Philip Roth

Philip Roth è stato un grande osservatore e narratore dell'uomo e della storia contemporanea: la sua è una scrittura profonda e fresca allo stesso tempo, venata di drammaticità e umorismo.

Riassunto informazioni su Philip Roth

  • Pseudonimo/nome reale:
  • Nazionalità: Usa
  • Sesso: M
  • Data di nascita: 13/03/1933
  • Luogo di nascita: Newark, Usa
  • Data di morte: 22/05/2018
  • Biografia:
Immagine di Philip Roth

Chi è Philip Roth?

Philip Roth vita e opere in breve

Philip-Roth si è laureato alla Bucknell University ed ha preso il master alla Chicago University in letteratura anglosassone. Si è dedicato poi all'insegnamento, tenendo corsi di scrittura creativa e di storia della letteratura alle università di Iowa e a Princeton. Ha in seguito insegnato letteratura comparata all'Università della Pennsylvania fino al 1991, quando ha deciso di dedicarsi a tempo pieno al solo esercizio della scrittura.
Ha avuto due mogli e, è lecito supporre, molte relazioni sentimentali.

E' stato uno scrittore di romanzi estremamente prolifico, per numero di opere e per temi trattati. E' impossibile condensare in poche righe il senso della sua scrittura. E' uno di quegli autori davanti al quale si prova quasi smarrimento per la varietà dei temi e per la potenza narrativa; piace leggerlo per farsi un'idea più ampia, come scrisse Alessandro Piperno sul Sole 24 ore qualche anno fa , " della storia della cultura umana".
La sua prosa è torrenziale e audace, non sembra mai dubbiosa: eppure, nell'affrontare con vigore ogni frangente del vivere, e del vivere della mente, non fa che dare voce alla natura dubitativa, di perenne ricerca, di tutto ciò che concerne l'animo e la storia dell'uomo, inteso come individuo e come società.
Infatti Roth è stato soprattutto "un instancabile osservatore della società americana, ne ha descritto in numerosissime opere (in Italia tutte pubblicate da Einaudi), non senza un umorismo nero e tagliente, l’identità, i difetti, la lussuria radicata in ogni piega della morale.
Ebreo, si divertì anche a rispecchiarsi in numerosi alter ego attraverso i quali non solo esplorava se stesso ma anche le caratteristiche dell'uomo contemporaneo, oltre ai vari pregiudizi e le varie distorsioni (etiche, religiose, sociali) che l’opinione pubblica proietta sull’individuo" (cit. da www.wired.it). E poi le comuni fragilità e grandezze di uomini importanti e di uomini qualunque.

Si è molto parlato dell'autobiografismo di Roth. In patria fu per lungo tempo ostracizzato dalla comunità ebraica che si sentiva tradita, da lui, per la sua acuta irriverenza e veridicità. Credo che lui abbia capito e interpretato quanto forse è vitale per uno scrittore, e cioè che, come diceva Montaigne, da lui citato in qualche intervista, "sono io stesso la materia del mio libro".
Infatti Roth concepisce la letteratura solo se compenetrata dalla capacità di mettersi in gioco: dove il parlare di sé non significa esibirsi per puro narcisismo, ma fare della propria vita un’esperienza esemplare. Esemplare nel senso che si offre al lettore come "esempio" in cui specchiarsi per riconoscere sé stesso.
Ed è vero che, per esempio, nonostante io sia donna, e completamente diversa da Roth per età, formazione, ambiente, gusti, cultura, come in realtà sempre accade con i grandi, questo meccanismo su di me funzioni perfettamente: leggere le sue storie seppure profondamente americane, spesso semitiche, di intellettuali come di persone comuni, mi offre molti strumenti per ri-conoscere me stessa (magari degli aspetti di me stessa che io stessa ancora non conoscevo).
Scrive ancora Piperno :"Ciò che Roth mi ha insegnato è che non occorre essere un aristocratico russo, né un alcolizzato cronico, né un omosessuale penitente e perseguitato per aspirare all’eccellenza letteraria. Tanto meno è necessario ammazzare tori, uccidere vecchie usuraie, essere deportati. Basta lavorare con il poco che la vita ti ha dato, batterlo e rigirarlo come un materasso infestato di pulci".

