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Gloriana
-“Quell’imbecille!”- ruggì rabbiosa Gloriana, ma senza decidere se lo fosse il padre o il marito. Tanto, l’insulto valeva per entrambi, che ognuno per la sua maniera di stupidità, l’aveva portata lì a crepare.
Marito e padre avrebbero potuto starsene a Venezia e godersi il denaro fatto. No! loro commercianti di pesce secco, capitani di barconi da costa odorosi di sardine e piscio, volevano essere dei Bragadin, dei Dandolo. Avere navi che commerciassero con le Indie, loro che più del prezzo del sale a Comacchio non avevano conoscenza del mondo.
-“Maledetti stronzi!”- L’insulto aveva accompagnato il lancio dello zoccoletto in direzione di una povera biscia, innocua quanto sventata ad avventurarsi sotto il sole cocente. Un essere di troppo per quella donna che, seduta su un baule, dominava disperata la spiaggia.
La fusta si stava allontanando sotto la spinta degli alisei e con lei, tutte le speranze di salvarsi.
Meglio in un harem, meglio puttana nel paese dei turchi che essere lasciata a morire lì su quella spiaggia.
“Ma che ti prende Gloriana, stai di nuovo sognando a occhi aperti?” , sussurrò a sé stessa la donna uscendo dal sogno per ripiombare in una realtà a cui si sentiva estranea.
Si vergognò di aver dato spettacolo; forse avevano anche sentito le sue imprecazioni
.Ma gli altri commensali marito , padre con Marta sua nuova fidanzata ignorarono l’angoscia di Gloriana, intenti solo a saziarsi. Mute scimmiette che masticavano noccioline. “ ecco cosa sono” decise la donna.
Lei, come ogni giorno, era tornata dal mercato con le cibarie per la cena serale. -“Un pasto frugale” -aveva detto suo padre invitandosi e forzandola ad accettare anche l’indesiderata Marta. Furiosa, Gloriana si era seduta sul divanetto. Circondata da sacchetti pieni di carni e verdure, pensava al pomeriggio perso. Avrebbe preferito dedicarlo ad Armand. A tavola, la sera, servì di malavoglia padre, Marta che sussiegosa sembrava pronta a criticare ogni portata e marito. Come al solito, padre e figlia avevano aggredito con dure parole il marito che desiderava solo mangiare in pace.
“Invece di perdere tempo con le ricerche su Templari o sul Graal e altre stupidaggini, con la fantasia che hai, perché non scrivi come Ken Follett un romanzo e fai un po' d soldi?” Era il solito ritornello, ripetuto ad ogni incontro.
Il pranzo finì come al solito. Suo padre, bevuto un amaro, borbottò un -“grazie”- e se ne andò abbracciando Marta dimentico di essere un settantenne e non uno studentello arrapato. Suo marito offeso si ritirò nello studio e lei, sparecchiato il tavolo e rigovernata la cucina, si chiuse nel salottino.
Gloriana sospirò e decise che aveva bisogno di una consolazione, spinello o grappa che fosse.
Se avesse potuto consolarsi con Armand, spinello o grappa avrebbero avuto un miglior effetto sul suo umore.
Bianca come la neve. Era disperata, seduta sul bauletto quando comparve Ajub il principe dell’Omar con la sua carovana. Egli altero e maschio, ardente di desiderio avendola vista, immediatamente le propose di essere posseduta e concedersi alla sua passione.
Il cellulare trillò, Gloriana uscì dal sogno e rispose . Ajub dell’Oman si trasformò in Armand il camionista che le propose una scopata. “Non posso, quell’impiastro di mio marito è in casa. Non ne posso più!” Esasperata, iniziò a piangere. -“Mi maltratta, mi umilia. Sempre con i suoi libri, sempre con le sue carte. Per lui sono meno di un catalogo di vecchi libri”-.
-“Dai.”- rispose Armand. “A tutto c’è rimedio e poi per te ci sono io. Facciamo domani? “Finito l’incanto della voce di Armand, Gloriana cercò di ritornare al sogno. Ma finito l’effetto della consolazione, non le restò che continuare a piangere.
Daniel Drovski il professore, guardava perplesso la bozza del manoscritto. aveva un viso interessante, da slavo. Roseo sotto una selva di capelli biondi e con occhi neri come ghiaietto ereditati dalla madre siciliana. La smorfia di disappunto, per la fine del lavoro, imbruttiva i suoi lineamenti.
Per lui, storico e archeologo di buon nome, cedere quella ricerca che lo aveva portato dagli archivi di Colonia a Hadramaut, Aleppo, Gerusalemme e per ultima tappa Adua in Etiopia, era un atto vile, immorale, e molto riprovevole.
Ma i 50.000 euro promessi gli servivano. Forse, saldati i debiti fatti e disintossicatasi da quella maledetta polverina che chiamava neve, Gloriana sarebbe tornata da lui. Era pur sempre la sua amata moglie, anche se da due anni disertava il loro letto.
“Cosa abbiamo tra le mani?” chiese Daniel, alla sua immagine che stringendo al petto i fogli degli appunti, era riflessa nel grande specchio persiano con la cornice d’argento. Frutto di una benevola disattenzione verso un furto di manoscritti, ornava ora la parete sinistra dello studio. Ripeté la domanda, versandosi poi una dose abbondante di whisky nel bicchiere verde.
Verde come il Sacro Graal che si faceva beffe di lui, popolando i suoi sogni e sottraendosi alle sue ricerche.
