Sensazioni provenienti dal subconscio

scritto da Claudio51
Scritto 7 giorni fa • Pubblicato 3 giorni fa • Revisionato 2 giorni fa
0 0 0

Autore del testo

Immagine di Claudio51
Autore del testo Claudio51

Testo: Sensazioni provenienti dal subconscio
di Claudio51

Era una piacevole mattinata primaverile, con un vento delicato che parevano carezze di mamma al suo piccolo bambino ancora assonnato
e desideroso di coccole. Fuori gli uccellini cinguettavano allegramente svolazzando di frasca in frasca, col sole che piano piano schiariva la notte, mostrando riverberi di rugiada che parevano perle scintillanti nell' atto di dare il buongiorno all'aurora, mentre il cielo, ancora cupo, si tingeva di un azzurro sempre più saturo e brillante, e piccole isole di rosa che si sfumavano in occhi colmi di meraviglia, e poesia che dona serenità al cuore nel eisveglio di una coscienza sempre più attiva d desiderosa d' amore, che si insinua nello spirito della gente per donare pace e serenità; respiri di Primavera che fanno fiorire la campagna e addolciscono i pensieri, messi a dura prova dalle difficoltà quotidiane. Nel sontuoso castello, dal nome che è tutto un programma: la Casa delle Stelle; che dal fastigio della collina dominava il paesaggio, ancora brumoso all'orizzonte, fervevano i preparativi per la colazione dei nobili signori, ricchi proprietari terrieri che comandavano il granducato di Malona, ricco di storia e di usanze tramandate da padre in figlio, da generazioni, diventate col passare del tempo, icone che si ripetevano sistematicamente ogni giorno, anno dopo anno, migliorandosi di volta in volta fino a diventare riti sacri che avevano la loro festa di commemorazione nelle idi di Giugno; riti che coinvolgevano intere comunità, portando nel loro grembo superstizioni dure a morire, condizionanti. Entravano nella mente creando un muro insormontabile che divideva le coscienze,psicosi di massa inconsapevole intrisa di confort; conformismo utile all'elite per mantenere il controllo sulla popolazione, sui popoli con false esche che davano parvenza di democrazia, ma che in realtà era una dittatura dura, restrittiva e repressiva che toglieva la libertà, che incatenava mani e piedi a ignari schiavi, felici più o meno nella loro schiavitù confortevole, indotta con la malizia di avidi collezionisti di denaro e di proprietà, insensibili alle difficoltà e ai dolori altrui, sui quali conducevano speculazioni selvagge invece di lenire e confortare. Da una delle infinite stanze del castello, uno scampanellio insistente chiamò a raccolta uno dei tanti servitori della ricca e potente famiglia, che, dopo avere bussato alla porta, ebbe libero accesso a entrare.
" Buongiorno signora duchessa, comandi! 
" Non riesco a dormire, Bert... Stamani c' è un ci ci ci che non finisce mai,vai Bert, disperdi quei disturbatori seriali!. "
" Sarà fatto duchessa. " Si dileguò con un inchino. Scendendo la magnifica scalinata in marmo di Carrara, pensando: che fastidio gli daranno mai degli uccellini coi loro gorgheggi; valli a capirte questi nobili, sembra che a loro sia tutto dovuto, solo perchè hanno un titolo nobiliare da ostentare:Pretendono che anche la natura sottostia ai loro ordini... Vai Bert!... Vai a scacciare questi  (disturbatori seriali ) piccoli tesori che con la loro presenza allietano le giornate; che mestiere ingrato il servitore, schiavo a tutti gli effetti. Manca solo che mi ordinino di cambiare il clima a loro gradimento. " 