La produzione di Roth è imponente; pur avendo letto molte opere, sono ben lungi dal possedere una conoscenza esaustiva della materia. Ma ho trovato bellissimi:

Goodbye Columbus

(per me è il RACCONTO PERFETTO), di cui il Premio Nobel Saul Bellow scrisse: "Goodbye, Columbus è un'opera prima ma non è opera di un principiante. A differenza di quelli fra noi che vengono al mondo ululando, ciechi e nudi, Mr Roth è comparso con unghie, denti e capelli, sapendo già parlare. È abile, arguto, pieno d'energia, ed esegue la sua partitura da virtuoso."
Bellow salutò, appunto in questo modo, nel 1959 l'esordio del ventiseienne Philip Roth, che ben presto sarebbe diventato uno dei più prolifici, discussi, celebrati e significativi romanzieri americani del Novecento.
Già in quest'opera prima, che racconta la contrastata relazione sentimentale tra due ventenni, sono evidenti alcune delle tematiche care all'autore: alienazione, sessualità, religione, conformismo, iconoclastia. Inoltre è già presente l'atteggiamento critico, avvolto di ironia, nei confronti della comunità ebraica americana, che per Roth costituisce un mondo a sé, testardamente ripiegato su se stesso, prigioniero di ortodossia e perbenismo, piagato da convenzioni asfissianti. La trama diventa il pretesto per riflettere su una miriade di stereotipi e di ipocrisie che costituiscono le fondamenta culturali della società, e non solo dei gruppi di origine ebraica.

Il giovane Neil Klugman, bibliotecario che vive insieme agli zii in un quartiere popolare dell'anonima Newark, conosce Brenda Patimkin, una ragazza proveniente dai ricchi sobborghi di Short Hills. In realtà il loro rapporto non andrà mai più in là dell'attrazione fisica, soprattutto a causa delle remore e dei sospetti di Neil, conscio del profondo divario fra i loro ambienti di provenienza, nonostante l'appartenenza di entrambi alla comunità ebraica.
Ma nonostante ciò si intuisce, nel frammentato e contrastato rapporto tra i due ragazzi, il balenio del vero amore possibile... fatto di sintonia di emozioni, di intimità. Che non sboccia, tra le zolle aride delle convenzioni sociali delle quali i protagonisti restano succubi. Che, per questo, lascia anche nel cuore del lettore un rimpianto, una nostalgia.

Il complotto contro l'America

Un bambino ebreo è il protagonista narratore del romanzo. Il solco della storia del Novecento viene lasciato per immaginare cosa sarebbe potuto accadere se gli U.S.A. non fossero entrati nella seconda guerra mondiale, ma si fossero invece alleati con Hitler. Scenario che, a causa dell'anti-semitismo comunque serpeggiante anche nella società americana (e che tante volte Roth evoca anche nelle altre sue opere), ad un certo punto degli anni a cavallo tra i 30 e i 40 avrebbe potuto concretizzarsi.

E' in un viaggio a Washington, città emblema e sede del governo liberale e democratico, che ha inizio il crollo delle certezze della famiglia Roth, osservato e raccontato dal figlio minore che vive in quel modo la fine della propria infanzia. Scopre la fragilità del padre, che non può resistere allo sgretolarsi della propria convinzione che l'antisemitismo non possa attecchire nella terra "dove i sogni e le speranze si realizzano". Da quel momento in poi per quella famiglia, come per la comunità ebraica di Newark e dell'intero paese avrà inizio un cupo periodo di sofferenza, di disagio e di persecuzione. Speranze e paure si alternano tra eventi gravi; i rapporti familiari e quelli sociali si intrecciano in situazioni drammatiche, sfondo di ritratti magistrali di persone ed emozioni.

Roth ci dice cosa sarebbe potuto accadere, adombrando ciò che intanto, in Europa, accadeva veramente; e che, e questa è l'eco che lascia nella sensibilità del lettore, potrebbe sempre ripetersi. Questa convinzione riecheggia, così come le vite e le scelte di una galleria indimenticabile di personaggi, bambini uomini e donne, che rimangono dentro di noi come se li conoscessimo da sempre.

Ho sposato un comunista

Tra i romanzi che mi sono piaciuti di più.
Un titolo che in italiano mi sembrava vagamente burlesco e non mi aveva mai attirata. Invece è vera storia, romanzata ancora una volta in personaggi e vicende "private" indimenticabili, questa volta del maccartismo, dei suoi protagonisti, delle sue vittime.
Della rigidissima e crudele divisione della società americana cui diede origine, tra i "giusti" e i reietti "comunisti", o presunti tali: spiati osservati appena possibile arrestati e puniti. Delle manipolazioni e mistificazioni cui tutti noi siamo oggetto da parte dei detentori del potere di ogni tempo e credo politico.

Aforismi e citazioni di Philip Roth

L'unica cosa che volevo era riparare all'errore di aver cercato di migliorare le cose e tornare a casa per riprendere a vivere al meglio delle mie incapacità.

Philip Roth

Tu sai che lo desideri e sai che lo vuoi fare e che nulla te lo impedirà. In questa fase nessuno dirà nulla che possa cambiare qualcosa.

Philip Roth

La vita è solo un breve periodo di tempo nel quale siamo vivi.

Philip Roth
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