“Ah sì, Sacro Graal a noi.” Sorrise, parlando al bicchiere. Rimise in ordine gli appunti presi per compilare la prima stesura della narrazione sul Graal. Stesura, che integrata, dalla trascrizione dall’arabo dei riferimenti, trovati alla Geniza del Cairo, sarebbe stata la base della relazione.
Il telefono squillò, ma il professore non alzò la cornetta. Al quinto squillo, esasperato, si decise. -“Chi siete? ancora voi? Ma andate al diavolo”-. Urlò furioso riconosciuta la voce. Come le altre volte lei gli rispose con il canto- “Seigneur, sachiez qui ore ne s’en ira”- . Un canto di Thibaut, conte di Champagne. Rimise a posto la cornetta. Si guardò le mani che tramavano. <Da quando aveva iniziato la ricerca, strane cose mi accadono> pensò. Riprese il bicchiere, aggiunse ancora whisky colmandolo sino all’orlo. Poi bevve tutto il contenuto sorseggiandolo lentamente.
Rilassato, riprese in mano gli appunti e iniziò a leggerli. Daniel sentì che il whisky gli schiariva le idee e decise di regalarsi una seconda dose per affrontare il documento successivo.
Aveva finalmente completato la bozza del rapporto. Ora ,il giorno seguente lo avrebbe consegnato al committente. Daniel si rallegrò: 50.000 euro! Sua moglie sarebbe tornata, avrebbero ricominciato senza errori e lui sarebbe stato un marito migliore.
Suonarono al portone. Daniel voleva un terzo whisky ma poi si disse -“no! Cominciamo a essere migliori .” Provò ad alzarsi dal divano per andare ad aprire, ma era troppo ubriaco. Riuscì solo a premere il pulsante apri portone.
L’ORA di Milano, 1.09.1999 pag.21
“Misteriosa morte dello storico Daniel Drovski.”
Daniel Drovski, professore alla Università Statale e saggista, è stato rinvenuto morto questa mattina nel suo studio. La cameriera aperta la porta per portargli il caffè ha scorto il corpo esamine accasciato sulla scrivania. Una coltellata al cuore lo ha ucciso. Unico indizio, un coltello con impugnatura a forma di croce templare. La polizia indaga negli ambienti dei fanatici religiosi. Il professor Drovski stava curando un nuovo libro sul Sacro Graal, il settimo della fortunata serie “Templari e Misteri.
Era uno di quei delitti di terz’odine che non portano lustro ma solo rogne. Fu quindi assegnato al commissario Lanzi, studioso di storia per passione, finito per necessità a fare il poliziotto.- “Pensaci tu Lanzi”- aveva detto il Commissario Capo Bonacini sopranominato Basettoni.
-“Tanto, sette, streghe, Templari e bicchieri verdi sono il tuo hobby”- aveva aggiunto con ironia Bonacini consegnandogli lo scarno rapporto stilato della pattuglia che per prima aveva ispezionato la casa di Drovski.
La visita, al luogo dell’omicidio, fu povera di risultati, salvo la possibilità per Lanzi di dare una occhiata ad alcuni manoscritti sui Templari. Manoscritti che si ripromise di trattenere per il proprio piacere.
Lo studio dello storico assomigliava a tutti gli studi di storici: Libri e ancora libri, documenti, pile di fogli con appunti e un grande disordine. Niente che potesse aiutare le indagini. Anche l’arma del delitto non era interessante. Era simile a quelle riproduzioni di armi dei templari che si trovavano in negozi di finte armi per collezionisti.
Naturalmente il pugnale era stato ripulito e la scientifica non aveva trovato impronte. -“Il dottore non ama le cose sporche e poi non era al suo posto”- aveva risposto la molto sussiegosa cameriera che controllava a vista i poliziotti. Lanzi imprecò contro l’infermiere, che ricevuto il coltello dal medico lo aveva lasciato sulla scrivania e contro la cameriera che si era precipitata a lavarlo rimettendolo poi sulla scrivania stessa.
Gloriana, la moglie del professore, entrò e gli fece portare un caffè. Era pallidissima e come smarrita. Seduta sul divano attese che Lanzi la interrogasse. “La prego signora, mi racconti la serata del 31 luglio, anzi, inizi dal pomeriggio.” Chiese quasi sottovoce il commissario.
Gloriana si accese una sigaretta. -“Sono andata al suk, a fare la spesa. No, scusi, al mercato a fare la spesa. Alla sera avevamo mio suocero a cena. La serata come al solito è andata male. Mio suocero è fuori di testa e mi fa disperare. Sosteneva ieri sera di essere uno sceicco delle tribù dei Marubiti e pretendeva che il figlio inserisse la sua storia nel libro sui Templari che stava completando. Poi se ne è andato prima delle undici.”- spense la sigaretta nel portacenere e proseguì.
“Ho sparecchiato e sono andata a letto. Daniel si è chiuso in studio con la sua amante”.
