Chi è Giacomo Leopardi?
Giacomo Leopardi vita e opere in breve
Leopardi Giacomo, di famiglia nobile, è stato uno dei più grandi poeti e pensatori europei.
Di precocissime doti, sin dall’adolescenza sviluppò un’impressionante
erudizione scientifica, filosofica e letteraria, da lui stesso definita “matta e disperatissima”. Negli anni giovanili compose numerose opere in prosa e poesia,
su argomenti storici, filosofici ed anche scientifici, sia in italiano che in latino. Studiò da autodidatta le lingue greca ed ebraica e i classici.
Successivamente iniziò a comporre i primi canti “Le rimembranze” e “Il primo amore”, sentimento che sarà per lui nel tempo fonte di passione e di continua
sofferenza.
Nel 1817 iniziò un’opera in prosa la cui stesura occuperà gran parte della sua vita. Questo lavoro, cui diede il titolo di “Zibaldone”, costituisce
la più alta espressione del vastissimo pensiero leopardiano, un acuto studio di sentimenti umani, un esame approfondito dei più vari argomenti.
Nel 1819 compose “L’infinito”, universalmente riconosciuto come la più alta espressione del genio poetico leopardiano.
Giacomo Leopardi opere
Desideroso di più ampi orizzonti e sperando di trovare fuori di Recanati ambienti più stimolanti e culturalmente più aperti, lasciò la casa paterna, prima per
recarsi a Milano e poi a Roma.
La capitale però lo deluse non solo per la sua vastità dispersiva, ma anche e soprattutto per il modesto livello culturale della sua società.
Tornato volentieri a Recanati, scrisse nel 1823 “Alla sua donna”. Nel 1824 compose la maggior parte delle “Operette morali”, opera di alto contenuto filosofico,
celato talora sotto una veste leggera e satirica. Nonostante l’avvenuta pubblicazione di alcuni suoi lavori, il poeta era allora sconosciuto dalla maggior
parte degli Italiani. Nel 1825 si recò a Bologna dove fu bene accolto dalla società letteraria, poi proseguì per Milano e qui ebbe modo di instaurare un
rapporto di lavoro con l’editore Stella.
Ritornato a Bologna, Leopardi strinse alcune amicizie, fra l’altro con il conte Carlo Pepoli, cui dedicò una “Epistola” in versi. Passò l’inverno seguente a
Recanati, continuando a lavorare per lo Stella, poi si recò a Firenze. La sua frequentazione del Gabinetto Vieusseux, circolo letterario dove si incontravano
i più notevoli esponenti della cultura contemporanea, gli permise di conoscere fra gli altri Alessandro Manzoni e l’esule napoletano Antonio Ranieri con il
quale in seguito strinse una forte amicizia.
Desideroso però di trascorrere l’inverno in un clima più mite, il poeta si trasferì a Pisa dove rimarrà poco meno
di un anno, finalmente rasserenato perché entusiasta della città e ancor più dell’accoglienza a lui riservata dai pisani. Nei mesi qui trascorsi videro la
luce opere importanti, fra cui lo “Scherzo”, “Il risorgimento” e “A Silvia”. Da qui tornò a Firenze e, in cattive condizioni di salute ed amareggiato
dall’inutile ricerca di un impiego, tornò a Recanati.
I mesi seguenti furono fecondi di opere: “Il passero solitario”, “Le ricordanze”, “La quiete dopo la tempesta”, il “Canto notturno” ed “Il sabato del villaggio”. Sperando di conquistare una certa indipendenza finanziaria, partecipò con le sue “Operette morali” ad un premio letterario dell’Accademia della Crusca, ma al suo lavoro fu di gran lunga preferito quello del Botta, “Storia d’Italia”. Fu così costretto ad accettare l’offerta fattagli, attraverso il Generale Colletta, da alcuni amici toscani; essi gli garantivano un prestito annuale da restituire con la pubblicazione di future opere.
La tranquillità economica gli permise di ritornare a Firenze dove ebbe modo di conoscere e frequentare la bella Fanny Targioni Tozzetti che sarà l’ispiratrice del “Ciclo di Aspasia”, costituito da i canti “Il pensiero dominante”, “Amore e morte”, “Consalvo”, “A se stesso”,” Aspasia”. In questo soggiorno fiorentino Leopardi incontrò nuovamente Antonio Ranieri e di comune accordo essi decisero di unire le poche risorse economiche di cui disponevano per trasferirsi insieme a Napoli. Questa città affascinò il poeta per il clima più favorevole alla sua precaria salute e per la vivacità culturale che la distingueva. A Napoli Leopardi compose in poesia alcune opere satiriche, fra cui la “Palinodia al marchese Gino Capponi” ed i “Paralipomeni della Batracomiomachia”, mentre furono nuovamente pubblicati i “Canti” e le “Operette morali”.
Nel 1836 per sfuggire all’epidemia del colera il Ranieri si trasferì con Giacomo a Torre del Greco nella villa di un parente dove forse il poeta scrisse “La ginestra” ed “Il tramonto della luna”.
Tornato a Napoli stanco e sofferente, non riuscì a realizzare il nuovo desiderio di un ritorno a casa perché le sue condizioni di salute peggiorarono.
Assistito dal Ranieri e dalla sorella di questi Paolina, Giacomo Leopardi si spense a Napoli il 14 giugno del 1837.
Anni dopo, la tomba del poeta venne traslata accanto a quella di Virgilio sempre a Napoli.
Alcune opere di Leopardi
Aforismi e citazioni di Giacomo Leopardi
La vita e l'assoluta mancanza d'illusione, e quindi di speranza, sono cose contraddittorie
È curioso a vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto, hanno le maniere semplici; e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore.
Io non ho bisogno di stima, né di gloria, né di altre cose simili; ma ho bisogno d'amore.