Col passo lesto per non perdere tempo, scese nei giardini, parte all' italiana e parte in stile inglese. Alla sua vista uno stormo di passeri si alzò in volo allontanandosi dalla villa, quasi come se avessero capito l' antifona. Il frullar d' ali fu l' ultimo fastidio che arrecarono alla nobile donna sulla quarantina. Una grande quantità di fiori e colori dominavano il paradiso davanti ai suoi occhi, col profumo piacevole che dominava nell' aria e andava a ingioiellare il laghetto artificiale più in basso, decorato elegantemente con statue in marmo bianco di Carrara, che rappresentavano gli dei della mitologia greca, con in primo piano Zeus, che impugnava un fulmine nell' atto di lanciarlo. Poi c' era Era, dea del matrimonio e della famiglia, Poseidone che controllava i mari ed i terremoti, col suo tridente, Atena, dea della saggezza, della strategia e della guerra giusta, che poi è tutto un dire: nessuna guerra è giusta. e via via gli altri: Apollo, dio della musica della poesia e della guarigione. Artemide, dea della caccia e della natura selvaggia; Afrodite, dea dell' amore e della bellezza. Ares, dio della guerra sanguinaria; Demetra, dea dell' agricoltura. Efesto, dio del fuoco e della metallurgia. Ermes, messaggero degli dei e Dionisio, dio del vino e dell' estasi. L' insieme era uno spettacolo coloristico, un caleidoscopio di colori che ingentiliva l' aria, e profumato. Le aiuole si riempivano di tulipani e narcisi, giacinti e primule che sbocciavano con abbondanza, esaltando tonalità vivaci di rosso, giallo viola e bianco. Ciliegi e peschi in fiore creavano abbagli rosa e bianchi che danzavano nel vento. Sentieri lastricati di pietra porfido, serpeggiavano tra prati e aiuole punteggiati di margherite, tarassachi  viole del pensiero e azalee.
Ai margini del parco, cespugli di rose in fiopre e ortensie, coloravano l' ambiente con le loro sfumature delicate. Il profumo dolce dei fiori si mescolava con l' aria, invitando a passeggiare e a godere degli effetti dell'esplosione della natura; un luogo ideale per rilassarsi e ammirare la bellezza della rinascita della Primavera.
Come in un sogno, quel tempo e quei luoghi svanirono nell' incoscienza di un vissuto lontano nel passato, in cui era un umile servitore di una nobile famiglia, rappresentante di alta aristocrazia, un ducato che deteneva poteri militari e civili. Naturalmente il sogno che non era tale, durò una vita intera. Bert non era più Bert: nella nuova esistenza era un direttore di banca e si chiamava Federico Emilia, un nome maschile e un cognome nome femminile, ignaro del suo vissuto atavico al servizio di un potente Duca che dominava un territorio immenso. Fino dalla più tenera età era attirato dai piccoli volatili, uccelli in generale. Via via che il tempo trascorreva, la passione aumentava, con l' amore verso quelle piccole creature che cresceva, fino ad andare nei punti vendita per comprarli e successivamente rendere loro la libertà che gli era stata tolta, e cosa più straordinaria che rara, pareva che gli uccellini capissero le sue intenzioni; infatti molti, dopo il primo volo tornavano sulla sua mano cinguettando allegramente e guardandolo con i loro occhietti dolci per far capire la loro felicità, per ringraziarlo; prima di spiccare ancora il volo e disperdersi tra la vegetazione, nello stormir di foglie al vento che sembrava aprir loro porte verso mondi sconosciuti, dove la libertà di un battere d' ali era un sorriso che dipingeva il cielo d' azzurro e il sole di splendore. C' era un qualcosa in quei piccoli tesori che lo attirava, sentiva che in qualche modo aveva a che fare con loro, che nascosto nel suo subconscio c' era un segreto, ma non riusciva a mettere a fuoco, nonostante che a volte, per la concentrazione eccessiva veniva colto da mal di testa. Erano riverberi di memoria che volevano uscire dalla loro bottiglia dopo aver navigato per i mari e gli oceani del divenire, nella ricerca della loro isola dove i riflessi della mente, liberano i ricordi incatenati negli infimi antri della  coscienza dormiente, dove il subconscio nasconde momenti brutti e belli vissuti nelle varie vite. A volte tali rimembranze provocavano attimi di dejavu, momenti che evocavano un qualcosa che era già passato
