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Martina De Vignani
23/07/1994
Referto medico del 31/08
La paziente rientra in un quadro clinico complesso, non riconducibile a patologie psichiatriche pregresse note o segnalate.
Si osservano alternanze di momenti di lucidità e fervida immaginazione con possibile componente allucinatoria.
Nega esplicitamente la natura distorta dei contenuti e fa spesso ricorso a tali "visioni" non riconducibili alla realtà oggettiva, vissute dalla paziente come del tutto reali.
Nulla da segnalare riguardo a tossicodipendenze né alla data odierna né alla data antecedente al ricovero ospedaliero.
Dott.ssa Cecilia Persiano
Specialista in psichiatria
Direttrice Medicina e Psichiatria
Ospedali Riuniti di Genova
Scena I
Genova, Starfish Exclesior suite
Camera 302
Personaggi
Martina De Vignani
William "Bill" Miller, turisti
Laura Bianchi, addetta alla sala
Questa mattina ho deciso di fare una sorpresa a Bill. E' arrivato ieri in eroporto. Finalmente, dopo sei mesi si è deciso a raggiungermi in Italia. Bussano alla porta. Indosso l'accappatoio e apro. Alla soglia della porta, la ragazza della sala col vassoio della colazione che avevo chiesto per noi. Con un sorriso la ragazza mi consegna il vassoio e si congeda. Osservo il vassoio: due cappuccini, due bicchieri di succo d'arancia, un cornetto e un piatto di bacon con del pane tostato per Bill. Chiudo la porta. Mi volto verso Bill, che si sta rivestendo a bordo del letto.
"Guarda, Bill, la ragazza carina della sala ha già portato..." Mi blocco. Non credo ai miei occhi. Rimango impietrita sulla soglia della porta.
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Scena II
Ufficio del direttore generale, due ore dopo.
Personaggi:
Direttore generale, Cristian Costellato
Addetta alla sala, Laura Bianchi
Signora delle Pulizie, "Sig.ra Fernanda"
Il direttore generale stava ascoltando da cinque minuti il racconto più folle e surreale che avesse mai sentito: "Fernanda..." Aveva provato a far ragionare la signora delle pulizie che però non sembrava voler sentire ragioni, ostinata a proseguire con il suo racconto:"Io e Francesca eravamo di sopra a fare le camere come sempre. Sono entrata nella 302 pensando fosse vuota, quando ho trovato Martina ancora nella stanza."
"Infatti non è scesa per la colazione, vero Laura?" L'addetta alla sala annuisce: "Sì, mi hanno chiesto di portare la colazione di sopra, infatti."
"Ahahah! Hai fatto in fretta, tu! Tutto pur di vedere un bel giovanotto!" La canzonava sempre, il direttore. Non che non ci fossero reali motivi per farlo.
"Ma no, me l'han chiesta loro la colazione, ti ho detto!" Si era stretta nelle spalle lei, ridendo.
"Ma era ancora a letto?" Aveva chiesto il direttore dell'albergo. La signora delle pulizie, una donna di sessantacinque anni prossima alla pensione ma mai prossima allo scherzo, prosegue con la sua versione: "Fissava il letto vuoto. Attorno a lei il vetro e ceramica delle tazze e dei bicchieri che si erano rotti durante la caduta. I liquidi della spremuta e del cappuccino sui mobili e il pavimento. Ho dovuto ripulire tutto. Ma quello sarebbe anche il mio lavoro. Il vero problema era un altro."
"E cioé?"
L'addetta alla sala che stava assistendo allo scambio di battute tra i due colleghi, soffoca una risata: il tono dell'ultimo "Cioè" del direttore aveva come sempre, su di lei, un effetto comico. Cristian Costellato, il direttore dell'albergo, un ragioniere noto per il suo passato turbolento nella politica locale, era difficile prenderlo sul serio anche quando faceva sul serio.
A fianco di una moglie dispotica, Cristian Costellato era stato sindaco di uno sperduto paese delle Alpi, prima che una lettera diffamatoria lo
aveva accusato di essere un Casanova dalla vita privata davvero costellata da un firmamento di amanti, così aveva dato le dimissioni e si era trasferito sulla riviera ligure in seguito al divorzio, conseguenza - forse, in fondo, desiderata- dell'infamia subita.
E in Liguria di stelle ne vedeva davvero, essendo astrofilo appassionato, ma le stelle non erano la sua unica passione: era uscito con diverse donne nell'ultimo periodo, senza instaurare con nessuna di loro una storia davvero duratura.
"Il racconto di Martina era da pazzi e sconclusionato." La signora delle pulizie scuote la testa, come per richiamare alla mente un ricordo confuso di cui si dubita che sia reale: "Lei continuava a fissare il cuscino del letto, ancora con il vassoio vuoto in mano."
"E poi?" La sollecita lui con un tono a metà tra 'Ti sto prendendo in giro' e 'Su, parla! Qual'è il problema?'
