La rifrazione del flashback

scritto da Ninfa_orobica
Scritto 6 mesi fa • Pubblicato 6 mesi fa • Revisionato 6 mesi fa
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La scelta del titolo intende mettere in evidenza una nuova svolta nella storia. Come la luce subisce una deviazione nel fenomeno della rifrazione, così, allo stesso modo, i personaggi e i fatti, sono coinvolti in un cambio di direzione degli eventi.
- Nota dell'autore Ninfa_orobica

Testo: La rifrazione del flashback
di Ninfa_orobica

Wasil scostò lo sguardo dal gruppo di persone che si era trovata dinnanzi: non riusciva a sostenere la vista del Colonnello avvinghiata al braccio di Soliman. Quel braccio che fino a poche ore prima cingeva il suo di corpo, non quello di quella doppiogiochista del Colonnello, fasciata in un abito dorato mezza taglia più piccolo. Avrebbe voluto esplodere in un attacco di rabbia, ma una nuova forza la tratteneva dall'abbandonarsi alle emozioni. Non doveva cedere finché non aveva quei documenti.
 Wasil osservò il Colonnello come se l'avesse vista per la prima volta: una donna bionda di bassa statura dallo sguardo vacuo. Sì, la sua espressione non sarà stata delle più intelligenti, ma quella donna l'aveva raggirata approfittando della vulnerabilità che coglieva Wasil quando si trovava ad aver a che fare con Soliman, un uomo che pur di non perdere la stima di Taher era disposto a tutto, perfino di fare coppia con il Colonnello. "Disgustosa. Non soltanto mi tradisci, ma mi porti via l'alleato più fidato." Pensò Wasil cercando una distrazione dalla vista di lui abbracciato a colei di cui un tempo si fidava più di chiunque altro. Un cameriere intento a posare sul buffet un vassoio di bicchieri di cristallo colse per un attimo l'attenzione di Wasil, una distrazione, questa, non destinata a durare a lungo. 
La voce di Soliman era fonda come i fondali che le aveva mostrato in giorni più lieti: "Ora sei tu che devi collaborare Wasil. Pensavi che non sapessi nulla? Sei arrivata da me fingendoti una turista e tu credevi che io ci sarei cascato... Volevi appropriarti del mio sapere per accedere alla base segreta dove sapevi che avresti trovato sicuramente quei documenti..." Seguì una pausa, poi una risata di lui, secca. "Ebbene..." Fece un'altra pausa, poi riprese: "Pensavi di avermi convinto, di avermi in pugno...perfino di avermi sedotto, eh?" Wasil avvertì un nodo alla gola, voleva rispondere ma non sapeva che dire. O forse sì. Raccolse le parole. Inizialmente sì, voleva sedurre Soliman, ma poi aveva visto altro in lui: "Be'...forse all'inizio..." Soliman la interruppe: "Pensavi di avermi sedotto. In effetti mi hai sedotto, per davvero. Hai superato brillantemente le prove subacquee nelle grotte, hai superato il firewall del sito web che poi hai hackerato abilmente. Così mi hai trovato, imbucandoti in un ambiente che non ti riguardava. E' davvero notevole..." Wasil tacque. Lo guardò immobile. Anche il Colonnello, che ancora non aveva lasciato il braccio di Soliman, volse lo sguardo verso di lui e gli lanciò uno sguardo languido. Wasil scrutò a lungo lo sguardo del Colonnello, cercando di cogliere in esso un cenno di vulnerabilità, cosa che vide nei suoi occhi, scuri e vacui, segnati da una spessa riga di eye-liner. 
"Certamente, Hassan sarà rimasto anche ammaliato da te, Olga." Intervenne Taher, che fino a quel momento aveva osservato Wasil in silenzio, anche nel momento in cui la donna taceva ascoltando Soliman. "Ed è proprio perché a lui sei piaciuta, vogliamo darti un'altra possibilità" Proseguì Taher rivolgendo a Wasil uno sguardo fisso: "Collabora, Olga." Alle orecchie di Wasil suonava più come un consiglio disilluso che come ordine: "E noi dobbiamo mostrarti una cosa." 