“Amante? Chi?” Chiese Lanzi allarmato. “Il suo maledetto libro. Avesse per me le stesse attenzioni, sarei una moglie soddisfatta.” rispose la donna. Era ora diventata rossa in viso per quelle parole, aperture da cui sbirciare nella sua vita. Offrì a Lanzi una sigaretta. L’ispettore rifiutò, l’aroma era sospetto. La donna accese la sua e il profumo di cannabis le riempì i polmoni. Lanzi fece finta di niente e proseguì “Durante la notte non ha sentito niente? Una visita? Rumori? Non si è accorta che suo marito non era venuto a letto?” chiese insistente Lanzi. Gloriana sembrava assente, con lo sguardo fisso sul piccolo quadro raffigurante San Giorgio, che dominava una parete in radica di noce. Lanzi riconobbe il Santo protettore dei Templari. “Signora, torniamo ai fatti”. Insisté Lanzi che desiderava tornare subito in Questura.
Un sorriso amaro accompagnò le parole di Gloriana. “Commissario. Lei non capisce. Per dormire mi riempio di sonniferi e mio marito mi lascia sempre sola. Si scopa il suo libro”.
Gloriana veniva strapazzata dal lascivo mamelucco che la stava interrogando quando sentì la voce di Ajub che veniva in suo soccorso.
“Signora!” chiocciò la cameriera. “C’è il signor Armand che ha portato le arance.”
Armand , reggeva con le braccia muscolose due cassette di arance. “Ecco signora le arance che aveva ordinato,” disse ad alta voce l’uomo dopo un attimo di esitazione. All’ispettore non sfuggì lo sguardo perplesso di Gloriana che si riprese subito: “Grazie Armand. Vada che devo parlare con l’ispettore.” Armand lentamente si avviò verso la porta prendendosi giusto il tempo di dare una occhiata allo studio occupato dall’ispettore e due agenti. “Chi è? “Chiese il commissario.
“Armand il camionista. Mi porta delle arance dalla Sicilia. Lui è di Trapani. Abita qui vicino” spiegò Gloriana.
Lanzi le permise di ritirarsi e si mise a studiare la stanza di Drovski. Su un piccolo taccuino prese a scrivere delle note. Era sera, quando lette tutte le bozze, consultati i documenti sparsi e ispezionato la biblioteca, concluse che a parte un volume rimesso nello scaffale all’incontrario e contenente la descrizione del Graal non vi fosse traccia di un complotto di sette segrete, né fanatici alla ricerca di una mappa per raggiungere il tesoro dei Templari.
Gloriana trattenne il respiro. Aveva fatto finta di addormentarsi e ora sentendo dei rumori nella tenda immaginò fosse Ajub che veniva a stuprarla con violenza. Ma no! Ajub voleva prenderla con dolcezza facendola sentire donna. <Non come quella lumaca di suo marito che al massimo…>
Aprì la porta a chiamò sottovoce “Armand, Armand.” Si fermò. La nuca che vedeva era quella del commissario Lanzi che avendo assaggiato più volte la bottiglia di cognac che la cameriera aveva portato si era addormentato sulla scrivania. <Deve essere un predone e Ajub mi salverà>. Pensò la donna.
Gloriana si guardò nello specchio e parlò all’immagine riflessa “Ma no, sto sognando. Sono a casa e quello non è Armand.”
Si sentì confusa. <Forse devo ritornare dallo psichiatra,> decise.
Lanzi organizzò l’incontro con lo psichiatra. Incuriosito dalle parole di Gloriana che gli aveva raccontato della propria depressione dovuta al marito ora cadavere, ma già prima sessualmente morto, indagò con discrezione sulla natura della depressione di Gloriana. .
“Dottor Kreisky, lei ha in cura la signora Drovski?” dopo una breve esitazione, lo psichiatra rispose “Beh, non proprio in cura. Il marito e io, veniamo dalla stessa città Podorsk in Polonia. Lui mi ha chiesto di verificare certe confusioni mentali della moglie”.
“Può parlarne?” Chiese cortesemente il commissario. “Sì, niente segreti.” rispose Kreisky e proseguì:
“La signora è sana. Solo che ogni tanto per sfuggire al marito si rifugia nelle sue fantasie da romanzo rosa. Ma non è preoccupante. Gloriana è solo un pochino svanita”. Spiegò lo psichiatra con voce noiosa, pedante e saccente.
Così anche questa pista, una supposta infermità mentale sfociata in violenza non era percorribile. Ma per il commissario, la risposta di Kreisky non era esaustiva e forse copriva altre ragioni. E non era la prima volta che quei soloni della medicina erano impegolati in storie di ordinario squallore , in primis sesso e droghe.
Landi tornò a casa e dopo una insoddisfacente cena, si dedicò a guardare in streaming un thriller americano dove i Commissari Capo sono gentili e intelligenti, gli investigatori belli e interessanti, le poliziotte ben carrozzate e le indagate disponibili a notti di piacere. Tanto cinque minuti prima della fine ogni matassa veniva sbrogliata e il colpevole punito. <proprio come da noi> fu l’ultimo pensiero ironico di Landi prima di scivolare nel sonno regalatogli dalla caraffina di Rhum Barbancourt, regalo della collega Sandrina Piluzzi. Due anni prima sua partner e quasi fidanzata.
Il mattino seguente, il Commissario Capo lo attendeva per il caffè mattutino e la mancanza di risultati lo irritò. “Lanzi, non si sarà mica messo a sfogliare libri?” “Bah, visto il mestiere del morto, forse è la via giusta per trovare l’assassino” rispose piccato il commissario.
Uscì dalla questura deciso a interrogare a fondo Armand. La visita a casa del camionista non fu molto fruttuosa. Il camionista era molto collaborativo. Ma, parole tante e fatti pochi.