Segue una pausa. Poi la donna riprende il racconto:
"...Non so. Era sola; il compagno non era nella stanza, non so...forse è uscito prima di lei? Non c'era più. Mi ha detto...oddio era in lacrime quella ragazza..."
"Che cosa ha detto?!"
"Mi ha detto che al posto di Bill è comparsa una creatura... Che cosa mi aveva detto?! Ah, ha detto che ha visto un mostro verde con un occhio solo, sì, così ha detto. Ha detto poi che quando quella creatura si è accorto di Martina, è fuggita dalla finestra a gran velocità. Martina invece è rimasta lì, col vassoio in mano, immobile. I bicchieri rotti della colazione per lei e Bill tutti sparpagliati. Era spaventata. L'ho trovata così stamattina alle dieci in camera da letto. Ancora in accappatoio. L'ho tranquillizzata e le ho portato un bicchiere d'acqua."
"Ieri sera mi aveva detto che oggi sarebbe andata col compagno al diving per la solita immersione. Ieri sera mi ha fermata un quarto d'ora a fare conversazione, così mi ha raccontato che si è brevettata e che ora è qua in vacanza con il compagno per mettere un po' in pratica il brevetto." Continua l'addetta alla sala: "Era in vena di conversazione, era simpatica, ma io dovevo lavorare. Mi stava raccontando del compagno americano, conosciuto negli Stati Uniti, se non sbaglio del Tennessee, durante un periodo lavorativo in un'ambasciata...Storia interessante, ero rapita dal racconto. Poi però è arrivata la cuoca e con la scusa del fornitore delle acque che mi cercava...mi ha richiamata a rapporto."
"Ah, però, in ambasciata! Qui non si scherza mica!"
"Eh, sì, mica come me..." Aveva asserito l'addetta alla sala con un mezzo sorriso.
Su richiesta di Francesca, la "Sig.na Bianchi", due ore prima di fare rapporto dell'accaduto nell'ufficio del direttore, era accorsa alla stanza 302: Francesca, che ultimamente collaborava sia in cucina che nelle camere dell'albergo, era nota per la sua impareggiabile capacità di stravolgere le versioni dei fatti; dal momento che si vaneggiava di mostri verdi, aveva riferito all'addetta alla sala che una cliente era spaventata da un grosso insetto che ancora troneggiava nel suo letto, così aveva chiesto alla Bianchi di raggiungerla al terzo piano alla camera numero 302. L'addetta alla sala era nota per la sua impareggiabile capacità di uccidere ragni; si era guadagnata la reputazione da 'killer' eliminando un essere a otto zampe trovato per caso dalla collega in una stanza dell'albergo.
Laura Bianchi ascoltava in silenzio il racconto e di tanto in tanto osservava l'atteggiamento del direttore, che ora sembrava seriamente preoccupato, ma di quel preoccupato 'teatrale' che non sai se autentico o più recitato:
"Ah, però! E dov'è adesso la ragazza della 302?" Aveva chiesto il direttore.
"E' seduta di là al bar, sulla poltrona." Costellato si alza dalla scrivania e si affaccia alla porta del suo ufficio. Osserva la giovane donna di fronte ad un tavolino. Aveva negli occhi ancora un'espressione smarrita.
"E si sa che fine ha fatto Bill?" Costellato osserva la giovane donna, perplesso: "L'ossigeno delle bombole le sarà arrivato al cervello."
"Nessuna traccia del compagno, fino ad ora." Risponde la donna delle pulizie.
"Nel caso non dovesse ricomparire, sarò io questa sera a rimboccarle le coperte, eheh!"
"Ma dai, Christian! Che cosa ci trovi in lei?! Non mi sembra poi tutta questa bellezza!"
"Oh, niente di che... è solo alta, atletica e ben proporzionata." l'addetta alla sala sospira per tutta risposta. Ormai da Cristian ci si poteva aspettare qualsiasi commento, alla faccia del patriarcato.
Laura Bianchi ripensava intanto a quando era salita in camera in soccorso a Francesca che non osava avvicinarsi al letto dove la cliente aveva avvistato la creatura.
Ripensava all'avversità dell'altra addetta alla sala sua collega nei confronti di Francesca, a suo parere troppo esaltata da tutti i compiti che le erano stati assegnati, dalla cucina alle camere. L'addetta alla sala, la "signorina Bianchi", come erano soliti chiamarla sul posto di lavoro (in tono formale, ma non troppo) era tutto fuorché candida quando si trattava di fare stragi di ospiti indesiderati.
Solitamente la mandavano in avanscoperta per fare strage di cimici o, appunto, ragni.
In seguito alla chiamata di Francesca, era salita al terzo piano con passo svelto e atletico, era entrata nella stanza e aveva cominciato ad ispezionare l'ambiente setacciando ogni cosa.
Peccato che quel giorno di ragni non vi era neanche l'ombra. Nè di ragni, né di ogni altra creatura.
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