza queste parole, raccogline i fermenti, misura la loro tensione: parole quasi disperate Anna ma parole d'amore. Ripercorri tutto il loro cammino e dialoga con esse, non dimenticare da quanto vengono lontane! Affidati ad esse come io mi affido alla bifida speranza: che tu, illuminata, un giorno le riconosca semenza genuina. Accoglimi in maniera costante stabile e familiare tra i tuoi pensieri, accettami compagno quando sola ti senti, accostati all'animo mio senza insicurezze; fammi sentire importante e non un inutile involucro di carne squassato dall'indifferenza del tuo cuore. Non ricordi la mia promessa di non lasciarti sola? Quando mi sono allontanto realmente talvolta, pur distante, non ti ho sempre raggiunta? Che altro posso dirti, dimmi ? Giudica le cose per il loro principale vero valore, credi con fede alle mie sofferte implorazioni; dalle credito non più di quanto ti richiedono e pensa se qualcuno ancora troverai che possa parlarti in maniera così accorata. Non vale il loro calore più del gelo della tua solitudine sicura? Non mi inginocchio ma pure ancora umilmente ti prego, dammi un'occasione per dimostarti che tu puoi rivalutare la mia vita, come io la tua, che posso vivere di un tuo dolce sorriso, che possiamo ritrovarci, svegli in un sogno, nel mezzo di un giorno. Non ascoltarmi a sangue freddo Anna ....non ho più forza di parlare: fa che questo sia davvero un nuovo anno, un'altro tempo per te, per me...qualcosa di bello e reale inghirlandi questa scialba mia esistenza; con uno sforzo d'anima riconoscimi per quello che sono e tanti ignorano. Non tendermi fino allo spasimo. Non ho dove andare, non so cosa fare, non ho altro punto di riferimento, ho perso tutto... Non ti chiedo molto.. posso accontentarmi anche di quel poco che vorrai darmi: ma vero affetto, se amore non puoi darmi; no.. no Anna, non spendibile amicizia, non l'alterezza del tuo cuore indifferente che umilia il mio tremante e indifeso sentimento. Una soluzione, se non mi sbaglio e tu non soffochi te stessa, ci deve pure essere! Non ascoltarmi a sangue freddo Anna, non spendiamo il tempo unico che ci è dato senza nessuno arricchimento vitale, non perpetrare un'ingiustizia con le armi e l'alibi della ragione, afferra il senso del vivere, per una volta e per lui e con lui sbarazza tutti i tuoi e i miei nemici. E' questa la mia unica ostinata possibile speranza per non andare in dannazione: un rintenerire improvviso del tuo cuore, una resurrezione! Al di là di tutte le copertine dei fatti della mia vita, Anna, comunque tu ci creda o no, l'amore, così come mi è dato intenderlo, io non l'ho mai conosciuto davvero (potrei parlartene quando e se lo vorrai). E' questo che oggi fa sì che tu imperi nel mio cuore: è questa incompiutezza che mi da la forza per non espellere il tuo nome dalla mia vita. E' per questo che combatto i tuoi 'no' e lo farò fino a che non mi sarà materialmente impedito: ho diritto per una volta di essere quello che avrei voluto e pure se mi sarò sbagliato me ne andrò almeno senza rimpianto per non averlo fatto. Consulta di nuovo il tuo cuore e il tuo Dio, forse quest'ultimo, se davvero come tu credi esiste, se non mente ed è onesto e imparziale, saprà convincerti della purezza del mio cuore e infonderti il coraggio che non hai per fronteggiare i tuoi dubbi, suggerirti di riscrivere o revisionare i tuoi formalismi. Non lasciarmi attendere invano, semplifica la mia esistenza senza annullarmi, convertimi ad una ragione di esistere e rincontri io la serenità che da tanto ho smarrito; accostati e accompagnami come puoi in quest'ultimo tratto di vita. L'amore se davvero non è un'atavica insulsa invenzione senza senso, se non è gratuito libertinaggio o cieco scatenamento di istinti primordiali non può essere una colpa, mai! Ovunque nel mondo i guardiani assodati dal controllo sociale cercano di addomesticarlo e lo impastoiano con leggi e precetti morali, ma quanto si sente oppresso e più non regge il giogo del morso sempre trova un modo per liberarsi e affermare il suo naturale libero esistere, può anche vivere nell'ombra, furtivo, ma libero quando respira! Soffia la polvere fosforea dalle mie parole e afferra il senso dei sottostanti pensieri: è un uomo, solo un povero uomo innamorato che ti scrive, non un vanesio impostore erudito dal cuore vuoto....

-Sono le 7.25 del 3 gennaio, è dalle tre che sono sveglio. Devo aver avuto la febbre, sono influenzato...Ho riletto e riletto quanto tu poi forse leggerai: è un pò come starti vicino. Vorrei mandarti un messaggio per annunciare questa lettera e ho paura, paura che tu ancora renderai come questo cielo ora, tinto di nero e gelido, la mia vita: possa io per una volta sbagliarmi sulle tue intenzioni, oltre la speranza mi hai tolto anche il sonno..cosa altro vuoi togliermi? Se mai leggerai tanto, se la lettera non mi sarà tornata indietro, se l'hai letta fammelo sapere, spreca qualche parola al cellulare alla fine di queste righe! Fino ad allora io non avrò il coraggio di farmi risentire: le stesse mie parole rilasciate nelle ultime settimane in momenti di esasperazione mi intimidiscono, debole si fa il coraggio di affrontare il tuo giudizio e le tue reazioni. Non sono sfacciato e insensibile e mi preoccupo dell'effeto sortito da parole che possono suscitare risentimento o ferire la sensibilità di persone care che mai avremmo voluto che ne fossero destinatarie. E' solo il dolore che mi inasprisce. Soffrirò in silenzio e non potrai ignorarlo; privato anche di questo sfogo di scriverti che quasi ti rubo, sfogo che per me è vita, sfogo con cui riesco un pò a tamponare il grande vuoto che spalanchi che farei? Visto ogni ponte comunicativo interiore tra te e me interrotto, io mi vedrò perso, sospeso a mezz'aria, isolato.. solo. Asseconda il mio cuore, concedi a queste sfiduciate ossessive, stanche, monotone parole di convertirsi in serene parole d'amore; qualcosa ti possono pure dare e tu non lo sai...Credi, in tutta sincerità, che io a te possa rinunciare ? Se così fosse allora perchè questa ennesima lettera...
La cosa più difficile al mondo... testo di amcozza
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