Lanzi apprese che abitava nella stessa strada di Drovski e che dalla sua finestra si vedeva la camera da letto di Gloriana. Il ragazzo non era uno stinco di santo. Al ritorno dal servizio di leva, aveva militato in gruppuscoli politici. In seguito, aveva frequentato un sedicente movimento templare. In verità, dalla documentazione era risultato che si impegnava più in spaccio di cannabis che nella ricerca del santo Graal.
Rinsavito, era diventato camionista in proprio, conseguendo un discreto successo. Successo anche con le donne. Lo diceva la portinaia interrogata con discrezione dal maresciallo. “In fondo è un bel figliolo”, aveva sospirato la donna. “Non so cosa dirle” iniziò Armand rispondendo alle domande di Lanzi.
“Signor commissario, ho fatto qualche stupidaggine e mi sono anche fatto qualche mese per spaccio, ma da cinque anni ho messo la testa a posto. Faccio il camionista. Se conosco la signora Drovski? Sì, Gloriana poverina. No, signor commissario. Ma che idee si mette in testa? La conosco così, mica la frequento.”
Si fermò per accendersi una sigaretta e continuò. -“ I Drovski mi hanno aiutato quando sono uscito di prigione. Così quando arrivano le arance, porto alla signora un paio di cassette. Dove ero la notte che hanno ucciso il professore? Sono stato in trattoria con amici e poi ho bevuto troppo. Così ho lasciato la macchina e sono tornato a piedi. Saranno state le due e mi sono messo a dormire. Non ho sentito né visto niente. Ero un pochino sbronzo”.-
“Vada, controlleremo” disse Lanzi insoddisfatto dalla stringatezza delle risposte che nulla aggiungevano a quanto già sapeva.
“Dottore… il maresciallo Polito aprì la porta -“Abbiamo il Gamiani che desidera parlarle”.
Senza attendere risposta, un omone grande, grosso e biondo, si fiondò nella stanza e prese possesso della sedia che Armand aveva appena abbandonato. “Chi è lei? cosa vuole?”- gli urlò addosso Lanzi inferocito.
“Mi scusi, mi ha mandato da lei il Commissario Capo Bonacini per il caso Drovski.” Disse alzandosi in piedi.
“Ma lei cosa c’entra?” chiese Lanzi. “ Prenda posto” gli ordinò e indicò a Polito di entrare e chiudere la porta.
“Mi scuso, sono Gamiani editore e Drovski doveva ieri consegnarmi le bozze del libro. Siamo già in ritardo.”
“Stia calmo e si spieghi meglio” gli rispose Lanzi. “l libro sui Templari, Dottore.” Precisò l’editore.
“Ero passato al mattino per versare l’acconto. 50.000 euro, una fortuna. Avevamo stabilito che avrei ritirato il materiale quella sera stessa o al mattino seguente”. L’uomo furioso fisò il commissario quasi con odio.
“Cosa vuole Gamiani? le bozze e magari che le diano i soldi? Guardi che non abbiamo trovato né contanti né assegni né bonifici” Gamiani sorrise. “Ma sì, lo so commissario. Mica li ho dati a quell’ubriacone. Avevo un accordo. Li davo alla moglie con assegni che poi lei girava a lui e io avvallavo. Drovski era uno studioso capace, ma anche un ubriacone e gran casinista”.
Allungò le mani verso la cartella adagiata sulla scrivania. Landi la spostò e la chiuse nel cassetto.
“Potrei portare via le bozze?”. Chiese. “Manco per sogno, sono prove di reato, e poi può provare quello che ha detto? Magari mostrando il contratto?” rispose Lanzi.
“La prego commissario, forse potremmo metterci d’accordo. Mi faccia fare delle fotocopie, per me è importante, altrimenti faccio fallimento.” Lanzi quasi lo insultò “Gamiani, che dice? Mica mi faccio pagare. Piuttosto mi spieghi questa storia del fallimento e subito!”.
Gamiani quasi rantolò “Scusi dottore non volevo”. Poi proseguì parlando sottovoce.
“Questa ricerca sui Templari e Graal mi è stata commissionata da una agenzia turistica che offrirà vacanze nei castelli dei Templari in Sicilia. Sarà un grosso investimento immobiliare con alberghi di lusso e resort a Scardia, Lentini, Paternò, Piazza Armerina, Palermo, Messina, Trapani e Catania. Il libro di Drovski sarà il testimonial per il programma “Sicilia Templare, 25 residenze storiche.” Poi, mi hanno detto, che servirà come documentazione per ottenere finanziamenti Cee per la cultura e turismo.
Ma se non consegno in tempo, devo restituire i soldi e quella è gente che ha altri giri poco salubri. Mi capisce? Se si arrabbiano…”. Uno sgradevole pensiero attraversò la mente di Lanzi.” Forse Bonacini gli aveva passato una patata bollente, forse roba di mafia. < e non è la prima volta> pensò Landi sentendosi preso in giro.
-“Senta Gamiani, la bozza non posso dargliela, è materiale sotto sequestro, ma capisco la situazione. Facciamo così! Si faccia una cinquantina di fotocopie delle pagine più interessanti per lei. Che ne so? Posti al mare e immobili storici. Così prende tempo. Poi però ci risentiamo”.- Lasciò Gamiani a fare le fotocopie sotto l’occhio vigile del maresciallo Polito che preparò la fattura per le fotocopie da pagare.