Wasil non si sentiva pronta a gestire i nuovi sviluppi, ma non aveva scelta. Afferrò la torcia che le aveva dato il Colonnello prima di addentrarsi nei sotterranei di quel palazzo moresco dove si era risvegliata soltanto poche ore prima, a seguito di un'intossicazione (così le era stato detto). Quel palazzo, così luminoso...così illusorio. E le illusioni avevano fatto credere a Wasil che Soliman aveva capito il suo personaggio, ma in realtà non aveva fatto altro che sorriderle, assecondarla, portarla a letto, mentre nella mente di quell'uomo la messa in scena era finita prima di cominciare. E lo stesso accadeva nella mente di Wasil, con la differenza che lei pensava di averlo in pugno. Gli avrebbe svelato la verità al momento opportuno, ma il momento oppurtuno qualcuno lo aveva anticipato. Era stata Colonnello, complice di Soliman. Ma quell'uomo è sempre stato al corrente di tutto. E pensare che era stata proprio lei a spianare la strada, a portare il Colonnello da Soliman.
Una lacrima le scese lungo la guancia. Wasil trattenne un groppo in gola.
Analizzava ora sotto un'altra luce quelli che dovevano essere avvertimenti del Colonnello. Più volte aveva trattato con sufficienza le confessioni su Soliman che Wasil aveva osato rivolgerle. Le rispondeva tergiversando il discorso, tagliando corto con un'alzata di spalle. Pensava che fosse solo invidia, ma ora capiva. Il Colonnello mirava a Soliman e forse aveva fatto centro con lui. Le lacrime scendevano copiose, ma nessuno poteva notarle perché l'ambiente era buio. La torcia di Wasil bastava appena ad illuminare la rampa di scale sotto ai loro piedi.
Stava scendendo quella che sembrava la copia esatta della scala di marmo che dalle sue stanze dagli ampi archi l'avevano condotta alla sala della Favorita. 
Arrivarono di fronte a quello che sembrava un lungo corridoio tesserato di mosaici e specchi. Wasil osservò di sottecchi la propria immagine il cui riflesso le era restituito dai bagliori della torcia. Era un'immagine spettrale che portava in sè tutto il disagio di quella storia. Era lì, ritta nella notte come un fantasma, accerchiata dagli alleati traditori. Splendidi, tremendi.  
Le pareti trasudavano un odore acre, quasi salmastro. Wasil credette di sognare quando vide il pavimento damascato diventare un tutt'uno, poche centinaia di metri più avanti, con un terreno roccioso che dava diretto ad uno spazio aperto sul livello del mare.
"Voi aspettate qui." Esordì Taher rivolto a Wasil e Soliman indicando un punto sulla spiaggia rocciosa. Taher si allontanò con il Colonnello lungo il corridoio, aprendo una porta-specchio: "Andiamo a vedere come sta il nostro caro...ostaggio". Lasciò entrare prima il Colonnello, poi Taher la seguì, chiudendosi la porta alle spalle. 

Nel buio, il suono delle onde contro le rocce risuonava quasi dolce nel silenzio tombale tra Soliman e Wasil.
"Hai visto quante stelle?" Chiosò Soliman rivolto a Wasil, che per tutta risposta lo fissò a mascella serrata. 
"Basta! Ora sono stanca! Questo è un incubo!" Sbottò Wasil. La donna bramò tra se e se un colloquio con l'ambasciata russa, così da poter concludere tutto e tornarsene a casa sua. 
"Che ti succede, Olga? So che stai pensando all'ambasciata. Be', lì ti danno per dispersa. Per loro sei morta. Devi collaborare, se vuoi vivere davvero. Credimi, te lo dico perché a te ci tengo. E non pensare che tra me e il Colonnello..." Wasil lo interruppe
"Non mi interessa se ti fai la mia superiore. Voglio solo che questa farsa finisca presto. Io volevo solo quei documenti per fermare le attività terroristiche in Egitto. E tornarmene a casa." 
"Quando parli di casa ti riferisci all'Italia o alla Russia?" Il tono di Soliman era quasi canzonatorio: "E da chi vuoi tornare, da quel finto buonista diplomatico di Ferrari? Il tuo ex che ti ha scaricata per fuggire in Egitto per cercare di trattare con gli estremisti islamici giocando al bravo cattolico..." Seguì un'altra risata sarcastica di Soliman, che continuò: "Allah è grande, ma il mondo è piccolo. Non ti serve tornare a casa per questo. Ferrari è oltre quella porta." Indicò la porta-specchio dove poco prima erano entrati il Colonnello
Guarda tu stessa." La donna lo guardò: "Non mi interessa più di lui. Avevo te. E mi hai tradita. Avremmo chiarito tutto se tu non ti fossi fatto vedere avvinghiato come un cobra a quella... Ma che stai farneticando, Hassan... Non sai nulla..."
"Io so tutto. Entra in quella stanza." 
Wasil si avvicinò cauta alla soglia, i passi misurati, sospesa tra paura e curiosità. 
Con mano tremante Wasil posò una mano sulla grande maniglia, spinse la porta... una luce illuminò i volti di Taher e il Colonnello. Due uomini alti e fisicati erano accanto a loro e, seduto vicino a loro, c'era un uomo. Wasil riconobbe il tono di voce dai suoni inarticolati al di sotto di una benda. I capelli biondi arruffati...Lo conosceva. Era colui che mesi prima l'aveva lasciata senza dare spiegazioni.
Seguì un lungo silenzio.
Wasil era come di ghiaccio. Osservò l'uomo davanti a sè per istanti interminabili. Lei lo fissava, lui ricambiava lo sguardo da quegli occhi cerulei che lei ricordava molto bene.
"Simone..." 


La rifrazione del flashback testo di Ninfa_orobica
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