sul suo sentiero della vita, con la sensazione di averli già vissuti nello stato di veglia o nello stato onirico del sogno dove, incosciente non comprendeva il valore di tali rivelazioni. Quelle sensazioni lo facevano soffrire e sentire impotente di fronte al mistero che pesava come un macigno sulla sua mente aperta e ricettiva. non riusciva a trovare appigli mentali e neanche materiali, le sue mani era come se stessero cercando di scalare pareti di lisci specchi, e la sua mente era come fumo che dissolve nell'aria il proprio pensiero fino a svanire nell'anonimato; un'ombra nell' ombra che lo seguiva passo passo per impedire al sole di illuminare il sentiero sul quale stava camminando.
Ricordi come orme vive sulla battigia per qualche attimo, e cancellate all'istante dall' impetuosità di una mareggiata.
L' aurora stava scalando la notte per giungere fino al fastigio del monte dove la luce posava i suoi primi passi, con la stella del mattino, Venere, ancora visibile.
Emi, la giovane e bella moglie di Federico, era agitata, non riusciva a prendere sonno e le lenzuola svolazzavano come se fossero vele sospinte dal vento, Federico invece era sereno e stava felicemente ascoltando il canto il canto delle allodole.
" Uffa, non riesco a prendere sonno, stamani c' è un ci ci ci che non finisce mai. " Quelle parole colpirono profondamente Federico, gli procuravano strane sensazioni, come se le avesse già ascoltate da qualche parte, ma nonostante facesse sforzi mentali per organizzare la mente, non riusciva a ricordare. Fece finta di dormire per non iniziare la giornata con polemiche inutili, per lui quei gorgheggi erano come ninna nanna, infatti, da lì a poco cadde ancora tra le braccia di Morfeo, mentre Emi bolliva nella sua rabbia sensa senso e sensa appigli di comprensione. Per Federico si aprirono le porte dorate di un sogno lucido, dove le immagini erano più nitide della realtà, stava curando la flora di un parco immenso, con lui decine di persone indaffarate riempivano la giornata di allegria con canti che avrebbero messo di buon umore la persona più depressa del mondo intero; da quello che pareva un magnifico castello giunse di corsa un maggiordomo.
" Bert, Bert... Vai subito nel salone dei ricevimenti, la duchessa ha chiesto di te. " 
" Grazie Giacomo, corro più veloce del vento di tramontana col vento in poppa. "
Stava vivendo il sogno intensamente, consapevole di chiamarsi Bert, anche se sapeva che il suo nome era Federico, inoltre aveva risposto a un inserviente pronunciando il suo nome.
I sogni sono strani, nel tempo di un sospiro si tròvò di fronte alla duchessa, bellissima donna che, guarda caso, era la sua giovane moglie, ma non nella realtà onirica; stava per pronunciare, Emi... Ma il suo pensioero svanì quando dalla bocca della nobile donna giunsero le seguenti parole. " Bert buongiorno" 
Buongiorno signora. " disse facendo un inchino e un baciamano.
" Bert, bisogna fare qualcosa, la mattina c' è un ci ci ci continuo che mi sta disturbando il sonno e mi rende nervosa. " 
" Va bene signora, guarderò di trovare una soluzione. "
Proprio nel più bello la sveglia suonò, era l' ora di andare al lavoro; Emi si era già alzata e stava preparando la colazione, ma quel sogno era rimasto scolpito nella memoria. Ripensando alla scena, capì che nel sogno era un dipendente al servizio di un duca e che la moglie, nella dimensione onirica non era sua moglie, ma quella del duca, e aveva lo stesso difetto incomprensibile, era ossessionata dal gorgheggio mattutino dei piccoli uccelli in genere. Gli vennero strani pensieri: forse quel sogno era il riverbero di una vita passata, e quella che una volta era la sua padrona, era diventata sua moglie.

Sensazioni provenienti dal subconscio testo di Claudio51
9