Visto che era mezzogiorno, andò a farsi un panino con la porchetta. Fu una camminata veloce sino alla taverna” La Porca felice” in via Brera a fianco della Accademia di Belle Arti . Al momento il locale era vuoto. Landi ordinò velocemente il suo panino, prima che arrivasse l’orda degli studenti dell’ Accademia. Artisti sì, ma anche casinisti affamati.
-“La porchetta prima era maiala e io la mangio e non altro”- rispose Lanzi irritato alle battute oscene del maresciallo Polito che lo avevo raggiunto. -“Scherzavo commissario, guardi che le porto un po' di notizie”. - -“Va bene Polito, parli”- bofonchiò Lanzi finendo l’ arista di porchetta.
- “Ho approfondito le indagini. Risulta che questo Armand sia l’amante della Gloriana. La signora Dvorski, malgrado tutte le sue arie non sembra essere una santarellina e ha un bel passato. L’Armand non è uno stinco di santo. Ho parlato con il funzionario della prigione che mi ha confermato che c’era un sospetto di traffico di stupefacenti, ma il ragazzo deve avere buone amicizie, perché il reato è stato derubricato da traffico a detenzione di stupefacenti per uso personale. Comunque, i colleghi della Narcotici lo tengono sott’occhio. Adesso vado come lei ha chiesto a controllare il Gamiani. Altro commissario?”- -“No, grazie Polito. Un lavoro eccellente. Prima che vada, un cafferino corretto ce lo meritiamo? e poi vada in Questura”.- Lanzi sorrise e ordinò i caffè corretti, per l’occasione con cognac di buona qualità.
<Qualche volta i giornalisti non sono stronzi>. Confortato da questo pensiero, il commissario invece di raggiungere il suo ufficio, allungò il passo sino al Parco Sempione. Qui, conquistata una panchina, comodamente istallatosi, telefonò a Ricagno. Ricagno, giornalista siciliano, conoscitore di quegli intrecci fra affari e mafia che è meglio non conoscere, e sopra tutto discreto come una tomba appena murata. -“ Ricagno come stai?”- - “Giorno Lanzi, come va l’indagine sul professore? Hai qualcosa da regalarmi?” - -“Tu rispondimi, che a fine indagine sarai il primo a sapere”- ribatté Landi. -“Ah, commissario. vuoi l’imbeccata? Ci si ricorda del vecchio Ricagno eh”- - “Smettila, cosa sai di Programma Sicilia Templare?- Il giornalista fece una risatina.-“ Ti costerà un Cognac. Dove sei? Bene, tra una ora al Bar Bianco, quello della biblioteca del Parco”-
Finito l’incontro con il giornalista parco di parole, ma grande bevitore di cognac, Lanzi lasciò il Bar Bianco insoddisfatto e leggermente alterato.
Non aveva più l’età per reggere i due bicchieri di Cognac che bevuti assieme a Ricagno, avevano aiutato il giornalista a ricordare.
Le informazioni erano scarse. Era il solito intreccio fra operazione immobiliare, autorità corrotte e persone che sapevano quanto e a chi dare per facilitare l’operazione. Tutto nella norma aveva detto il giornalista. -“I Templari erano solo una spruzzata di fantastoria per confondere i curiosi.”- ma aveva poi aggiunto diventando serio -“lo sai che i bus oltre ai turisti possono portare altro? Parti da Trapani e consegni a Milano. Domani ti saprò dire di più “-Lanzi ricambiò il favore con una indiscrezione sull’assessore X trovato nudo nei gabinetti del cinema Alba con un ragazzino minorenne a cui stava insegnando a suonare il flauto.
Lanzi ridistribuì fra i sottoposti le altre indagini di sua competenza e decise di dedicarsi solo al caso Drovski. Doveva subito riparlare con Kreisky e forse con il padre di Gloriana per avere conferma dei movimenti di Gloriana il giorno dell’omicidio.
Questa volta lo psichiatra fu brusco.- “Ancora lei? Cosa vuole ancora?”- Lanzi prese per il braccio Kreisky facendolo sedere alla scrivania.
-“ Si calmi dottore. Vorrei qualche precisazione su Gloriana. Lei collabora? Oppure?”- La minaccia ebbe effetto- -“Va bene”- rispose lo psichiatra.- “Ma nei limiti della deontologia medica.”- - “Senta”-, lo interruppe il commissario - “stiamo parlando di una sospettata di omicidio”- Kreisky impallidì. -“Commissario, non penserà che Gloriana...?”- -“non penso Kreisky, si spieghi.”-
-“Avrà visto che la signora ha comportamenti strani e ogni tanto straparla.”- -“È pazza?”- chiese Lanzi -“Magari. Purtroppo, è più grave. La signora ha un tumore maligno al cervello e progressivamente perderà lucidità. Non durerà a lungo”- chiarì lo psichiatra.- “Mi faccia capire”- insisté Landi -“Questo può portarla ad atti violenti? Si tratta di un sospetto oppure è una diagnosi definitiva? -.
-“No.”- rispose Kreisky- “Gloriana non è violenta, ma ha perso il senso della realtà. Pensa di essere la reincarnazione di una cortigiana veneziana naufragata, che difende il suo tesoro in attesa del suo amante che la salverà. Per lei non ci sono cure, salvo antidolorifici e ogni tanto degli spinelli. Non durerà a lungo.”-
Lo psichiatra si fermò, imbarazzato. Ma poi visti gli occhi feroci di Landi in attesa, riprese. –“ Peccato, siamo stati amanti.”- -“Quando?”- -“Sino al suo matrimonio con Drovski. Per favore commissario tutto questo è riservato.”-
Lanzi imbarazzato, si chiese se anche Kreisky potesse essere un indagato < magari una gelosia mai sopita> pensò . Ma cancellò il pensiero come improbabile e si mise a guardare il mobiletto carico di libri collocato alla destra del tavolo.
Lo sguardo si fermò su un volumetto “Notices sur Pauperes Commilitones Christi Templique Salomonis”. <In questa storia continuano a riapparire questi Templari.> rifletté Landi inquieto. Si chiese se fossero fatti pura casualità, o magari conosciuti i suoi interessi, una regia occulta voluta da misteriosi neo-templari., lo volesse indirizzare nelle indagini.
Quella sera, indeciso tra una visita alla Gianna, che curiosa di sapere dell’indagine, visto che non si era sbottonato nella seratina di due giorni prima, gli aveva proposto un aperitivo sui Navigli e insalatina a casa sua con sveltina dopopranzo, la necessità di stendere una relazione esaudiente per il Commissario Capo e l’obbligo di una pausa serale, con contemplazione di grappa profumata accompagnata da musica, decise per questa terza opzione. Appena entrato nel salotto del suo appartamento ,senza riflettere inserì nel lettore il CD Chants of Templars. -“Maledizione”- urlò esasperato alla sua immagine riflessa nello specchio. Immagine che lo guardò perplessa accennando un sorrisino di scherno.
-“Non mi libero mai di loro!”-. E si ricordò di un tempo lontano quando, giovane agente, gli avevano suggerito fare il Serment du Chevalier du Temple per diventare Templare. Aveva rifiutato ma attratto dal loro mistero, definendosi storico dilettante, continuava a studiarli .
Come se il suo pensiero li avesse richiamati, una telefonata lo raggiunse. Dalla cornetta fluì una voce baritonale -“Fratello, Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam. Vogliamo tu escluda l’Ordine da questa indagine su Drovski. Lui ha già espiato”.- La telefonata finì bruscamente. Per Lanzi, la telefonata breve e icastica, trasformò la pausa con grappa in una frenetica analisi delle bozze del libro di Drovski che si era portato a casa. Fu a pagina 126 che trovò una annotazione che forse poteva spiegare l’interesse dell’ordine per Drovski.
Riportava quella pagina e le seguenti, scritte a matita, voci: indicazione delle sedi templari in Sicilia, Calabria, Puglia sino al Nord Italia. Viaggio in autobus dedicato. Pernottamenti. Proseguiva con l’appunto Osimo coca 4 kg. Su bus ?. Ma compreranno le sedi ?. Proprietà intestata ?. Valore attuale. Notai. Pecunia non olet.Si vis pecuniam fallere porati.
-“Bene”- esclamò Lanzi.-“ finalmente una traccia . Per soldi qualcuno tradirà. Ma chi?’- . Lanzi non si rispose, buttò giù una seconda grappa accompagnandola con un salamino di cervo che abbandonato il giorno prima sul tavolo, attendeva tristemente la sua morte per morso famelico. Spenta l’eccitazione grazie al salamino e alla grappa, Lanzi si mise al portatile e scrisse la relazione.
Il mattino profumato di primavera, pieno dei rumori di una Milano che si recava al lavoro, non migliorò il suo umore, visto che salamino ,quattro grappe , il ricordo dei Templari e un pc inaffidabile lo avevano tenuto sveglio sino alle cinque del mattino. Quando alle otto e trenta, Lanzi con un sorriso ironico consegnò al Commissario Capo Bonacini il rapporto sul caso Gloriana Drovski, ebbe cura di non esibire le 2 pagine che il maresciallo Polito gli aveva consegnato giusto prima dell’incontro fermandolo davanti alla porta dell’ufficio di Bonacini.
Il Commissario capo non lesse la relazione di Lanzi e lo aggiornò con poche parole.
“Caro commissario Lanzi, alle 11 abbiamo un incontro con antimafia e ministero finanze. Così li potrà relazionare sul caso in questione anche se penso che le sue teorie non interesseranno più. Qui nel nostro reparto abbiamo risolto il caso. In seguito al nostro intervento, Armand ha confessato. Uno squallido omicidio per gelosia. Il professore non voleva concedere il divorzio alla moglie che era l’amante di Armand. Armand imbestialito dal rifiuto, lo ha accoltellato. Caso chiuso, ma ormai avevo convocato la riunione. Sia succinto con quelle sue teorie sui templari”.
Lanzi, prima di affrontare la riunione decise che doveva calmare il rabbioso gorgogliare dello stomaco indignato per la messa a punto fatta dal Commissario Capo. Assieme a Polito si regalò due dosi di Fernet Branca.
Decise anche che la riunione sarebbe stata breve.
“Signori”, iniziò Lanzi.- “Ho poco da dire perché il Commissario Capo ha risolto il caso. Tuttavia, lo studio dei documenti di Drovski mi rende inquieto.” Vedendoli attenti, continuò:
“Primo. Compaiono riferimenti a una operazione finanziaria consistente nel rinforzare economicamente una agenzia turistica legata a organizzazioni che presumiamo criminali e che dovrebbe organizzare un turismo basato sulla visita ai siti templari.
Secondo. Speculazione immobiliare. Questa agenzia vuole comprare terreni e immobili che risultano essere stati di proprietà del “Ordine dei Templari Pauperes Commilitones Christi Templique Salomonis”.
Terzo. Da dove vengono i finanziamenti? niente business plan, niente garanzie ? Non vengono menzionati i soci, solo i notai.
Quarto. Risulta, dalle indagini fatte un forte, diciamo interessamento delle autorità locali alle succitate operazioni. Compaiono offerte che sembra, non si possano rifiutare.
Quinto. Come riferito al Commissario Capo, durante i controlli hanno trovato della droga in quantità rilevanti. Veniva trasportata con gli autobus della agenzia. Se guardate la cartina vedrete che i viaggi partono dalla Sicilia (Scordia, Paternò) e arrivano in tutte le regioni. Punti di arrivo? Basta vedere “Sedi Templari in Italia” su Wikipedia.
Sesto. Organizzazioni mafiose tramite sedicenti gruppi templari sono presenti in manifestazioni religiose organizzate i siti templari citati al punto cinque.
Questo è quanto.”- Lanzi proseguì senza dar tempo al Commissario Capo di obiettare.
-“Nel caso Drovski il Commissario dice che il movente è la gelosia. Ma abbiamo uno scrittore che ficca il naso nella operazione che ho illustrato. Subito viene eliminato da un individuo che ha avuto contatti con gruppi di sedicenti templari e che ha usato un pugnale templare per uccidere. Lo avrebbe fatto per gelosia? Ma se era l’amante della moglie di Drovski e si parlava di divorzio?”
“Bene”, intervenne Bonacini. “Avete sentito. Il caso è risolto e le altre implicazioni non riguardano questo commissariato”.
Lanzi aveva deciso di non fermarsi e continuò: “Per favore ancora un momento di pazienza. A integrazione, vorrei presentare due documenti che l’efficiente maresciallo Polito mi ha appena consegnato. Eccoli”.
Landi fece vedere i fogli compilati da Polito con una minuta, ordinata scrittura frutto della Mont Blanc, stilografica che il maresciallo amava usare. “Armand, come ha detto il commissario capo, ha ucciso”. Bonacini piuttosto irritato chiuse la riunione. “Lanzi, questo pomeriggio ne riparliamo”. “D’accordo Bonacini” rispose il commissario Lanzi “Devo anche dirle di Gloriana. Vorrei farle incontrare lo psichiatra.”-
“Mi faccia incontrare chi vuole ma ora mi lasci in pace”. Rispose Bonacini e se ne andò.
Kreisky aveva dovuto disdire i suoi appuntamenti irritando i pazienti. Poteva così partecipare alla riunione del pomeriggio. Ma prima dell’incontro, Lanzi vedendo la psichiatra aggirarsi per il commissariato furibondo, aveva tentato di rabbonirlo invitandolo a pranzo.
Al caffè, dopo aver offerto una sigaretta prontamente rifiutata da Kreisky, Lanzi chiese- “Ritiene che Gloriana possa uccidere?” “Beh, si”- rispose Kreisky che alla sigaretta aveva preferito un amaro.
“La sua malattia come le ho detto, porta ad uno sdoppiamento di personalità e potrebbe essere l’altra Gloriana ad averlo fatto”. “Quale altra Gloriana?” “Quella di cui ho raccontato, quella che pensa essere una donna veneziana naufragata con una cassetta di gioielli. Viene minacciata dai predoni, ma sa che verrà salvata dal suo amante.” Rispose lo psichiatra “Quindi dal punto di vista giuridico sarebbe incapace di intendere e volere?” Puntualizzò Landi. “Proprio così”- rispose seccamente Kreisky correggendo il caffè con un bicchierino di grappa friulana.
La riunione pomeridiana al commissariato fu breve. Preceduta da un nuovo ,interrogatorio di Armand che sotto le minacce e lusinghe di Lanzi, un professionista ben superiore ai tirapiedi del Commissario Capo, aveva rivelato come realmente si erano svolti i fatti.
Bonacini ascoltò in silenzio la versione dei fatti e immusonito per la magra figura fatta nella riunione del mattino e per alcune telefonate che avevano dato buoni suggerimenti e minacce sottointese, iniziò:
“Lanzi allora mi chiarisca.” Lanzi gli consegnò una nuova relazione.
“Non si preoccupi Bonacini, non deve leggerla. Riferisco a voce” fu la risposta.
“Come dice il Dott. Kreisky. La signora Gloriana a causa di un tumore al cervello è incapace, durante le crisi, di intendere e volere. Si sdoppia e pensa di essere una nobile veneziana vittima di un naufragio. Ha salvato solo un cofanetto che contiene un tesoro. I predoni cercano di rapinarla ma il prode principe Ajub, che poi sarebbe Armand nella vita reale, la salverà.”
“Kreisky mi ha aiutato a ricostituire l’omicidio”. Spiegò Lanzi, che ora poteva entrare nei dettagli.
“Gloriana nella crisi di follia è entrata in camera del marito e credendolo il predone, visto che dormiva ubriaco sul divano, preso un coltello dalla cucina, lo ha accoltellato al cuore. Uccidendolo sul colpo. Armand quella sera stessa, aveva un appuntamento con il marito di Gloriana per convincerlo a concedere il divorzio alla moglie.” Il Commissario Capo si era fatto attento e Landi proseguì
“Aveva suonato al portone che si era aperto. Armand, non vedendo nessuno aveva atteso qualche minuto poi era salito. Entrato nello studio di Dorvski, aveva visto, inorridendo, Gloriana che aveva appena accoltellato il marito. Vedendo lui Armand lo aveva chiamato Ajub il principe chiedendo di portarla lontano dal predone e prendere il cofanetto. Armand che per inciso è innamorato di Gloriana e fra l’altro quella sera come detto voleva convincere il professore a divorziare, si è inventato una storia per salvare Gloriana e la ha riportata a letto.” Landi fece una pausa prima di continuare.
“ Armand ha estratto il coltello da cucina dalla ferita asciugando il sangue con carta igienica.
Ha Riportato il coltello in cucina e lo ha pulito rimettendolo poi a posto nella rastrelliera. Da un tavolino, visto il tagliacarte con la croce templare, lo ha preso e deciso di inserirlo nella ferita, avendo cura di non farla sanguinare. Per ha Gloriana, simulato così un coinvolgimento di fanatici religiosi. Poi ha spostato il cadavere sulla sedia della scrivania perché sembrasse una esecuzione . L’assassino lo aveva colpito al cuore mentre Dvorski alla scrivania stava scrivendo .
Armand ha confessato quanto aveva fatto. Ha anche col cellulare ripreso il morto. Avrebbe inviato l’immagine ai committenti a prova di quanto richiesto. Era quindi contento. In definitiva non aveva ucciso nessuno e questo lo salvava da una situazione per lui pericolosa a causa di certi trascorsi che lui Lanzi gli aveva riferito di sapere.
Alcune persone gli avevano chiesto di fermare le attività scribacchine di Dvorski. E questo era avvenuto. Lui sapeva che con queste persone, finti templari o veri mafiosi che fossero, non si scherzava e che quindi o Dvorski o lui. Così come in una fiaba a lieto fine aveva salvato la sua bella e grazie a lei la sua pelle. Nel cofanetto poi aveva trovato un assegno da 50.000 euro.”-
“Bravissimo Lanzi!”- Bonacini batté le mani “ Brava la mia squadra” disse intestandosi il merito.
“Delitto con colpo di scena risolto da abile commissario. Non mi dica Lanzi che si aspetta la promozione a vice Commissario Capo”- disse Bonacini e continuò.
“Abbiamo un altro problema. Gloriana era, pardon, è parente, amica, amante di alcune persone della politica che in questo anno di elezioni non amerebbero la vicinanza di una omicida. Per cui non possiamo processarla. Ma vedo dalla sua faccia che non vuole lasciare impunito questo delitto”.
Lanzi si preparò a rispondere, ma il tossicchiare discreto di Kreisky lo zittì.
“Commissario Capo, commissario Lanzi, forse ci sarebbe una soluzione. Anche io che sono stato amante di Gloriana, vorrei evitare curiosità. Parce sepulto. Si dice a Roma”-
“Continui”, rispose Bonacini, “e senza latino”.
“Dato che Gloriana è ammalata terminale, potremmo farla ricoverare in una clinica psichiatrica fino alla sua fine”. Intervenne Lanzi.
“Da come ho capito dottor Kreisky, c’è il rischio che Gloriana senza controllo, racconti tutta la storia?” Risponda Kreisky” ordinò Bonacini.
“Guardi Commissario Capo, forse ho trovato la soluzione.” rispose lo psichiatra “In un racconto che ho letto, intitolato ‘Il rubatore di sentimenti’, si parla di una principessa di Hadramauth, impazzita per amore, che per motivi politici non può essere uccisa. La drogano e condizionano mentalmente facendole credere che deve attendere il suo amante in un palazzo. Sino a che lei, dopo un lungo tempo, sempre in attesa muore.”
“Allora?” chiese impaziente Bonacini.
“Ho capito” rispose Lanzi “dato che prende medicinali oppiacei e altro, e visto che a breve deve morire, Kreisky propone di drogarla e convincerla che deve stare nell’ospedale, alias reggia, ad aspettare il suo amante.”-
“Indovinato Lanzi! Pur troppo sarà solo per, al massimo due mesi. Poi morirà.” Rispose rattristato Kreisky.
“Commissario Lanzi, ottima soluzione. Mi complimento “ Ora Bonacini sorrideva “Ha risolto tutto e senza strascichi.”-
Dopo averlo elogiato, Il Commissario Capo soddisfatto comunicò le sue decisioni:
“Per Armand, propongo di derubricare il reato in tentato furto e mandarlo al fresco per qualche mese. In cambio gli chiederemo di diventare nostro confidente. I mandanti saranno contenti e non si faranno sentire perché quel curioso di Dvorski è stato tacitato.
Commissario Lanzi, come ho detto, per il momento non diventerà vice Commissario Capo, anche se lo merita. Ma ho per lei un premio di consolazione.
Ho parlato con l’editore. Gamiani farà riscrivere il libro per i suoi committenti facendolo diventare un innocuo libro di viaggi. Dovrà restituire parte del compenso ma non avrà altri problemi.”
“Però”, e strizzò l’occhio al commissario, “gli ho consigliato di far fare la riedizione ad un buon storico, come ad esempio un certo commissario Lanzi. A pagamento naturalmente”.
Bonacini fece un profondo respiro e continuò . “Caro commissario Lanzi, come sa, non abbiamo soldi per premiarla ma come ringraziamento l’ho abbonata a tutte le riviste italiane di storia . E ora signori, vi saluto e vado in vacanza con mia moglie”.-